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VASI GRECI DELLA SICILIA

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lo stimo questi vasi cronologicamente più vicini,
benché di poco, alla megalografia che non quelli del-
l'altra officina da cui uscirono il cratere di Camarina,
quello con Teseo nel mare e gli altri di cui abbiamo
parlato ; tranne che il disegno più severo non sia sol-
tanto dovuto all'eccellenza dei maestri che lavoravano
in quella fabbrica. La forma prediletta è il grande cra-
tere a volute ; ma, dato il fine della mia ricerca, io non
posso insistere su tutti i particolari tecnici e stilistici di
questa famiglia di vasi. Mi preme soltanto fare alcuni
confronti, che ci condurranno a qualche conclusione.
Raramente (nel vaso di Gela, p. es.) sono indicate le
linee del terreno; non vi troviamo le figure disposte su
diversi livelli, l'una indipendente dall'altra, nè quelle
disegnate a metà, perchè occultate dai rialzi del suolo ;
non vi predominano i caratteristici motivi polignotei
a noi noti dalla tradizione letteraria ; le figure, inoltre,
vigorose e di una maggiore nobiltà di linee, occupano
tutto il campo destinato a contenere la rappresen-
tanza.

Questi fatti possono indurre un osservatore super-
ficiale a credere che se sono polignotei questi vasi
non possano esserlo gli altri, o viceversa; ma non
deve essere così. L'officina da cui provengono codeste
scene della Iliupersis ed Amazzonomachie interpreta
e traduce a suo modo la megalografia di Polignoto e
suoi collaboratori e contemporanei; e rimane ancora,
quantunque solo in parte, legata alle tradizioni sem-
plici della ceramografia. E sebbene io non creda col
Kobert — l'ho già osservato — che soltanto singole
figure e singoli motivi siano, in questi vasi, polignotei,
pure ritengo che gli artefici di questa officina non si siano
spinti che raramente (vaso di Bologna, pubblicato dal
Pellegrini, tav. II) a tradurre nei vasi tutto lo spirito
e le linee della composizione polignotea. Stimo,
però, che nel disegno delle figure siano migliori inter-
preti dello stile della pittura monumentale, che non

i maestri, meno attenti e finiti e forse un po' indipen-
denti, dell'altra officina da me sopra riconosciuta.

*

Altri pittori scelgono dalle grandi composizioni po-
lignotee singoli episodi, traducendoli nei vasi non solo
con la linea, ma, talvolta, con tutto lo spirito della
megalografia.

Insigne esempio di questo fare è la famosa anfora
di Gela, ora nel Museo di Berlino, con Orfeo che canta
e suona fra i Traci ascoltanti In questa pittura,
pur non essendovi una grande e complessa composizione,
è in sommo grado conservato il carattere degli esem-
plari polignotei, e l'artefice ha principalmente ritratto,
in maniera affatto spirituale, l'estasi del mistico poeta,
e l'attenzione, lo stupore, il rapimento degli ascolta-
tori Traci: YfjOoc del grande maestro di Taso qui
disvelasi in tutta la sua potenza !

Ma altri vasai, meno penetrati, forse, di questo
intimo e spirituale carattere, o incapaci a renderlo
nelle linee semplici della pittura vascolare, studiosi
più dell'insieme, del soggetto, si librano all'imitazione
della composizione intera, poco curando, talvolta,
l'espressione dei sentimenti nelle singole figure.

Non tutti questi vasi, però, sono dal medesimo
stile e, strettamente parlando, del medesimo tempo,
tanto meno poi della medesima officina.

Già il Milchhofer, nello scritto più volte citato,
aveva nettamente distinto il cratere d'Orvieto dalla
famiglia di vasi a cui appartiene il cratere di Bologna
con Teseo nel mare, e a cui noi abbiamo ricollegato
il nostro di Camarina. Se nel cratere d'Orvieto sono
mantenuti, oltre che tutto l'aspetto esteriore di una
grande composizione, la nobiltà del disegno e l'espres-
sione dei sentimenti; se il pittore di questo vaso ha
saputo renderci, in maniera eh' io reputo assai fedele,
la tecnica e lo spirito della megalografia, lo stesso

voluto accennare soltanto ai più importanti e caratteristici di
tali vasi, per i quali rimando all'elenco, ancora incompleto,
dato dal Robert, nella citata memoria Sopra i vasi di Poli-
gnoto, p. 24 sg. Noto, di sfuggita, che essi provengono da de-
terminati luoghi; il che aiuta a supporre Yunicità dell'officina,
che con questi luoghi aveva relazioni commerciali; ma rimando
con piacere alle giustissime osservazioni del Pellegrini (op. cit.,
p. 7 sg.) sui luoghi d'importazione di tali vasi e sulle correnti
del commercio greco nell'epoca a cui essi devono essere riferiti.

(') Pubblicata dal Furtwangler in L." Berliner Winckel-
mannsprogr. (1890), p. 154 sgg., tav. II. Cfr. Robert, Nekyia,
p. 53, ed altrove. Non credo che questa rappresentanza vasco-
lare dipenda da una speciale pittura di uno scolaro di Poli-
gnoto con Orfeo fra i Traci; ma credo, col Furtwàngler, che
le singole figure siano improntate alla Nekyia del grande
maestro.
 
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