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31 RESTI DELL'

di Hierapytna, ma il deposito più ricco e più cono-
sciuto, perchè ormai pubblicato con bel corredo di
tavolo, è quello scoperto dal signor Hogartb negli
scavi di Zakro('). Questo presenta col nostro le mag-
giori analogie: eguali sono le forme delle cretule e
comuni alcuni motivi delle rappresentanze. Come a
Zakro, anche ad Haghia Triada le cretule sono cotte
e, a quanto pare, non nell' incendio dell' edificio, bensì
espressamente, alla guisa delle tavolette sopra de-

ETÀ MICENEA , 32

0 meno il sistema delle pagelle di foglie di palma, che
è in vigore tuttora nell' India e presso i Birmani. La
portata di questa tradizione per la storia della scrit-
tura prefenicia in Creta è già stata fatta rilevare dal-
l'Evans e dal Six (').

Le impressioni raccolte nelle due sole località di
Haghia Triada e Zakro, e per vero in due scavi finora
molto circoscritti, raggiungono il migliaio: non sap-
piamo quante siano quelle di Knossos e di Gurnià,

PiG. 21, 22. — Sigilli frammentari colle tracce del nodo. Fig. 23, 24. — Sigilli con tracce di filamenti sul rovescio.

scritte. Come potesse eseguirsi la cottura dei piccoli
nuclei senza bruciare i filamenti di materia incen-
diarle, a cui aderivano, è cosa che io rinuncio a
spiegare.

Le prime cretule di Enossos si rinvennero saltua-
riamente nei depositi di tavolette, ed è ben presumi-
bile che servissero a suggellare i recipienti, in cui
queste erano rinchiuse. Ma poi anche a Knossos, come
a Zakro e ad Haghia Triada, ne vennero in luce delle
masse riunite. L'ipotesi messa avanti da Evans, che
tali sigilli appartenessero agli archivi, dove conserva-
vansi documenti di materiale non fittile, è molto at-
tendibile (2). A questi infatti potevano essere attaccate
le cretule, come le nostre bulle alle pergamene. E che,
oltre alle tavolette fosse in uso nell' isola fin da que-
st' epoca un altro materiale, di natura meno solida, a
cui affidare le scritture, si può desumere dalla tradi-
zione cretese raccolta da Diodoro e da Suida, la quale
negava l'origine fenicia dell' alfabeto ed affermava le
lettere chiamarsi (poivixrjia pel fatto che le prime scrit-
ture si facevano su foglie di palma (;ì). Sarebbe più

(i) Journal of IIeli. Stud., XXII (1902), p. 7G sgg. PI. VI-X.
Cfr. anche Annual of the British School at Athens, VII, p. 133.

(*) Annual of the British School at Athens, VII, p. 16.

(3) Diod., V. 74; Suid. s. v. (poivixrjCa yQccfiftatcr Avtfoì xul
"hoveg xà yQctfXfxaTa «nò <Potrixog tov 'JyrjyoQog rovi evpuvrog-
rovroig óè (ti'Ttléyovai Korjisg (óg evoé9ij ànò tov ygàcpeiv èv
cpoivixiov ntxuloig.

ma forse tante da aumentare la cifra di una buona
metà. Fin dal tempo delle prime scoperte di pietre
sigillari fatte dal signor Evans, si poteva desumere la
larga diffusione dell' uso loro nella Creta premicenea
e micenea; ma non forse in proporzioni tali, quali i
risultati delle recenti esplorazioni ci permettono di
dedurre.

Le operazioni di controllo negli archivi del pa-
lazzo di Haghia Triada non si limitavano all' appo-
sizione del sigillo. Mentre a Zakro le cretule presen-
tano la sola impressione della gemma o dell'anello,
le nostre, come abbiam detto di sopra, sono quasi
tutte contromarcate con uno o due segni della scrit-
tura lineare incisi a fresco sul rovescio o sopra un' altra
faccetta del nucleo. Tale fatto ha riscontro soltanto
in alcune impronte del palazzo di Knossos, dove ab-
biamo perfino esempi di un triplo controllo, ossia di
due segnature oltre quella del sigillo (2).

Non v' è nessun rapporto fra la rappresentanza del
sigillo e il segno della contromarca, e, se alcuni segni
lineari non ricorrono finora che su cretule aventi
la stessa rappresentanza, non si verifica però il caso,
che tutti gli esemplari d'una stessa rappresentanza

(') Evans, Cretan Pictocjraphs and Prae-Phoenician Script,
p. 103.

(2) Annual of the British School at Athens, VI, p. 50
e VII, p 43.
 
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