( 179 )
de' padri, e de' figli, spezialmente dopo V età di Augusto.
È verisimile, che il culto d' Iside siasi introdotto
nella Grecia sotto Alessandro il Grande, donde poi si
propagò fra gli Strusci, ed altri popoli d'Italia , ed in
Roma ; sebbene in questa Città fu a molte vicende sog-
getto. Sappiamo da Valerio Massimo lib. 1 cap. 5 che
sotto il Consolato di L. Emilio Paolo vi erano già in Ro-
ma i Tempj d'Iside , e di Serapide, ed avean queste
Deità acquistata tanta venerazione, che avendo il Senato
ordinato , che si diroccassero tali Tempj ( e ciò forse per
la legge riportata da Ciceroue lib. 2 de Leg. cap. 29 per
la quale si vieta il culto di Numi stranieri : Separatim
nemo habessib Zteos , neve novos , secl nec advenas} itisi
può/ice adscitos privatìm colunto) ; niuno fra Romani al-
lora ebbe 1' ardire di por mano all'opra: onde il Consolo
Emilio, spogliatosi della pretesta, diè di piglio ad una scu-
re , ed incominciò ad abbattere la porta d'un d' essi Tem-
pj. Per altro non dovè tardar molto ad introdursi di nuo-
vo questo culto, essendo troppo note le frequenti men-
zioni , che i Poeti spezialmente ne fanno. Fra quali Ti-
bullo nell' Eleg. 3 lib. 1 a lungo ne parla, descrivendoci
anche il rito col quale la sua Delia insignis in turba
Pkaria dovea sciogliere il voto fatto a questa Dea per
la salute del Poeta. Del resto si trova questo culto intro-
dotto , ed abolito di nuovo nell' anno di Roma 6g5 sotto
il Consolato di Pisone , e Gabinio 7 e nell' anno di Roma
7o5 sotto il Consolato di L. Giulio Cesare, e P. Servilio
Vazia Isaurico. Indi richiamatosi un' altra volta nell' an-
no 711 da Augusto, fu poi per opera di Agrippa , sotto
20
1
de' padri, e de' figli, spezialmente dopo V età di Augusto.
È verisimile, che il culto d' Iside siasi introdotto
nella Grecia sotto Alessandro il Grande, donde poi si
propagò fra gli Strusci, ed altri popoli d'Italia , ed in
Roma ; sebbene in questa Città fu a molte vicende sog-
getto. Sappiamo da Valerio Massimo lib. 1 cap. 5 che
sotto il Consolato di L. Emilio Paolo vi erano già in Ro-
ma i Tempj d'Iside , e di Serapide, ed avean queste
Deità acquistata tanta venerazione, che avendo il Senato
ordinato , che si diroccassero tali Tempj ( e ciò forse per
la legge riportata da Ciceroue lib. 2 de Leg. cap. 29 per
la quale si vieta il culto di Numi stranieri : Separatim
nemo habessib Zteos , neve novos , secl nec advenas} itisi
può/ice adscitos privatìm colunto) ; niuno fra Romani al-
lora ebbe 1' ardire di por mano all'opra: onde il Consolo
Emilio, spogliatosi della pretesta, diè di piglio ad una scu-
re , ed incominciò ad abbattere la porta d'un d' essi Tem-
pj. Per altro non dovè tardar molto ad introdursi di nuo-
vo questo culto, essendo troppo note le frequenti men-
zioni , che i Poeti spezialmente ne fanno. Fra quali Ti-
bullo nell' Eleg. 3 lib. 1 a lungo ne parla, descrivendoci
anche il rito col quale la sua Delia insignis in turba
Pkaria dovea sciogliere il voto fatto a questa Dea per
la salute del Poeta. Del resto si trova questo culto intro-
dotto , ed abolito di nuovo nell' anno di Roma 6g5 sotto
il Consolato di Pisone , e Gabinio 7 e nell' anno di Roma
7o5 sotto il Consolato di L. Giulio Cesare, e P. Servilio
Vazia Isaurico. Indi richiamatosi un' altra volta nell' an-
no 711 da Augusto, fu poi per opera di Agrippa , sotto
20
1