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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0214
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4Ì1

IL PALAZZO DI PHAESTOS

412

fondamenta delle case elleniche, mentre a occidente
del muro a blocchi, scesero fin presso il lastricato del
piazzale antichissimo, invece a est furono basate ap-
punto sopra quel muro e sui resti dei vani primitivi,
cioè al livello miceneo.

Il ripostiglio sotto il sedile, la bacinella da offerte
in steatite, su cui vedesi intagliato il segno della
doppia ascia, la conchiglia alla quale pare fosse an-
nesso un significato religioso, e la tavola da libazioni
in argilla, trovata in situ, ci fanno pensare che il luogo,
ove tali oggetti si conservavano, fosse un piccolo san-
tuario.

Esso in vero sta in intima connessione coi vani 2-2",
i quali, per varie ragioni, sembrano pure aver avuto una
destinazione sacra. 11 passaggio dall'uno agli altri, come
si osservò, nemmeno in origine era chiuso da una porta.

Quanto alla cronologia di questi piccoli recinti,
dobbiamo ancora osservare che datano bensì tutti dal-
l'epoca premicenea, e tutti rimasero coperti quando si
eresse il secondo palazzo, ma certo i tre ad ovest
del muro a ortostati, non furono costruiti contempo-
raneamente con questo e col vano intorno; le loro
pareti non hanno infatti una connessione strutturale
col muro stesso, e solo in seguito furono addossate ai
suoi blocchi (fìg. 39).

Sembra dunque che i vani esterni rappresentino un
ampliamento del sacello 2"', fatto in epoca ancora assai
primitiva, per un qualche scopo religioso, pel quale
non si aveva riguardo di diminuire l'effetto grandioso
della facciata occidentale dell'edilìzio con l'aggiunta di
una costruzione, che veniva a ricoprirne una parte.

Il disaccordo Ira la rozza muratura posteriore e
il bel basamento a blocchi del rimanente prospetto,
doveva peraltro essere allora nascosto dal rivestimento
di stucco dipinto, di cui anche adesso si conservano
tracce sull'una e sull'altro.

Tale santuario dell'edificio primitivo di Phaestos
era dunque composto di tre celle comunicanti e di
una annessa (2'). Per la sua tripartizione e per l'an-
gustia dei suoi singoli vani, trova perfetto riscontro
nel santuario, scoperto dal sig. Evans all'angolo sud-
est del palazzo di Knossos ('), e forse la triplice di-
visione — che, come ricorda l'Evans, è visibile pure

(') Knossos, 1902, in B. S. A., Vili, p. 95 e seg

nei tempietti delle placche d'oro di Micene e dell'af-
fresco di Knossos, — fu in esso determinata dal ca-
rattere del culto cui era consacrato.

§ 15. — Le costruzioni sottostanti al megaron su-
periore del palazzo miceneo e al suo vano an-
nesso a sud.

Nella parte anteriore del megaron 69 del pa-
lazzo miceneo, fra la sua parete occidentale e lo sti-
lobate, si aprirono due grandi trincee.

In quella a sud, poco sotto la crosta calcarea,
spessa da m. 0,08 a m. 0,10, che costituisce il pa-
vimento di tutta la sala, venne in luce un piccolo ca-
nale di scarico, fatto con lastre di pietra calcare ben
congiunte, largo m. 0,15-0,25, alto m. 0,30 circa.

Ne scoprimmo un tratto, il quale uscendo di sotto
lo stilobate, corre in direzione nord-ovest con una
sensibile pendenza, ma non si potè vedere nè donde
avesse origine, nè dove terminasse ; certo 1' apertura
d'immissione non era nell'area del megaron, comple-
tamente pavimentata. Presso il canaletto, fra la terra
di riempitura, giaceva una grande base di colonna di
una pietra somigliante a porfido rosso.

A m. 1,70 sotto il pavimento miceneo, cominciò
ad apparire, dalla parte dello stilobate, un muro a
rozze pietre, intonacato, che scendeva fino alla profon-
dità di m. 3,10, e, dalla parte opposta, venne in luce
la sostruzione della parete occidentale del megaron,
consistente in un muro a secco, di tipo ciclopico
(fìg. 40).

Fra gli enormi blocchi che lo compongono si notò
pure una base di colonna, uguale all'altra su men-
zionata.

A m. 3,70 apparve la roccia.

Un buon tratto delle stesse fondamenta fu sco-
perto nella trincea a nord, ma qui non s'incontrò nessun
avanzo di fabbrica premicenea. Molto verosimilmente,
quando si costruì il secondo palazzo, le rovine del-
l'edificio antichissimo vennero in parte rimosse in quei
luoghi, in cui le fondamenta dei nuovi muri princi-
pali dovevano poggiare direttamente sul terreno ver-
gine, come appunto era necessario per le potenti
sostruzioni del lato occidentale del megaron supe-
riore.
 
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