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Maffei, Scipione; Vallarsi, Jacopo [Bearb.]; Berno, Pierantonio [Bearb.]
Verona Illustrata (Parte Quarta Ed Ultima): Contiene Il Trattato In questa seconda edizione accresciuto anche di figure Degli Anfiteatri E Singolarmente Del Veronese — In Verona: Per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1731

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https://doi.org/10.11588/diglit.62320#0097
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Il rotondo, che appàr nel mezo , figura
un pozzo, qual vi si trova assai profóndo,
e in diametro di piedi sei. Altro limile è
credibile si scoprisse nell’istesso sito d’ ogni
Anfiteatro. Il Baluzio nell’ Moria della
Città di Tulle profelsa vederli quivi reliquie
d’ Anfiteatro ; e nel mezo asferma esservi
un pozzo, del quale non sia fiato possibil
mai ritrovare il fondo. Il fondo può sperar-
si lo troveranno, si cercheran meglio, e il
pozzo in quel sito potrebbe ancora essere
indizio di Teatro, o d’ altro edilizio. Ma
lasciando le bizarre specolazioni, uditesi in-
torno al nofiro pozzo, la bocca del quale
anticamente stava coperta, e occultata, 1’
uso suo è manifesto, perchè con la stia pro-
fondità nel centro della piazza , eh’ era il
sito più basso, potea contribuir molto ad
ssangarla meglio , e più prontamente ; e
tanto più, che la-piazza era sempre /coper-
ta , e che ad essa concorreva nelle piogge
anche l’acqua, che d’ ogn’ intorno cadeva
sopra la tenda, quale per naturai pendenza
sarà fiata alquanto inclinata verso l’interno.
Quello era dunque nell’ Arena il Complu-
vio degli Antichi, spiegato da Isidoro per
quel luogo dovei’ acque d'intorno convengono-,
e mi penso, che il principal benefizio suo
sarà fiato di raccoglier lo scolo della super-
ficie del campo, che restava più alta delle
muraglie, e del coperto de’ condotti, e che
più importava d’ aver ben’ aseiutta.
Tutto il nero mofira condotti, quali tro-
vatili nel mezo de i tre corridori, e ancora
per lungo, e per traverso da un capo all’al-
tro, senza incontrar mai muraglia fuorché
quella del Podio, il fondamento della qua-
le resta forato sotterraneamente in due luo-
ghi nel mezo. Ninno ha minor profondità
di piedi sette, e son larghi, quel che va da
una punta all’altra piedi quattro, e mezo,
quel che attraversa piedi tre , once dieci ;
quello del corridor mezano once vensei, e
poco più poco meno gli altri due. I fondi
sono d’un battuto durissimo,ma quello del
condotto più grande è di gran ladre di pie-
tra. Gli eliptici non comunicano con quel-
lo per lungo, ma ben con quel di traverso.
Gl’ incrocciati predò al centro sfuggono il
pozzo circondato da muro, e si unisoono.
I muri di quelli condotti sono del /olito la-
voro con gli usati firati ogni tre piedi, di
quadroni atre mani, particolarmente nel-
la cima. Sopra i quadroni sono lastre del
consueto marmo che copron tutto largamen-
te, e formano pavimento, grossè non me-
no d’un piede, e larghe talvolta sino a die-
ci . In quello ancora soorgesi lo stelso uso,
che avvertimmo nel Capo secondo , di far
liseio l’orlo, ma non il mezo ne’Iati delle
lllustr. Parte IP.


pietre, che debbono coagiungersi insieme.
JEsfendosi /cavato innanzi l’altra maggior por-
ta , eh’ era anche allora la meno usata, si è tro-
vato non elser qui vi il condotto coperto di la-
stre, ma d* una grossiffima volta, e due condot-
ti minori da ciascun lato venirvi a mettere.
L’ uso di quelli condotti era senz’altro per
ricevere, e portar fuori le orine, e le im-
mondizie, e non meno 1’ acqua piovana,
che cadea fu. /'Anfiteatro. A quelle colè avean
saggiamente molta cura nelle lor lùbriche , e
gran magnificenza ulàvano anche in quello
gli Antichi. In più luoghi rotondi fori son
nelle lastre di sopra, per li quali alzandola
pietra, che gli tura, potea seendere un uo-
mo. Ho anche odervato nel basfo del con-
dotto trasverlùle, dove palla lòtto la cinta
interiore, una porticella con sialetta, che
riuseìva al terzo grado, dove pietra sarà
fiata amovibile. Ne’ muri de’condotti d’ in-
torno bocche si veggono di tanto in tanto:
per esfe metteano in quelli recipienti molti
canali , che dentro le muraglie, e lungo le
sicaie erano disposti, e portavano dalle par-
ti superiori borine, © gli sieli dell’ acqua.
I condotti maefiri eseono con l’istelsa lar-
ghezza dall’ Anfiteatro, e prosèguivano T
uno verso il fiume, 1’ altro verso quel pie-
col ramo di esfo, che si chiama dal nofiro
popolo l’Adigetto, dove senza dubbio do»
veano siancarli. A dieci palli fuor della por-
ta si è però trovato un- minor condotto, eh©
veniva a metter nel grande, da cui si do-
veano portare all’-Adige anche gli scoli di
più flrade. Il sapersi, che nell’ Anfiteatro
di Roma s’introducea volendo acqua in co-
pia , talché ballava a rappresentarvi com-
battimenti navali, fa credere a molti, eh©
altrettanto si facelse nel Veronese, ed an-
che a quello servilsero gli ampj condotti:
ma intorno- a ciò- non ardirei veramente d’
affermar nulla; perchè V Adige è più basso,
che il campo dell’ Arena, © d’acquedotti,
notizia non abbiamo, nè orma veruna.
Elfendosi in quello disegno,che di ciò ha
dato il comodo, presi quattro centri , e con
le linee punteggiate notati due cerchi, e due
archi di cerchio, per accennar qual sia la
conformazion dell’ ovato come lo chiama-
no, della piazza , e per conseguenza anche
di tutto 1’ Anfiteatro, i recinti del quale cor-
rispondono a tal linea interna, è necessaria
alcuna colà dirne. Ben vede ognuno, corno
dopo aver nell’ opera chiamata elilsi quella
del nosiro Campo, bespreslà nella Carta
non può di ella esser matematica rappresen-
tazione, ripugnando all’ incontro matema-
ticamente , che un pezzo d’arco di circolo
possa essere anche d’elisfi,anzi che un arco
di circolo, e un d’elilsi possanoaver più d*
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