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però quella mia sentenza della generazione
de i fulmini, che dileggiata da prima , or
va tutto giorno prendendo piede, esièndomi
poco fa slato moslrato un libretto Latino,
stampato due anni sono sopra tale argomen-
to in Germania dal Signor Richter Filosofo
Sassone, in cui non solamente abbraccia que-
lla nuova opinione, ma pretende farla co-
noscere con tutta l’apparente sua stravagan-
za quali evidente .Che sarebbe poi, se più
altre, e non men forti ragioni da me pen-
sate, dopo la Lettera tradotta, e riferita
dal Sig. Richter, e se più altre osservazioni
aggiungevi, che da quel tempo in qua son’
andato facendo ? Anche il vallo incendio ,
cui dello nell’Anfiteatro quel fulmine, che
vi diede in tempo di Macrino può far’ ar-
guire, ch’ivi, e non nell’ alto dell’ aria, e
delle nuvole si generassè ; ma di ciò in altra
occasione, dovendoli parlar’ ora , non de’
pezzi di pietra fiaccati esparsi dalla Saetta,
ma de’moltissimi rottami di marmo oltra-
marinousciti nello sica vare, quali tutti o dal
pozzo, o dal fondo de’ condotti maestri, mas-
simamente nel sito. della porta più nobile,
e frequentata. Da quello potrebbe!! pren-
deremmo a scavare in Roma, per la fidu-
cia di ritrovare , onde abbondevolmente
compensar la spesa. I frammenti più si n-
golari dell’ultimo cavamente sono slati,al-
quanti pezzi di colonne d’Africano, il fon-
do delle quali cresce d’un piè e mezo di dia-
metro; aveano i piedestalli di pietra nostra-
na : la parte superiore d’una colonna di Gre-
co, diametro quali di tre piedi: un pezzo
di grossa semicolonna con canalatura Dori-
ca: altri pezzi di colonne minori accanata-
le molto profondamente, e di capitelli, e
di bassi rilievi: parte di gran cornice con
modiglioni, e dentelli: frantumi molti di
corniciamenti, e d’ altre parti, alcuni de’
quali di bel Serpentino, Appresso una co-
lonnetta tronca alta due piedi, grossa once
otto crescenti, d’ un Egizio , che non mi
sovviene aver più osservato tra’marmi anti-
chi : nel modo della macchia s’ accolla al
Granito, ma non è puntecchiato sì minuta-
mente ; nel colore pende al rollicelo, ma
così gentile, che non di leggeri si rinverrà
il più bello, ed è seminatodi lucidi vaghis-
simi, quasi pezzetti d’agata, o slrisciette
d’argento; il che mi ha fatto sovveniredel
marmo ossèrvato dal P. Mabillon in Raven-
na , nel quale ei si credette fodero fiate in-
calliate delle gemme. Si è ritrovata altresì
una teda di marmo Pario di buona manie-
ra, ch’era di statua d’uomo al doppio del
naturale; la faccia non è delle conosciute:
finalmente una meza gamba di cavallo di
bronzo, e parte del muso,grandezza al na-
C O N D O. 186
turale, e molto buona maniera.
Dove fosie Situato l’intero di quelli pez-
zi non è agevol cosa d’ immaginare . Forsè
non appartengon tutti all’Anfiteatro,esfen-
do elio in alcun tempo slato ricetto de’ rot-
tami , e de’ rifiuti d’ altre parti ancora .
