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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Taramelli, Antonio: Il Nuraghe Lugherras: presso Paulilatino
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0125
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229

IL NURAGHE L0GHERRAS PRESSO PAULILATINO

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fronti con la suppellettile consimile di tombe eneoli-
tiche della penisola italiana e specialmente interes-
santi quelli con la necropoli della Sicilia orientale e
con i materiali copiosamente forniti dalle tombe di
Los Eriales e da altre necropoli del sudest della
Spagna, nè meno importanti per lo studio della dif-
fusione e conservazione dei tipi nella vasta zona me-
diterranea sono i rapporti che andammo via via se-
gnando con le forme della ceramica di Creta minoica,
specialmente dello strato di Camares, con l'antico
orizzonte minoico, più direttamente e fedelmente neo-
litico.

La constatazione di questi rapporti che ho nella
mia Memoria rapidamente accennati non toglie però
che il materiale di questo scavo di Lugherras abbia
un carattere peculiare, quale prodotto locale, frutto
di una tradizione e di una tecnica sviluppata in luogo,
a servizio di bisogni giornalieri e con scarsi elementi
decorativi, pure di carattere locale. Come l'edificio,
anche il materiale in esso raccolto ha le decise ca-
ratteristiche isolane che lo distinguono da quello di
altri orizzonti mediterranei.

Non voglio qui svolgere la questione se gli ac-
cennati e sempre più chiari rapporti tra le forme
sarde e quelle sicule, cretesi ed iberiche di arredi
domestici che per il loro carattere d'uso pratico di-
remo fondamentali, unitamente ai rapporti tra gli ele-
menti architettonici del nuraghe con le costruzioni
fortificate e con le tombe dell'Egeo da un lato e del-
l'occidente del mediterraneo dall'altro siano l'effetto
di comunanza di civiltà se non di schiatta, od invece
solo di rapporti intercorsi tra le diverse genti delle
isole e delle spiaggie del Mediterraneo.

Le due ipotesi sono forse vere entrambe, troppi
dati venendo di giorno in giorno a provare come nel
campo di questo grande bacino del Mediterraneo, le
popolazioni sino dall'epoca neolitica ebbero una facies
comune ed un grado parallelo di civiltà, così da in-
durre varii studiosi a supporre un movimento di
razze preariane dal sud, che portò seco quell'onda di
civiltà comune ai vari paesi bagnati dal medesimo
mare (').

Orsi, Sepolcri protosiculi di Gela, in Bull, di Paletnol.
ital. A. XXXIV, 1908, pag. 167, nella postilla al suo lavoro l'Orsi,
accettando con cortesia di benevolo amico i numerosi raffronti

Non ritengo ancora possibile determinare in modo
preciso a quale popolazione sia dovuta specialmente
la diffusione degli elementi comuni ai vari orizzonti
preistorici sinora esplorati, nè credo prudente, allo
stato attuale delle ricerche, attribuire uno o l'altro dei
nomi dei popoli talassocratici ai diffusori di questi
germi di elementi vitali per la civiltà mediterranea.

Il Siret, a cui è dovuta la conquista di tante
larghe notizie sulla Spagna preistorica, ammette che
l'elemento ravvivatore della civiltà neolitica della
Spagna siano le spedizioni dei popoli del mare, degli
Egei, che avrebbero preceduto di gran lunga le più
antiche espansioni fenicie, condotte sotto l'egemonia
di Sidone, alle quali egli assegna un periodo che va
dal XVIII al XII secolo a. C.

A questa prima fase di influenza fenicia tiene dietro,
a suo avviso e si svolge parallela in parte la civiltà mi-
cenea dal XV all' XI secolo. Poscia, dopo la formazione
della civiltà celtiberica dell'età del bronzo, per l'ef-
fetto di una invasione dal centro dell'Europa, che re-
spinse dall' interno del paese iberico i Fenici, questi,
sotto l'egemonia di Tiro, fondarono verso 1X1 secolo
Gadir e poi varie colonie litoranee, che si mantennero
e continuarono sino all'epoca storica, assorbite nel-
l'azione politica e commerciale di Cartagine (1).

Per la Sardegna invece, non diversamente da
quanto il chiaro prof. Orsi segnalò per la Sicilia, è
piuttosto l'efficacia dell' influenza egea che ci rive-
lano le statuette di marmo di Anghelu Ruju, come
le forme della ceramica, e sempre alla civiltà delle
isole dell'Egeo e di Creta, nella fase che tiene dietro
a quella « egea », alla « minoica-micenea » ci condu-
cono sia gli elementi dell'architettura che quegli im-
portanti della metallotecnica, come talune forme di
strumenti e di armi e, soprattutto importanti, i noti

che io ho fatto tra i materiali delle tombe eneolitiche di An-
glielu Ruju e quello delle tombe sicule del primo periodo, come
dei villaggi di Stentinello e delle tombe gelesi, vede le prove
dei rapporti tra le due isole sorelle ed ammette clic esse siano
state tocche da questa corrente di razze e di civiltà, le quali
poi si svolsero con varia sorte e carattere vario nei due am-
bienti.

(') Siret, Origines de la civilisation nèolitique, Comptes
rendues du Congrès intern. d'Anthropologie et d'Archéologie
prehistoriques de Monaco, voi. II (1908), p. 28, 406. Orientano;
et Occidentaux en Espagne aux temps prehistoriques. Rev.
d. Questions Scientif. Bruxelles, oct 1906, janv. 1907. Estratto
pp. 11, 47, 67.
 
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