un punto comune continuato, quando non
fosse un arco insinitesimale.Quel cheliino-
ltra nel disegno, è /blamente un cenno del-
la conformazion sensibile, e mecanicamen-
te rilevata. Tanto bada per 1’ Architetto,
al quale la perfetta esattezza, e le astratte
misure del calcolo Geometrico non si ric-
chieggono ; così piccolo essendo in breve
spazio losvario dai volgari computi al mate-
matico, che non si rende per le pratiche in-
spezioni osservabile. Così quando si doves-
se a cagion d’ esempio per dirizzare, e col-
locare una colonna giacente, fare il calco-
lo del suo peso, per non averli la perfetta
quadratura del cerchio, ma solamente per
appro/simazione, non potremmo sarlo perfet-
tamente; ma anche con una mecanica qua-
dratura Io svario monterà sì poco, che per
poco si aggiunga alla forza motrice, all’ ope-
razione nulla rileva. Per dar però della no-
flra piazza contezza più precisa, aggiungerò,
come sidescrive veramente per essa una per-
fetta eli/si, la quale ci si rende a bastanza no-
ta dall’importar degli asfi indicato a suo luo-
go; poiché siccome dato il maggiore solamen-
te, le elissi possono essere infinite; così de-
terminato anche il minore non potrà esser
che una. Che Ila perfetta elidi, ho rileva-
to in quello modo, con la scorta d’ Apollo-
nio , che dimostrò, due linee procedenti da
i fuochi, e condotte a unirli in qualunque
punto della circonferenza el ittica , elser
tempre uguali al maggior’ assé. Ho fatto
slendere per lungo, e per largo due corde,
che rappresentallèro i due assi; poi presane
un’ altra uguale al maggiore ho addoppia-
ta; e fatta diventarla metà di elso. Fer-
matone allora un capo in una delle efiremi-
tà dell’alse minore, ho fatto tirar l’altro
capo fino al maggiore : nel punto del tocca-
mente ho degnato il fuoco, eh’è riuseito
piedi ventuno in circa lontano dal vertice;
indi all’illesso modo l’altro fuoco dall’altra
parte. Sdoppiata poi la corda, e fermati
i suoi capi ne’ liti de’ fuochi llessi, con uno
Itilo che in due linee la tenesse tesa, ho fat-
to girare attorno , e ho trovato, che otti-
mamente seconda il giro, e vien’a radere
il più basso grado, fuorché in qualche bre-
ve tratto, dove i risarcimenti hanno guaita
la curvatura. Vera elissi sarà siata non me-
no quella d8 ogni Anfiteatro, e variata so-
lamente dalla diversa grandezza degli assi ;
poiché doveano senza dubbio,anche gli an-
tichi artefici valerli, come i nostri, dell’ accen-
nato modo per deseriverne la ovai figura : con
che venivano a deseriverla perfetta, e Apol-
loniana, benché senza saper punto, che i
suoi poli, o fuochi dividono talmente l’as-
sé, che il rettangolo de’segmenti si ugua-
glia alla quarta parte della figura, cioè al
quadrato del minor semiasse; nè che il qua-
drato della semiordinata, cioè dell’applica-
ta, Ila al rettangolo de i segmenti dell’asse
come il parametro, olato retto all’asseme-
desimo, e il rettangolo de i segmenti dell*
asse maggiore Ita all’ illesso quadrato della
sua applicata, come il quadratodell’asse mag-
giore a quel dell’asse minore; e senza sa-
per parimente l’altre belle proprietà, e di-
mostrazioni, specolate dopo Apollonio da
molti eccellenti ingegni, e ultimamente il-
lustrate dal P. Grandi, e senza avere udito
i mirabili effètti che naseono da quella fi-
gura nell’adunamento o Ila nella rissessione
del lume, e del suono; o la dignità, che
pare abbia conseguita , dall’ elsere fiata
introdotta in Cielo, secondo l’opinione de
i più valenti Afironomi, che trovano non
esser circolari, come pensaron gli Antichi,
ma elittiche Forbite de’Pianeti. Cade qui
in acconcio di avvertire , come nell’ Anfi-
teatro ho nova mente fatto segnare con gli
scarpelli in più luoghi il Meridiano della
Città nostra, come si può vedere ne’ gradi
più bassi a sinistra entrando, e poco lontan
dall’ ingresso. In tal cospicuo luogo ho cre-
duto bene di silsar b origine della linea, che
vorrei si prolungasiè di qua e di là per tut-
to il Territorio, anzi da una parte fino al
Po, e dall’ altra fin presso a Trento. Non
lasceremo di ricordare, ch’altri non creda
ballar le cognizioni scientifiche per intende-
re, e per parlare aggiustatamente dell’ An-
fiteatro. Testimonio per cagion d’esempio
ne può essere il Volilo, ove registra tal vo-
ce nel suo Lessico Matematico.
Nulla più refia dire per la deserizion dell*
Anfiteatro,dimofirata a parte a parte,per
quanto da me si è laputo, la sua struttura.
Alcuna osservazione si può solamente aggi-
ungere sopra i rottami, e sopra i pezzi di
marmo seoperti nello scavare, che in varj
tempi s’ è fatto. Diversa spezie di fram-
menti, pur’ora mentre quello Trattato si
va imprimendo, ci ha fatto veder la Saet-
ta , che cogliendo nell’ angolo interiore d*
una delle quattro arcate più alte n’ha rotti,
e fiaccati due gran pezzi delle pietre infe-
riori . Non però ha dato poi nella volta ,
eh’ è sotte; nè ha fatto altro danno in par-
te più bassa, anzi dal modo della percossa ,
e da piccola ferita rimasa in pietra superio-
re , apparilce, come l’impeto, e il colpo
fu di ballo in alto; e l’ampia fiamma da chi
era nella firada veduta un momento prima
sopra l’infèrior volta ; mofira, eh’ ivi ap-
punto il fulmine si generasse, cioè a dir si
accendesse, indi spiccasseassottigliato verso
le parti alte il suo volo; confermandosene