Pezzi ci sono di colonnette sì piccole d’A-
fricano, e di Greco, che può sicuramente
arguirli servisfero a i balaustri del Podio:
in esfo ancora saranno fiate impiegate a cer-
ti siti le alquanto più grandi, e così i Ser-
pentini, e altri marmi seelti. Qualche fia-
tila di poca grandezza potea essérvi ancora,
come sappiamo, che alcune ve n’ erano su
quel del Circo. Semicolonne canata te è cre-
dibil fossero alle due porte interiori del
Campo. Le colonne Africane saranno fia-
te impiegate nella maggior porta citeriore,
quivi essèndosi disotterrate . I cavalli di
getto insegnano le medaglie ove fossero,
perchè ci mostrano sopra la maggior porta
del Colileo una quadriga, con cui quando
vi fu polla, si alluse forsè al trionfo di Ti-
to: nell’ifiesiò sito appunto si son trovati
ultimamente in mezo al condotto i nostri
due pezzi. Ecco però come quest’ Anfitea-
tro ancora era ricco di tale ornamento ; on-
de sì da quello, come dal rimanente qui
accennato, si può ravvisare, quanto 1’ ab-
biano ben’intesa quegli Stranieri, eh’ han-
no creduto quell’ edilizio cosa roza e villa-
na . Sembra confermarli da quelle intigni
reliquie, e singolarmente di colonne , ciò
che nel primo libro per dichiarar le Meda-
glie accennai, cioè che innanzi alla princi-
pal porta fosiè Vestibolo nobilitato con più.
colonne, e di Vinto dal rimanente della lù-
brica sì nella materia, sì nel lavoro : Forsè
era sopra di elso collocato il cavallo di bron-
zo . Nel sito dell’ altra porta corrisponden-
te non si è trovato pezzo considerabile. Per
congetturar qualche cosa della tefia di mar-
mo colossèsca , olservisi nelle Medaglie d*
Alesiandro, e di Gordiano, figurato a can-
to dell* Anfiteatro un col oliò; forsè però e-
ra qui altrettanto. Ma il Medaglion d’ A-
lelsandro un’alta statua mostra in oltre siot-
to il Vestibolo, in diversa forma rifattoda
quella che apparisee nelle Medaglie di Tito.
L’esfèrsi ritrovata nell’ istesso sito, la testa
può far credere, che altra limile folse qui
a canto dell’ingrelso. Non è da tacere, co-
me i rottami stessi molto insegnan tal volta
a chi la conliderargli. Si è osièrvato a ca-
gion d’esempio in ogni fondo di colonna,
come il tondino che fà orlo, si tenea dagli
Antichi alquanto più alto del vivo, o sia
del corpo di esia, talché non portassè peso;
per mancar della quale avvertenza molti
de’nostri artefici, che fanno all’incontro
LIBRO SE
però quella mia sentenza della generazione
de i fulmini, che dileggiata da prima , or
va tutto giorno prendendo piede, esièndomi
poco fa slato moslrato un libretto Latino,
stampato due anni sono sopra tale argomen-
to in Germania dal Signor Richter Filosofo
Sassone, in cui non solamente abbraccia que-
lla nuova opinione, ma pretende farla co-
noscere con tutta l’apparente sua stravagan-
za quali evidente .Che sarebbe poi, se più
altre, e non men forti ragioni da me pen-
sate, dopo la Lettera tradotta, e riferita
dal Sig. Richter, e se più altre osservazioni
aggiungevi, che da quel tempo in qua son’
andato facendo ? Anche il vallo incendio ,
cui dello nell’Anfiteatro quel fulmine, che
vi diede in tempo di Macrino può far’ ar-
guire, ch’ivi, e non nell’ alto dell’ aria, e
delle nuvole si generassè ; ma di ciò in altra
occasione, dovendoli parlar’ ora , non de’
pezzi di pietra fiaccati esparsi dalla Saetta,
ma de’moltissimi rottami di marmo oltra-
marinousciti nello sica vare, quali tutti o dal
pozzo, o dal fondo de’ condotti maestri, mas-
simamente nel sito. della porta più nobile,
e frequentata. Da quello potrebbe!! pren-
deremmo a scavare in Roma, per la fidu-
cia di ritrovare , onde abbondevolmente
compensar la spesa. I frammenti più si n-
golari dell’ultimo cavamente sono slati,al-
quanti pezzi di colonne d’Africano, il fon-
do delle quali cresce d’un piè e mezo di dia-
metro; aveano i piedestalli di pietra nostra-
na : la parte superiore d’una colonna di Gre-
co, diametro quali di tre piedi: un pezzo
di grossa semicolonna con canalatura Dori-
ca: altri pezzi di colonne minori accanata-
le molto profondamente, e di capitelli, e
di bassi rilievi: parte di gran cornice con
modiglioni, e dentelli: frantumi molti di
corniciamenti, e d’ altre parti, alcuni de’
quali di bel Serpentino, Appresso una co-
lonnetta tronca alta due piedi, grossa once
otto crescenti, d’ un Egizio , che non mi
sovviene aver più osservato tra’marmi anti-
chi : nel modo della macchia s’ accolla al
Granito, ma non è puntecchiato sì minuta-
mente ; nel colore pende al rollicelo, ma
così gentile, che non di leggeri si rinverrà
il più bello, ed è seminatodi lucidi vaghis-
simi, quasi pezzetti d’agata, o slrisciette
d’argento; il che mi ha fatto sovveniredel
marmo ossèrvato dal P. Mabillon in Raven-
na , nel quale ei si credette fodero fiate in-
calliate delle gemme. Si è ritrovata altresì
una teda di marmo Pario di buona manie-
ra, ch’era di statua d’uomo al doppio del
naturale; la faccia non è delle conosciute:
finalmente una meza gamba di cavallo di
bronzo, e parte del muso,grandezza al na-
C O N D O. 186
turale, e molto buona maniera.
