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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 13.1903

DOI Artikel:
Pellegrini, Giuseppe: Tombe greche arcaiche: e tomba greco-sannitica a tholos della necropoli di Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.9310#0154
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291

TOMBE GRECHE ARCAICHE ECC.

292

produzione originaria ai Greci stessi delle regioni,
dond' essi vennero in Italia.

Il fatto che tali oggetti si trovano diffusi special-
mente in Etruria trova la sua ragione da un lato
nella naturale ricchezza di quel paese, stato sempre
uno degli sbocchi commerciali più sicuri e rimune-
rativi di tutta l'antichità, dall'altro nel carattere
della civiltà etnisca, così compenetrata, invasa e
pervasa di elementi greci (intendo sopra tutto greco-
asiatici), da potersi quasi considerare, nella sua forma
esteriore, come una facies della greca. Il che, data
l'origine orientale degli Etruschi, il loro contatto con le
colonie dell'Asia Minore, e la loro venuta in Italia
in epoca eh' io ritengo indubbiamente più bassa di
quella fissata dalla comune tradizione, non ha in vero
nulla che possa sorprendere.

Ora se noi esaminiamo da vicino gli oggetti rac-
colti nella tomba Artiaco, noi troviamo che anche a
Clima, come in Etruria, dominano, 1' uno accanto al-
l'altro, due diversi indirizzi artistici: il geometrico
puro e l'orietalizzante; ai quali non c' è dubbio ormai
che corrispondono due diverse correnti commerciali :
una che muove dalla Grecia propria, l'altra, molto
più considerevole, che viene dalle colonie greche del-
l'Asia Minore.

Quali prodotti determinatamente e specificamente
debbansi ascrivere all' una o all' altra di queste cor-
renti non è facile ancora riconoscere con precisione, come
pure non è facile nominarne i centri principali di
irradiazione e d' espansione. Alla corrente continentale
greca dovremo però attribuire, con pieno fondamento,
le ceramiche di carattere geometrico e in generale
la diffusione di questo stile. Calcide, la città del
rame ('), avrà molto verosimilmente, inviato a' suoi
coloni d'Italia parte dei vasi metallici, specialmente
quelli senza o con sobria decorazione, come il grande
lebete fig. 25 e quello più piccolo fig. 26, i cui pro-
cessi di lavorazione e la perfezione della esecuzione
ammettono una lunga pratica ed un diuturno esercizio,
quale appunto la tradizione letteraria ci rivela per Cal-

(') Cf. Dondorff, De rei. Chalcid., p. 21 ; Boeck, Staatsh.
d. Ath., II, p. 168; Loeschke, Dorp. Propr. 1879; Milchhofer,
Anf. d.Kunst, pp. 209 e segg.; De Ridder, Bull. Corr. Hell.,
1896, pp. 419 e segg.; Pottier, Calai, des vases, II, p. 553, e
sopratutto Furtwangler, Goldf. v. Vettersfelde, p. 30; Olympia,
IV, pp. 94- e 134; Griech. Keramik, p. 161.

cide (') ; e ben presto ad imitazione delle officine della
madre patria saranno sorte a Clima stessa le fabbriche
di vasi di bronzo che, specialmente nei secoli "VI-V
inondarono dei loro prodotti le città della Campania
e dell' Etruria (-). Da Calcide, che Alceo (3), alla fine
del secolo VII, celebra per le sue spade (xukxidixaì
ffTvàOai) saranno altresì derivate con tutta probabi-
lità le armi in ferro, talvolta adornate di altro me-
tallo più nobile, come la spada fig. 30, il pugnale
fig. 31, ecc.

Alla corrente commerciale greco-asiatica, non pro-
priamente limitata, in questo tempo, ad una particolare
regione, ma esercitantesi su larga scala dallo stretto
dei Dardanelli fino all' isola di Cipro ed all' Egitto
dovrannosi invece attribuire gli oggetti più special-
mente destinati al lusso ed all'ornamento della persona,
sopratutto le oreficerie e i bronzi di carattere orien-
talizzante, come la fibula fig. 10, i fermagli da cintura
fig. 11-12, i pendaglietti da cosmetici fig. 15, i vasi
d'argento figg. 16-22, forse il sostegno ed il lebete
di bronzo con il fioro di loto fig. 27, gli scudi di
lamina sbalzata fig. 24, ecc. (4).

Questi fatti importantissimi per lo studio della
civiltà italo-greca nel sec. VILI a. C, trovano a
Cuma — e questo è forse il risultato più notevole
delle nostre scoperte — una splendida ed inaspet-
tata conferma nella tradizione che alla fondazione
di Cuma italica presero parte non solo i Calcidesi
d'Eubea, ma anche una gente venuta dalle colonie
greche dell'Asia Minore, cioè i dimani d'Eolide.
Eforo nel suo epitomista Skymnos da Chio (•"■), e

(•) Cf. sui prischi lavori di rame calcidesi anche Duhn,
Ann. Ist., 1879, p. 152, e autori citati nella nota precedente.
Cf. pure sopra, p. 250 nota, per ciò che riguarda il secondo dei
bacini qui specialmente ricordati.

(*) Cf. Helbig, Ann. Ist. 1880, p. 226. V. anche Duhn,
Ròm. Mitth. 1887, p. 245. La maggiore ricchezza notata dal
Duhn (Bull. Ist., 1878, p. 181) di Suessula rispetto a Capua e
Nola mi sembra spiegarsi benissimo con la maggiore vicinan-
za di quella città a Cuma.

(3) Presso Ateneo XIV, 627 A. Sulla fabbricazione delle
armi a Calcide vedi anche Pottier, Gat. des vases, II, p. 552.

(4) Al commercio delle colonie greche d'Asia Minore, piut-
tosto che a quello fenicio, anche Orsi sembra inclinato a ri-
ferire le poche argenterie che si trovarono a Siracusa (Notizie
1893, p. 452).

(5) vv. 236 e segg.

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