I FUNERALI DI ARCHEM0E.0 14°/
Tullio trovò le parole di questo tragico così belle da
così voltarle nella sua lingua, comunque all'originale rigo-
rosamente attenuto non si fosse 2) :
Mortalis nenia est, quem non attingit dolor
JMorbuscjue : multi sunt humancli liberi,
Rursum creandi : morsque est finita omnibus.
Quae generi humano angorem nequidquam affertilii.
Reddenda est terrae terra : tum vita omnibus
Metenda, ut Jruges ; sic iubet necessilas.
Alle spalle d' Amfiarao reggiamo Partenopeo, venuto
ancor egli a calmare l'acuto dolore di Euridice, come
colui che tra i sette Argivi, per la soavità e l'avvedu-
tezza delle parole lodatissimo era 2). Egli è di belle e gio-
vanili sembianze 3), cui cresce vaghezza la foltissima chio-
ma , che gli scende sul collo, e gli adombra parte ancor
delle guance; cosa notata da Eschilo, in un luogo frante-
so dagl' interpetri e da' traduttori, e che dal nostro vaso
dipinto viene ad essere maravigliosamente chiarita 4):
Tov h ifti\>.<T(<rov au \iy<o,
THlL<x<rcti(ri tfQoztzyùivro!.. fioppctmg orvXcxig ,
Tt/(//3ov ^ar' aurùv dioysvovs A^iovog'
1) Tuscul. Ili, 25. 3) Euripide Sappi, vers. 8g3.
2) Stazio Theb. Lib. IV, vers. 252.
Pulchrior haud ulli triste in discrimen ituro
Vultus , et egregiae tanta induìgentia formae.
4) Sept. ad Thebas. vers. 526.
Tullio trovò le parole di questo tragico così belle da
così voltarle nella sua lingua, comunque all'originale rigo-
rosamente attenuto non si fosse 2) :
Mortalis nenia est, quem non attingit dolor
JMorbuscjue : multi sunt humancli liberi,
Rursum creandi : morsque est finita omnibus.
Quae generi humano angorem nequidquam affertilii.
Reddenda est terrae terra : tum vita omnibus
Metenda, ut Jruges ; sic iubet necessilas.
Alle spalle d' Amfiarao reggiamo Partenopeo, venuto
ancor egli a calmare l'acuto dolore di Euridice, come
colui che tra i sette Argivi, per la soavità e l'avvedu-
tezza delle parole lodatissimo era 2). Egli è di belle e gio-
vanili sembianze 3), cui cresce vaghezza la foltissima chio-
ma , che gli scende sul collo, e gli adombra parte ancor
delle guance; cosa notata da Eschilo, in un luogo frante-
so dagl' interpetri e da' traduttori, e che dal nostro vaso
dipinto viene ad essere maravigliosamente chiarita 4):
Tov h ifti\>.<T(<rov au \iy<o,
THlL<x<rcti(ri tfQoztzyùivro!.. fioppctmg orvXcxig ,
Tt/(//3ov ^ar' aurùv dioysvovs A^iovog'
1) Tuscul. Ili, 25. 3) Euripide Sappi, vers. 8g3.
2) Stazio Theb. Lib. IV, vers. 252.
Pulchrior haud ulli triste in discrimen ituro
Vultus , et egregiae tanta induìgentia formae.
4) Sept. ad Thebas. vers. 526.