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Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia — 7.1851

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Vulpes, Benedetto: Illustrazione degli specilli e di altri strumenti chirurgici affini trovati negli scavi di Ercolano e di Pompei
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https://doi.org/10.11588/diglit.10822#0132

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Il8 VULPES

Xio(avov rov tems ccr'aS-oitt'yiXr? cn/pivos... .ne posteci sicco tan-
tum medicamento uteris Iato specilli mucrone (ex eo )
super toto ulcere volutato

I ciatìsci servivano non solo a trarre i corpi estranei
dalle ferite, ma si usavano altresì per introdurvi i medi-
camenti. Il che resta ugualmente comprovato dall'autorità
del citato Eistero il quale nello stesso luogo delle sue Isti-
tuzioni e nella stessa Tav. I. sotto la lettera N ha fatto
delineare lo specillum in quo manubrium cochlearis for-
marti induit prò adspergendo vulneribus, ulceribus uvu-
Usque puhere, aliove medicamento.

Agli specilli, i quali hanno una estremità in forma di
spatola , par che possa riferirsi il bronzo espresso nella
fig, VII il quale ha la spatola concava biforcata e un poco
cedevole. Qual mai poteva esserne l'uso? Io mi permetto
di proporre una mia conghiettura, dicendo che avesse
potuto servire per sollevare la lingua nel caso della reci-
sione del frenolo. Conosco bene che per questo sollevamento
Cornelio Celso adoperava la volsella ossia pinzetta 2), e
Paolo di Egina- nel caso di recisione di qualche cicatrice
fatta nel frenolo che impediva il movimento della lingua,
prendeva con l'amo il callo della cicatrice che dovea es-
ser reciso 3). Ma la mia conghiettura poggia sulla somi-
glianza di questo strumento pompejano con quello di cui
per lo stesso uso si servono i moderni, e del quale trovasi

1) Galen. methodus medendi Lib, 2) Corn, Gelsi Lib. VII. Cap. 12

tertius decimus. Gap. V. Tom, X. pag. n. 4.

1299. Edit Carfcerii. 3) Paul. S,^n, Lib. VI. Cap 29,
 
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