Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
329

SECONDO UN DISEGNO A PENNA E MANOSCRITTI INEDITI DEL SECOLO XVI

330

I ripetuti accenni all'opera laterizia non solo, ma
a una costruzione mista con strati di larghi embrici
ogni quattro piedi inglesi, mostrano l'epoca tarda di
quest'edificio o meglio la tarda ricostruzione dell'antico.

Che l'edifìcio abbia avuto il suo maggior sviluppo
durante l'età imperiale e precisamente dalla metà del
II sec. d. C, fin dopo il secolo IV, ce lo mostrano tanto
le iscrizioni più antiche edite dal Bockh e dal Fal-
kener, quanto le più recenti pubblicate dallo Halbherr.

Esse sono in parte di poco posteriore agli Anto-
nini (C. I. G.,n. 2588, 2589), in parte di epoca più
tarda. Una è del tempo di Settimio Severo (CI.
n. 2591), un'altra è dell'epoca di Constantino il Grande
(C. I. G-, n. 2592); un'altro gruppo importante di epi-
grafi (id., n. 2593-2597) furono tutte dedicate in onore
di magistrati imperiali della città di Gortyna da un
Oìxovfit'viog JwGÌ\)toq 'AffxXt^ióóoioc 6 XuhtcdÓtuxoc
icnaTixóg, cioè nel periodo dal 380 al 384 d. C.

Ai tempi di Teodosio e ancor più in giù, al IV se-
colo e a tempi di molto più recenti ci fanno scendere
le due ultime iscrizioni citate dal Falkener(') e due
dello Halbherr di cui una cita Fortuiiatiatius, proba-
bilmente del 365 (1. e, n. 154° nota), l'altra ricorda
un Leonzio che ci fa toccare il V sec. d. E. V..

Abbiamo anche le prove di ricostruzioni dell'edi-
ficio antico del Pretorio, poiché, oltre l'epigrafe sopra-
citata dal Falkener, che verosimilmente si riferisce alla
nostra Basilica, un'altra iscrizione scoperta dallo Halb-
herr ci mostra il Pretorio xar uGxìvcc^òiisvov sx &s-
[iflicDv, sul luogo dell'antico che minacciava rovina, o
almeno era divenuto, a quel che pare, inservibile sotto
gli imperatori Graziano, Valentiniano e Teodosio (2).

(1) Falkener, op. cit., p. 119, n. 10 ('Eni Qecoó'ónov tov àytta-
t('uov ttQ][lsniaxóntyu . . . xai A. UiXiov tov \ negi^Xénzov uvtHv-
niixov (sic) £VTv%còg avsvsuS&rj xov... 6 ToTyog vhutov <ì>Xa^iov \ln-
nimvog tov XauTrQOTurov ìi'ì.ovaxoiov B. — Cfr. Tournefort, op.
cit., pag. 76. — L'iscrizione è riportata anche dal codice Barozzi
(Mus. Corrèr, 1. cit.,) colla trascrizione molto più corretta è'rei
(errore di trascrizione per ) QeuxfÓQov xov ùyiov «Q/isni-
axónov KoQv^Xiov (?) rov UiQiti(ìooov (IleQjìàaaov nel ms. ?) «V-
{tvnàxov eviv%<3s ùvefsmtirj ovxog 6 xo?-/og ino <ì>X{utiiov) 'Jnnlai-
vog tov XuitTTQOKaov. Segue invece di ìvXov<jxqÌov B. la sigla
della indizione seconda h>&. §, che ci porta a tempo recente.

(2) Cfr. Halbherr, op. cit, n. 156: xovg ùrjxxiqiovg veixij-
xtlg \ xai altaviovg xnoneov/ovg j dtanóxag rrjg oixov^itpi^g \ Tqo.-
xiufòv, BaXXevrii lavòv | xai Gtodóaiov evostieìg aejiaaxovg \ npò
xijg e laó dov \ rov xaivov\n(>ex(DQLov xov èx ff e,«£-
X'ioìv | x a tu axe v u ^otu tv o v. \ Oìxovfréi cog JiooUteog \ 'JaxXtl-
mùàoTog ò X(citiìoó\raxog vnuxixòg xtjg Kqti\tùv ènaq^eiag xa-

In quest' epigrafe appare V altra denominazione data
all'edificio, copiata dalpraetorium imperiale romano;
noò %rfi eìrsódov tov xmvoì) n o st a q io v rov ex -9-s-
fisXimv xaiao'xsvc<£ojutvoi> . . .

Data nelle provincie la sistematica riproduzione
per gli edifici pubblici dei tipi adottati nella capitale
dell'Impero, codesto particolare, da per sè di poco mo-
mento, ci induce a credere (naturalmente in forma di
mera ipotesi) che la Basilica di Gortyna sia stata rico-
struita sul modello dell'importante Pretorio di Roma,
ch'era presso il tempio della dea Tellure (1). Come a
Roma, così a Gortyna, quantunque in proporzioni mi-
nori, può essersi ripetuta la quadruplice distribuzione
dei locali, cioè il portico delle affissioni, gli scrinia
o sale d'archivio, cogli armari disteghi e tetrasteghi
pei documenti, il secretarium o gli uffici per gli im-
piegati, e i tribunalia o sale prefettizie pei giudizi.

In ogni modo il disegno che abbiamo dinanzi, che
è circa della metà del sec. XVI, senza dubbio ci pre-
senta lo stato di costruzione analogo a quello che fu
veduto un secolo e mezzo dopo dal Pococke, più che
non a quello del III o del IV sec. d. C, quantunque
ne differisca alquanto nei particolari del materiale di
costruzione ; che poi l'autore del disegno abbia voluto
piuttosto ricostruire idealmente un lato dell'edificio,
anziché presentare quanta parte di questo egli abbia
veramente veduto, non siamo in grado nè di affermarlo,
nò di negarlo, ma non v'è ragione esplicita per sup-
porlo, poiché, quanto al rivestimento di marmo nella
facciata, è possibile che al tempo dell'autore del nostro
diseguo ancóra ricoprisse il nucleo laterizio almeno per
una parte.

I magistrati che ricorrono nelle basi di statue e
nei decreti onorari finora ritrovati sono:

1) Il proconsole Q. Cecilio Rufino a cui fu inal-
zata la statua dall' amico Quintilio Pirro. Lo stesso
Pirro, o meglio suo figlio, ricorre in un'iscrizione dello

flidcivaev \ xaS-ooioi^uevog TÌj{i) avTiòv svastSsia(i). Questa sola
iscrizione ha Vio in Dositheus, ma i codici e gli autori citano
per le altre senza distinzione JoaiS-evg. Però la lezione del co-
dice della Marciana (cod-, gr., ci. XI, n. 32) e quella del ms.
Barozzi al Corrèr, hanno Jwoifrsog.

0) Fu recentemente illustrato dal eh. prof. Lanciani : Gli
uffici della pretura urbana ecc. Ved. Bull. Com. 1892, pag. 30-31.
Cfr. Mommsen, A. M., 1891, p. 267 e segg.
 
Annotationen