Dove fosie Situato l’intero di quelli pez-
zi non è agevol cosa d’ immaginare . Forsè
non appartengon tutti all’Anfiteatro,esfen-
do elio in alcun tempo slato ricetto de’ rot-
tami , e de’ rifiuti d’ altre parti ancora .
Pezzi ci sono di colonnette sì piccole d’A-
fricano, e di Greco, che può sicuramente
arguirli servisfero a i balaustri del Podio:
in esfo ancora saranno fiate impiegate a cer-
ti siti le alquanto più grandi, e così i Ser-
pentini, e altri marmi seelti. Qualche fia-
tila di poca grandezza potea essérvi ancora,
come sappiamo, che alcune ve n’ erano su
quel del Circo. Semicolonne canata te è cre-
dibil fossero alle due porte interiori del
Campo. Le colonne Africane saranno fia-
te impiegate nella maggior porta citeriore,
quivi essèndosi disotterrate . I cavalli di
getto insegnano le medaglie ove fossero,
perchè ci mostrano sopra la maggior porta
del Colileo una quadriga, con cui quando
vi fu polla, si alluse forsè al trionfo di Ti-
to: nell’ifiesiò sito appunto si son trovati
ultimamente in mezo al condotto i nostri
due pezzi. Ecco però come quest’ Anfitea-
tro ancora era ricco di tale ornamento ; on-
de sì da quello, come dal rimanente qui
accennato, si può ravvisare, quanto 1’ ab-
biano ben’intesa quegli Stranieri, eh’ han-
no creduto quell’ edilizio cosa roza e villa-
na . Sembra confermarli da quelle intigni
reliquie, e singolarmente di colonne , ciò
che nel primo libro per dichiarar le Meda-
glie accennai, cioè che innanzi alla princi-
pal porta fosiè Vestibolo nobilitato con più.
colonne, e di Vinto dal rimanente della lù-
brica sì nella materia, sì nel lavoro : Forsè
era sopra di elso collocato il cavallo di bron-
zo . Nel sito dell’ altra porta corrisponden-
te non si è trovato pezzo considerabile. Per
congetturar qualche cosa della tefia di mar-
mo colossèsca , olservisi nelle Medaglie d*
Alesiandro, e di Gordiano, figurato a can-
to dell* Anfiteatro un col oliò; forsè però e-
ra qui altrettanto. Ma il Medaglion d’ A-
lelsandro un’alta statua mostra in oltre siot-
to il Vestibolo, in diversa forma rifattoda
quella che apparisee nelle Medaglie di Tito.
L’esfèrsi ritrovata nell’ istesso sito, la testa
può far credere, che altra limile folse qui
a canto dell’ingrelso. Non è da tacere, co-
me i rottami stessi molto insegnan tal volta
a chi la conliderargli. Si è osièrvato a ca-
gion d’esempio in ogni fondo di colonna,
come il tondino che fà orlo, si tenea dagli
Antichi alquanto più alto del vivo, o sia
del corpo di esia, talché non portassè peso;
per mancar della quale avvertenza molti
de’nostri artefici, che fanno all’incontro
LIBRO SE