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NEMUS ARICINUM

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Angelo Pasqui con intelligente pazienza ricomposti in-
sieme, e grazie a questa ricomposizione si conosce qual-
che cosa anche del fregio che si trovava sopra la bor-
dura (fig. 7).

sul lato di dietro, tanto più che la misura che egli
dà del pezzo conservato, di m. 0,21, concorda esat-
tamente con la misura del pezzo di turcasso del Museo
Nazionale. Egli crede che appartenga a una decorazione

Fig. 7.

Nelle Notizie degli scavi del 1895 (') si parla
anche di un pezzo di turcasso di bronzo, che il Bar-
nabei ritiene facesse parte di una statua di Diana.
Nel Museo Nazionale è un pezzo di turcasso, evi-
dentemente lo stesso di cui parla il Barnabei, ben-
ché egli non faccia per esso menzione della doratura,
che pure è conservata molto bene. Malgrado questa
dimenticanza, circa l'identità non può cadere alcun
dubbio, poiché il Barnabei parla di « un pezzo di fa-
retra » : fu acquistata con gli altri oggetti anche una
faretra di bronzo non dorato, che doveva essere parergo
di una statua, ma questa è intera (fig. 8). Sembra
anche la stessa nota all'Helbig (2), che parla della
parte inferiore di un turcasso fuso in bronzo e aperto

come centro di qualche motivo ornamentale in rilievo,
o a una statua di Diana. È strano
però che anche l'Helbig non parli
affatto della doratura né per la
faretra, né per i frammenti di lastre
fuse, di cui una ha un fregio di
fogliami, che pare appartenga al
nostro pezzo, concordando con i
frammenti di cui si fa menzione
nelle Not. degli scavi del 1885 (').

Ormai non può cadere alcun
dubbio circa la destinazione del
nostro turcasso : esso si adatta
esattamente ad altri pezzi di bronzo
dorato in modo da formare parte

Fig. 8.

(>) P. 433.

(*) Bull. deWInst. 1885, p. 23-2.

(') P. 428.
 
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