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Memorie della Regale Accademia Ercolanese di Archeologia — 8.1856

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Quaranta, Bernardo: Sopra un licnuco pensile di bronzo disotterrato in Pompei
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https://doi.org/10.11588/diglit.14098#0299
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( 285 )

po, quasi verticalmente rizzatosi, tocca colla coda lo stelo di va-
go fiore campanulato *), forse uscito da qualche rupe vicina, o
da uno sporto petroso. L'Amorino intanto che sta a cavallo del
grosso cetaceo, allo sbalzare improvviso di quello che si pre-
cipita colla testa in giù per addentar la preda, cerca di mante-
nersi fermo con librar le ali, mentre contemplando l'inaspet-
tato avvenimento spiega in alto la destra, e fa ben conoscere
qual sia la sorpresa e lo spavento in vedere il polpo già vittima
del vorace delfino. Al quale il misero, sebbene di gran lunga
inferiore di forza; non lascia di opporre la naturale sua resisten-
za: e tu lo vedi implicar ne'suoi cirri colla massima energia i l
rostro del potente nemico, sicché questi si abbindolano, s'in-
trecciano e si contorcono in cento diverse guise da farli credere
che daddovero si muovano. Ma l'Amorino è quello, che unen-
dosi al lume, al fiore, al polpo, al delfino e alla-conchiglia,
dà loro un valor drammatico da mettere fervidamente l'imma-
ginativa in giuoco, e tramutarli nella più leggiadra e stupenda
poesia. Fiamma del mondo è Amore ; di rose son le sue cate-
ne , e di fiori simboli delle speranze le sue corone : e se alla
terra , al mare, e al cielo fa sentir la sua potenza 2) ; sul dor-
so d'un delfino o d'un ippocampo si piace correre le instabili

1) Lettera B della citata tavola I. gramma di Fallacia che leggesi nell'Anto-

2) Hellissimo è a questo proposito l'epi- logia Tom. II, p. 426.

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Nudus oh hoc ipsum gaudet ridetgue Cupido;

Nani neguc mine arcum , nec cita tela gerii.
Quod delphina manus fert, et manus altera florem ,

Non frustra est : terras haec tenet, Ma mare.
 
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