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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Orsi, Paolo: Di una anonima città siculo-greca: a Monte S. Mauro presso Caltagirone
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0390
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739

DI UNA ANONIMA CITTÀ SICULO-GRECA ECC.

740

un ciottolo siliceo adibito a mazzuolo-percussore, due
ascie in basalto col taglio smussato. Servì di orna-
mento un Dentalium marino. Abbondante invece la
ceramica, però ridotta in minuti frammenti. Sono in
piccolo numero quelli a fondo colorato e caratteristici
del 1° periodo; molti quelli acromi, tra cui esem-
plari tipici del 2°; alcuni frammenti di scodelloni
sembrano riferirsi al 3°, che in ogni modo è scarsa-
mente rappresentato in questo punto, mentre abbonda
negli scarichi lungo i margini settentrionale ed occi-
dentale del colle. Trattandosi di rifiuti di capanne,
questa detìcenza del materiale del 3° periodo sembra
indurci nella convinzione che l'edificio in muratura
sia sorto nel posto di umili capanne di paglia fra
il 2° ed il 3° periodo. In ogni modo rilevo subito la
circostanza importantissima, essere questa la prima
volta che si riconoscono nel medesimo punto cera-
miche di tutti e tre i periodi siculi.

La lunga durata della abitazione su questo piano
viene dimostrata, oltre che dalla presenza di elementi
ceramici delle tre epoche, dalla potenza dello strato
siculo, che oscilla intorno ad un metro. Dovettero
quindi trascorrere parecchi secoli, prima che la tran-
quilla dimora di codesta gente venisse turbata da un
fenomeno storico violento, di cui ci sfugge la data e
la portata, ma di cui lo scavo ci fa in qualche modo
intravvedere la natura.

Di fatto, mentre lo strato siculo arcaico A è for-
mato di una terra leggiera color cioccolate, piena di
sostanze organiche decomposte, esso è chiuso al di
sopra da una linea di fuoco lievemente ondulata, spessa
6-8 cm., di terra rossa, dura e concotta. Fu dunque
un grande incendio che distrusse le antiche capanne;
delle quali se io non ho riconosciuto veri fondi od
orme sicure, lo si deve o alla loro tenuità, od anche
alla non grande larghezza delle trincee da me con-
dotte intorno all'edificio.

B) Lo strato, che dirò protostorico, è costituito
da un banco di circa 60 cm. assai duro, di terra ar-
gillosa cinerea, con scarso contenuto quasi esclusiva-
mente di pìccoli avanzi ceramici geometrici del 3° pe-
riodo, dei quali qualche campione apparve anche nello
strato superiore di terra vegetale. Dentro lo strato B
erano innestate le fondazioni dell'edilìzio, che in
qualche punto scendono sino a toccare la linea di
fuoco. È in questo strato che il giorno 25 giugno 1904

avvenne una scoperta, inattesa e sorprendente. Nella
parte superiore di esso, dove questo si confonde quasi
colla terra vegetale, e precisamente nell' interno dei
muri perimetrali, a 30 cm. dal piano di campagna,
in un occhio di terra carboniosa apparve un conglo-
merato di piccoli frammenti di spessa lamina in bronzo,
rotti, contorti ed alterati in antico, nei quali con mio
sommo stupore ravvisai una scrittura greco-arcaica,
tracciata profondamente su ambo le faccie. Questo
occhio di terra nera era stato a più riprese urtato
dall'aratro, che aveva disperso ed allontanato qualche
frammento scritto. Esplorata in fatto e vagliata con
le maggiori cure tutta l'area interna del fabbricato,
pervenni a ricuperare qualche altro brano della iscri-
zione, che illustro nelle pagine che seguono.

C) In fine lo strato superiore è costituito dal
suolo vegetale, non più spesso di una ventina di cm.;
esso conteneva rarissimi frammenti fittili strappati
dalla punta dell'aratro al filone medio sottostante.
È in questo che segnalai i pochissimi, piccoli e con-
sunti frammenti di quattro terrecotte architettoniche
dipinte e di due coppi colorati in marrone; e dopo la
comparsa dei primi pezzi sperai, ma invano, che molti
altri uscissero alla luce. La presenza di questi mi-
seri avanzi, torna appunto enigmatica per il fatto che
sono pochissimi di numero ed estremamente deterio-
rati. Le spiegazioni che mi si affacciavano al momento
della scoperta, e che credo di dover oggi ancora man-
tenere, sono diverse. La collina del tempio è troppo
da questa discosta, per supporre che ragazzi di con-
tadini o di pastori le abbiano tolte di là e qui por-
tate. Forsechè terrecotte architettoniche greche vennero
nel VII secolo adibite alla decorazione, anche parziale,
della dimora del rozzo principe siculo, che avrebbe
voluto con infantile orgoglio vedere i vivaci colori
greci coronare qualche parte del suo piccolo palazzo?
0 forse anche questa dimora non venne eretta da
maestri-muratori greci al servizio dei Siculi, in modo
analogo a quanto ho notato a M. Bubbonia? Ma nel-
l'uno e nell'altro caso il numero dei frammenti avrebbe
dovuto essere di parecchio superiore a quello dei po-
chissimi raccolti. Ond' è che l'animo rimane sempre
aperto a dubbi ed incertezze.

A scavo e ripulimento ultimato venne fuori l'edi-
ficio, di cui alla tav. IV porgo la planimetria, dili-
gentemente levata dal sig. K. Carta. È un corpo di fab-
 
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