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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 14.1904 (1905)

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Savignoni, Luigi: Scavi della missione italiana a Phaestos 1902-1903: rapporto preliminare
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https://doi.org/10.11588/diglit.9311#0233
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IL PALAZZO DI PHAESTOS

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vate nei magazzini 33, 37, 38, 43 del palazzo mi-
ceneo. Un esemplare di queste, che si vede ancora
nell'angolo nord-est del vano 33 (tìg. 62), ci mostra
come la loro struttura sia piuttosto cilindrica che
ovale, e come la decorazione, esclusivamente pla-
stica ('), consista in fasce a rilievo, per lo più ripor-
tate sulla superficie del vaso, e ornate con disegni
geometrici o con figure, incise alla punta o impresse
con uno stampo. E noi sappiamo che in Creta, l'arte
di decorare i grandi vasi fittili con tali rilievi, non
solo è assai diffusa e progredita all'epoca micenea,
siccome ci mostrano esemplari di Knossos, di Phae-
stos, di H. Triada, di Prinià, ma si mantiene con gli
stessi caratteri almeno fino all'epoca greca arcaica (2).

Invece le giarre dei magazzini G(Jr hanno caratteri
loro propri.

Misurano, per altezza, da m. 0,75 a m. 1,10 e,
pel maggior diametro, da m. 0,70 a m. 0.50.

La loro forma è generalmente ovale e in qualche
esemplare (31, tav. XXXIV, b) quasi sferica; la base
si va molto restringendo verso il fondo, e perciò si
spiega il fatto che queste giarre, anziché sopra un pavi-
mento piano, si dovettero porre conficcate nel terreno.

L'orlo superiore, assai robusto e quasi sempre ar-
rotondato, sporge all' infuori in modo, che fra esso e
il corpo del vaso resta una strozzatura ben pronun-
ciata, e il labbro ha una depressione concentrica alla
periferia, nella quale dovevano incastrarsi i coperchi.
Siccome di questi non s'è rinvenuto alcun avanzo, bi-
sogna supporre che fossero di legno.

Le anse, che servivano per passarvi le corde onde
sollevare e trasportare i pesanti vasi, sono robuste,
attaccate verticalmente, in numero di quattro, sei, od
otto presso l'orlo superiore, e in numero di due, tre o
quattro verso la base, in corrispondenza con quelle
superiori.

Merita speciale attenzione iìpithos 1 (tav. XXXIV,
6'), il quale, presso il labbro, ha tre coppie di anse ver-
ticali e, in ciascuno degli spazi fra queste, una sola
ansa verticale, sotto la quale trovasene un'altra oriz-
zontale.

Nei pithoi 6, 14, 15, 16. tre sole anse verticali
si attaccano a mezzo il corpo e invece, presso l'orlo
superiore, assai poco pronunciato, si trovano tre protu-
beranze cornute con la punta rivolta all' ingiù, che do-
vevano pure servire come mezzo di presa, e stanno in
corrispondenza con le tre anse verticali (fig. 63).

L'impasto, col quale questi vasi furono plasmati,
è di argilla scura, non perfettamente depurata, ma
compatta e frammista a sabbia e a minutissimi
cristalli.

Le pareti sono spesse da m. 0,01 a m. 0,015 ; la
cottura, in generale perfetta, solo in pochi esemplari
non è penetrata nella parte più interna, dove resta
un sottile strato nerastro. La superficie dei vasi non
dipinti fu lisciata con poca cura, invece su quella
dei pithoi dipinti sembra di vedere un rivestimento
di un impasto più fino ed omogeneo.

Eccetto due (3, 7), i pithoi dei magazzini 69' re-
cano tutti una decorazione plastica o pittorica, o l'una
e l'altra insieme.

La decorazione plastica consiste in cordoni a ri-
lievo, che girano orizzontalmente in alto o presso la
base, e recano ornamenti di tipo assai semplice e pri-
mitivo, eseguitivi sopra, quando l'argilla era ancor
fresca, con l'impressione di uno stecco o addirittura
con la punta delle dita. E bisogna notare che siffatta
decorazione plastica non trova riscontro in quella dei
pithoi micenei o protoellenici, ma apparisce invece
come una reminiscenza o una persistenza d'una ma-
niera decorativa in voga nella ceramica neolitica (').

Per lo più (nei pithoi 6, 14, 15, 22) i cordoni
rilevati, che girano sull'omero del vaso, presentano
soltanto dei tratti inclinati e paralleli fra loro, per
cui somigliano ad una vera corda, avvolta all' intorno ;
invece il pithos 16 reca due fasce, sulle quali, colla
punta delle dita, fu impressa una serie di piccole ca-
vità fra loro tangenti, e, fra quelle, una terza fascia
con successivi intacchi ad angoli acuti, da cui risulta
un ornamento a spiga (fig. 63).

Sui cordoni che corrono presso la base dei pithoi,
si trovano talora le cavità fra loro tangenti, ottenute
con la punta delle dita (19, 31), ma più spesso (1,

(') Su certi frammenti di giarre del palazzo miceneo si
vede qualche striscia o pennellata in color rosso, ma ciò non
può costituire una decorazione pittorica.

(2) Cfr. Savignoni ne\V American Journal of Archacology,
seconda serie, V, 1901, p. 404 e segg.

(') Vedi Bullettino di Paletnologia, anno XXV, tav. II, 6 ;
anno XXVI, tav. V, 4-9. VI, C. VII, 8; anno XXVII, tav. Vili,
10; anno XXIX, tav. IX, 1, 2, G, 8, 10.
 
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