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STUDIATA SPECIALMENTE IN ESTE

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quello, che fa pensare alla fabbrica locale dei vasi di
bronzo imitanti il tipo di Villanova; imperocché esse
non ripetono nessun tipo di vaso preesistente sul suolo
italiano. Appaiono ad un tratto, senza alcun prodromo,
in un ambiente di cultura e di industria, in cui non
si riscontra niente di simile; e, una volta che dimo-
strammo la loro concomitanza nelle tombe con tanta
suppellettile di origine orientale, una volta che fra i
vasi dei Kefa ritrovammo una forma ad esse affine,
possiamo ben pensare non solamente che cotesto situle
si riconducano e ricolleghino alle industrie orientali,
come imitazioni e riproduzioni di un tipo proprio di
quelle, ma anche che alcuna di esse sia un prodotto
diretto delle industrie medesime, importato in Italia.
Questa opinione mi sembra ricevere una conferma dal
fatto che la situla è rimasta sempre un genere di vaso
poco diffuso nell'Etruria. Infatti, come risulta dalla sta-
tistica messa innanzi, oltre alle situle delle tombe di
Corneto, di Palestina, di Vetulonia e di Chiusi, nes-
sun altro esemplare, per quanto risulta dalle mie in-
dagini ed anche dalle verbali comunicazioni fornitemi
dal sig, Angelo Pasqui, fu rinvenuto in altri luoghi del-
l'Etruria. Nulla di questo ha dato la necropoli del ter-
ritorio falisco. Un esame istituito da me recentemente
della splendida suppellettile esposta nel museo di Papa
Giulio mi ha confermato che a Phalerii, sebbene vi sia
sì grande dovizia di vasellame eneo laminato di svariate
forme, la nostra situla vi fa interamente difetto.

Per veder crescere e moltiplicarsi prodigiosamente
il numero delle situle, ci conviene risalir l'Appennino
e trasferirci nella regione bolognese.

CAPITOLO IV.

La situla a Bologna.

La situla venuta in luce prima d'ogni altra nel
territorio bolognese è quella del sepolcreto di Villanova
(lìg. 11) (')• Alta m. 0,25 essa è costituita di più lamine
inchiodate (2) ed ha la forma di un semplice tronco
di cono senza rientranza del collo. Alla base del cono

t1) V. sopra, col. 170.

(*) Non avendo veduto l'originale, non posso fornire dati
precisi sul numero delle lamine componenti il vaso.

si apre immediatamente la bocca del vaso. Una tal
forma differisce da quella delle situle mentovate sin
qui e trova scarsissimi riscontri ('). Oltre del doppio

Fig. 11. — Da jGozzadini, op. cit. sopra, col. 170, noia f!.

manico striato, la situla ha un coperchio leggermente
convesso sormontato da un manubrio fatto a guisa di
piattino con una specie di bottone nel centro.

Ancora nel 1872 il Brizio poteva dichiarare la si-
tula di Villanova per la più antica di quante si cono-
scevano (-). Ed aveva ragione. Il sepolcreto di Villa-
nova rivelava una civiltà delle più arcaiche, di cui al-
lora si avesse sicuro indizio nella regione bolognese ed
anche nell'Etruria propria; non eransi per anco esplo-
rati i sepolcreti, che da quello illustrato dal Gozzadini
presero il nome. Le situle del museo del Cataio di
provenienza atestina erano allora pressoché ignote,
non essendo state mai divulgate con disegni; e d'altra
parte, ignorandosi ancora a quale strato, a quale gruppo
archeologico appartenessero, dovevano parere, come sono
infatti, di età sempre più recente di quella, a cui la
necropoli di Villanova poteva attribuirsi. Lo stesso si
dica della situla di C'ombra; anzi per questa v'era un

(') Un secondo esempio è fornito da una delle situle di
S. Polo d'Enza: Chierici, Strenna del Bull, di Paletn. ital.
pel 1876, tav. I, fig. 28. V. sopra, eoi. 174. Un terzo ne reche-
remo della necropoli atestina.

(2) Bull. delVInst. 1872, p. 210. L'opinione del Brizio sulla
maggior antichità della situla di Villanova a rispetto delle altre
fu richiamata ed accolta dal Gozzadini, Intorno agli scavi Ar-
noaldi-Veli, p. 34 e dall'Orsi, La necropoli di Vadena, p. 109,
e Atti e Memorie della R. Deputaz. per la Romagna, s. 3a, v. I
(1883), p. 354.

(3) V. sopra, col. 174.
 
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