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di una condizione meno gravosa e più tollerabile ; mentrechè
dall'Autore della descrizione di Palermo antico *) ricaviamo
una idea molto più vantaggiosa del loro slato. » I rustici ed i
)) villani, egli dice, erano una specie di servi addetti alla gle-
» ba con tutta la loro famiglia ; ma la loro quasi servitù si li-
)) mitava a certi servigi personali, nò li privava del dritto di
)) proprietà », Ve n'erano in fatti de'possidenti, come emerge
da un Diploma/che lo stesso autore reca segnato col n.° 7, ove
si parla di un orto venduto ad un servo dal suo proprio padrone.
Che diremo poi de'Preti Greci, che formano, per cosi
dire, uno de'principali punti della presente discussione? Le
circostanze imperiose e le straordinarie vicende de'tempi, l'i-
gnoranza quasi generale, e la poca altitudine al disimpegno
del proprio ministero ne avrebbero quasi equiparata la condi-
zione a quella de' laici ; ma il rispetto che giustamente si aveva
del loro carattere, ed il propugnacolo che loro offerivano i ca-
noni della Chiesa, posero un argine ad una fatale decadenza.
Ecclesiastici viri dislinguebantur a mancipiis ecclesiasticis.
Servi clerici fieri vetantur, aniequam Ubertatem a dominis
suis consecuti fuerint. Son queste massime coerenti alle dispo-
sizioni contenute nelle Decretali di Gregorio IX sotto il titolo:
De servis non ordiiiandis. Epperò per darsi ingresso agli or-
dini sacri era indispensabile lo stato di libertà. Ciò non ostante
abbiamo esempi di esercizio di servitù. Il Mabillon ne' suoi an-
nali Benedettini2) riferisce una permutazione di un prete per
nome Gulfoco con due schiavi chiamati Imboldo e Vulfrarano,
fatta da Teodrada o Teodredana figlia di Carlo Magno e sorella
1) Morso, pag. 344 Diploma n.° 6.
2) Tom. II, pag. 458.
di una condizione meno gravosa e più tollerabile ; mentrechè
dall'Autore della descrizione di Palermo antico *) ricaviamo
una idea molto più vantaggiosa del loro slato. » I rustici ed i
)) villani, egli dice, erano una specie di servi addetti alla gle-
» ba con tutta la loro famiglia ; ma la loro quasi servitù si li-
)) mitava a certi servigi personali, nò li privava del dritto di
)) proprietà », Ve n'erano in fatti de'possidenti, come emerge
da un Diploma/che lo stesso autore reca segnato col n.° 7, ove
si parla di un orto venduto ad un servo dal suo proprio padrone.
Che diremo poi de'Preti Greci, che formano, per cosi
dire, uno de'principali punti della presente discussione? Le
circostanze imperiose e le straordinarie vicende de'tempi, l'i-
gnoranza quasi generale, e la poca altitudine al disimpegno
del proprio ministero ne avrebbero quasi equiparata la condi-
zione a quella de' laici ; ma il rispetto che giustamente si aveva
del loro carattere, ed il propugnacolo che loro offerivano i ca-
noni della Chiesa, posero un argine ad una fatale decadenza.
Ecclesiastici viri dislinguebantur a mancipiis ecclesiasticis.
Servi clerici fieri vetantur, aniequam Ubertatem a dominis
suis consecuti fuerint. Son queste massime coerenti alle dispo-
sizioni contenute nelle Decretali di Gregorio IX sotto il titolo:
De servis non ordiiiandis. Epperò per darsi ingresso agli or-
dini sacri era indispensabile lo stato di libertà. Ciò non ostante
abbiamo esempi di esercizio di servitù. Il Mabillon ne' suoi an-
nali Benedettini2) riferisce una permutazione di un prete per
nome Gulfoco con due schiavi chiamati Imboldo e Vulfrarano,
fatta da Teodrada o Teodredana figlia di Carlo Magno e sorella
1) Morso, pag. 344 Diploma n.° 6.
2) Tom. II, pag. 458.