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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Orsi, Paolo: Di una anonima città siculo-greca: a Monte S. Mauro presso Caltagirone
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0393
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di una anonima città siculo-greca ecc.

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rudimentale l'arte muraria, e ne facevano uso in casi
rari ed eccezionali, cominciarono ad usarla con mag-
gior frequenza, dapprima al contatto degli Egeo-Mi-
ceuei, ed in più larga misura dopo che vennero in
relazione coi Greci, dal secolo Vili in poi. Solo in
rarissime occasioni fortificarono i loro colli del resto
inespugnabili, o meglio quella parte di essi che for-
mava l'Acropoli. E la casa dei capi o dei principi, in
origine una semplice capanna circolare di ramaglie,
diventò lentamente un'opera in muratura, dapprima
con due, poi con diversi ambienti.

Io ho chiamato col nome, un po' grandioso, di
Anactoron il modesto edificio; e taluno troverà forse
esagerata ed inopportuna tale denominazione, la quale
però emana dalla mia ferma convinzione che essa fosse
la dimora del piccolo principe siculo. In ogni modo
la mancata constatazione di qualsiasi apertura rende
meno facile il definire la funzione dei singoli ambienti.
I quattro pilastri che chiudono i lati corti, costitui-
vano, a mio avviso, dei IlQÓdvQcc. E nei due am-
bienti di cui consta il fabbricato vorrà taluno vedere
un Mk'yctgor ed un 0àlaf.iog; ma sono tutte designa-
zioni ipotetiche ed arbitrarie. Vero è che anche nella
Troja più antica le case erano molto semplici e ri-
strettissime ('), ben lungi dallo sviluppo e dalla ric-
chezza di ambienti raggiunti più tardi dagli Avàxioqa
della piena e florida civiltà egea e minoica. Ma in
sostanza nulla affatto conosciamo della costituzione
della famiglia sicura, nulla dei diritti e delle attri-
buzioni del principe, e se esso assumesse anche funzioni
religiose e sacrali, che si svolgessero nella sua resi-
denza, che sarebbe stata così anche santuario. Insi-
stere in queste indagini equivale ad affrontare l'ignoto
ed a giocare di fantasia. Se dal Méyccgov di Troja
nella sua forma più semplice e primordiale è nata
l'idea della cella templare, non altrettanto possiamo
dire dei Siculi, che anche in tempi progrediti ebbero
culto aniconico e naturalistico, del quale pressoché
nulla conosciamo. Il che non esclude che anche nel
rozzo palazzo del principe si possa essere esplicato
un culto.

(') Por le forme rettangolari e semplicissime di case pri-
mitive, si consulti il Mackenzie, Crctan palaocs and the aegean
civilisulion in Annual of the Brithh School at Aihens,
ii XIV (1908), dove sono raccolte e discusse le copiose fonti
archeologiche.

Accontentiamoci pertanto di affermare che la casa
del colle 3 di S. Mauro era la modesta dimora del
capo tribù, modesta come la gente che si raccoglieva
attorno a quel capo; che non ebbe le ricchezze e la
potenza per costruirsi un edificio vasto e forse son-
tuoso, come furono gli Avàxxoqa di Pantalica e di
M. Bubbonia. Glie codesta fosse proprio la casa del
principe lo arguisco dal fatto che essa è l'unica co-
struzione poderosa della città ; e che essa racchiudeva
il prezioso documento epigrafico in bronzo, che se in-
tegro ci avrebbe forse rivelata una pagina della storia
oscurissima dell'oscura città.

B). Altre scoperte sul colle dell'Anactoron.

A completare i dati sul colle 3 conviene aggiun-
gere qualche ulteriore osservazione. Pare che il ci-
glione del medesimo fosse in origine fortificato e cinto
di un muro di difesa e sostegno, almeno nei tratti
più facilmente accessibili. I villani che hanno trasfor-
mato in piccole terrazze coltivate il ripidissimo de-
clive occidentale, che precipita nella valle del Signore,
devono aver distrutto quel poco che aveva resistito
ai secoli ed alle frane. Ed appunto sul lato NNO
nel giugno 1905 segnalai un tratto di muro, che si
sviluppa per m. 9 in lunghezza e m. 1 '/2 iu altezza
e di cui porgo la imagine, nel tratto migliore, alla
tig. 8. In precedenza io lo aveva ritenuto per una
maceria di sostegno, ma dopo più attento esame lo
riconobbi per antico, e facente parte della cinta in-
termittente. Esso è formato di sfaldature di media
grandezza, che si appoggiano al ciglione ; e questo
tratto si raccorda ad un altro tratto segnato in pianta
sul fronte NE del colle, e fra l'uno e l'altro come
lungo tutto il fianco NO corre, completandoli ed in-
tegrandoli, lo spalto roccioso; in fine un altro piccolo
brano si ha sul fronte di mezzogiorno. Di guisachè
risulta come la vetta del colle era cinta da una linea
muraria ad andamento curvo che copriva la prua,
diremo così, settentrionale di esso, innestandosi nei
due lati lunghi collo spalto di roccia in parte natu-
rale, in parte forse anche tagliata ad arte, ma oggi
profondamente alterata dalle frane dovute alla debo-
lezza della compagine litica. Così viene più che mai
corroborata l'idea, che il piccolo colle fosse la vera
Acropoli colla sede del principe.
 
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