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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Oth.]; Berno, Pierantonio [Oth.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0021
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29 LIBRO
paura ti fia occupato il luogo : dove appa-
re , che gli altri partendoli potean per-
derlo . Poi p usurpazione era seguita ne’
dì Pascali, ne’quali non si fàceano certa-
mente allora spettacoli, proibiti già es-
c,od. pressamente ne’ dì fedivi, e /blenni da
Tb.kiy Valentiniano : il concedo ancora mostra ,
che si trattava di utilità, e di luoghi pos-
seduti dal padre secondo il gius comune ,
non d’ onorificenza . Panni adunque di
poter congetturare con tutta probabilità ,
che si parli quivi del sico dell’Ansiteatro
di Tauro già rumato, e di torre che aves-
se preso il nome da un Circo dato avan-
» Arena b,og° • Così leggesi in antica
supraio- Cronica de’ Vescovi di Perigord citata dal
<‘“”z Are- Cangio, come un tale nel luogo dell' Arena
Twrbn edificò una Torre.
«disica- U perpetuo modo di parlare degli Scrit-
tori e Cridiani, e Gentili fa conoscere a
bastanza , come in Roma un Anfiteatro
solo era d’uso, ed era in pòìscìso di tal no-
me; poiché noi didinguono essi con sopra-
nome alcuno; e quando dicono, fu rifiora-
to l'Ansiteatro, fu condotto nell' Anfiteatro,
fi fecero Giuochi nell' Anfiteatro , intendono
senz’altro di quel di Tito, il che dimodra
com’era solo; poiché non solcano a cagion
d’esempio dire il Teatro per lignisicare quel
di Pompeo, benché più sontuoso degli altri.
Ammiano narrando l’ingresfo in Roma dell’
Imperador Costanzo, recita gli edifizj più
insigni ,chesulsistcvano,etra quelli la mole
l- dell' Anfiteatro senz’altro,e il Teatro dì Pom-
peo , per distinguerlo dagli altri. Ne1 fram-
menti di Dione editi dal gran Fulvio Orsi-
no insieme con le Legazioni, raccolte già
in un libro del corpo Idoneo di Codantino
Porfirogenito , leggonsi più prodigi ( tali
credeansi) avvenuti nel principio dell’im-
perio di Macrino ; e tra quefii d’ un ful-
mine, che colse nell’alto dell'Ansiteatro,
e vi accese un fuoco sì contumace , che
nè per l’acqua satta /correre a fiumi da-
gli uomini, nè per la dirotta pioggia po-
te ammorzarli , confumandofi l' un' acqua,
e a^tra forZa delle faette per modo,
che l'Anfiteatro ftefio ne fu in parte guafta d'
6ia raiT intorno; onde per molti anni lo Spettacolo de'
ìv ?r combattimenti gladiatore fi pece nel Circo .
Questo s°l pad'0 stabilisce quant’ io pre-
s’TsXs cr&n t tendo; perchè dimodra, come non eden-
dò in punto 1’ Anfiteatro di Tito, non
ve n’ era un altro , in cui si potesse fra
tanto operare, ma era forza passàr co’
Gladiatori nel Circo. Qsièrvisi nelle rife-
rite parole ancora, e in tutto quel palio,
come non si dice già abbruciato da quel
gran fuoco l’Anfiteatro, come di quel di
Tauro didelso Dione dille, e come par-

PRIMO.



rebbe nella version Latina , che mal rende
deflagravi! ; ma che accesosi il fuoco in ci-
ma, quella parte interna, e altre cose at-
tinenti se ne consumarono , come enerve-
remo altrove, benché alquanto pur ne pa-
tisse anche l’edilizio stesio.
Un avvertimento soggiungerò, per giu-
dificar quanto ho qui detto, e col fonda-
mento di questo pasio son per dire altrove.
Dov’io emendando con mutazione di quat-
tro sole lettere ho soritto TT^iitpQa^ro, Or-
sino, e con lui Leunclavio nella sua edi-
zion di Dione scrìvono Trìpayiviro, ma lèn-
za senso. Quindi è, che la version del se- ^.900.
condo nè accorda, nè lega : aliquid tamen
ex e a parte manfit integrum, linde spefl acida
gladiatorum multi! in Stadio deinceps annis
edita fuerunt.. Non aliquid, ma e fio pie fio, cioè
l’Anfiteatro; non ex ea parte, ma in parte',
non tamen., che non c’ è, e confonde, e sopra
tutto nonmanfit integrum, perchè non ne sa-
rebbe ben dedotto il non elsersi perciò po-
tuto farvi più gli spettacoli ; ma all’ incontro
fi guafiò all'intorno, da che poi ben segue, che
per tal cagione dovesiero per molti anni va-
lerli del Circo. II degno Sacerdote Nicolò
Falcone, che di recente ha fatto onore a Ro-
ma, cavando fuori> e traducendo, e illu-
strando alcuni pezzi non più veduti di Dio-
ne, che vuol dir d’ uno Storico, ogni periodo
del quale per F Istoria Romana è tesoro,
conoscendo forseche in quello luogo dìpityt-
vèTo, fupersuit, non può correre, ha scritto
vpoersyepsTo, ma ciò per verità converrebbe
ancor meno, perchè viene a dir fi aggiunfe,
dove il sentimento richiede qui fi disfece.
Fino a qual tempo durasie in Roma il far’
uso dell’ Anfiteatro, non si potrebbe di legge-
ri determinare. La prima legge centra gli
spettacoli sanguinosi fu di Costantino : rima-
sero però da lui vietati nel 325 i Gladiato-
ri, e non sidamente volontari, e di profèssio-
ne, ma i forzati ancora., ordinando di condan-
nare in vece alle cave de’metalli., Continua-
rono con tutto ciò assai tempo ancora, non os-
sendo forsè fiata la legge, se non per le parti
d’Oriente; come anche mostra 1’ autorità di
Sozomeno, che riferiremo or’ ora. Nell’ istes-
so secolo altra costituzionepublicò centra di
essi Cofianzo, ed altra Onorio, siotto, di
cui pur pròseguivano in Roma ; onde Pru- Prud de
denzio nel principio, del quinto caldamente
l’esortava ad estirpargli : il che egli fece poi,
sbandendogli generalmente per un caso av-
venuto , e narrato nell’ Istoria E.cclesiastica
da Teodoreto.Uncerto Telemaco, di prò- /.s.ft
fesiìone Asceta venuto d’Oriente, un gior-
no di solennità entrò nell’ Anfiteatro, e co-
minciò a fare ogni sforzo per impedire i
combattenti : mosso il popolo a sdegno, si
sica-
 
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