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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 20.1910

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Galli, Edoardo: Avanzi di mura e vestigia di antichi monumenti sacri: sull'acropoli di Fiesole
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https://doi.org/10.11588/diglit.9319#0492
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AVANZI DI MORA ECC.

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parimente incavati con estrema fatica nel vivo masso.
I primi due rifacendosi dalla parte più bassa avevano
una lapide amovibile, sopra la quale, quando era
chiusa potevasi trapassare, onde giungere al terzo, che
ne era privo. Il loro interno è a cono troncato più
largo nel fondo che nell'abboccatura. I loro diametri
sono presso a poco eguali ; ma differiscono moltissimo
nella profondità. Eccone le precise misure. Comin-
ciando sempre dall' inferiore il diametro dell'abbocca-
tura è piedi tre, e undici pollici (circa m. 1,20);
quello del suo fondo piedi sette, e cinque pollici (circa
m. 2,23) ; e la profondità verticale piedi quattordici,

lonne che ne formano il destro portico, e l'altra, che
oggi resta fuori della suddetta Basilica, poiché inter-
medio a queste due vi è il moderno muro che la ri-
cinge dalla parte meridionale. Questo spazio per quanto
è la lunghezza della Basilica, si è trovato che for-
mava un ambone sotterraneo, largo cioè, quanto indi-
cano le due mura, e lungo piedi centottantaquattro
(m. 55,20 circa), e ripieno di sassi sciolti, alcuni la-
vorati, ed altri naturali avanzo di antico edilizio ro-
vinato, che sovrastava a questo sotterraneo.

Si osservi finalmente il piccolo canaletto, che ha
origine da un foro quadro lasciato ad arte nel co-

B

or?e sulla linea A -B

Fig. 34. — Spaccato delle favissae.

e tre pollici (m. 4,30 circa). Il secondo è eguale nei
suoi diametri al primo ; ma la profondità verticale è
piedi nove, e quattro pollici (circa m. 2,80). Il terzo
è parimente eguale nei suoi diametri ai due descritti,
ma la profondità verticale è piedi sette, e otto pol-
lici (m. 2,30 circa) ». A questo punto il Del Bosso fa
notare la « speciosa circostanza » non certo casuale
della profondità di ciascuno di questi incavi, la quale
progredisce in proporzioni eguali nell' interno del
masso come si vede chiaramente dallo spaccato (fig. 34).
Egli inoltre è di opinione che « questo lavoro sia si-
curamente etrusco, e ciò si riconosce chiaro dal ma-
neggio, e dalla qualità degli strumenti usati in queste
penose operazioni ». Poi aggiunge alcuni schiarimenti
intorno alla pianta da lui data, i quali possono essere
utili anche per la nostra figura.

« Vedasi dunque il principio, e l'andamento di due
muraglie etrusche una delle quali si interna oggi sotto
la Basilica, e serve di stabile fondamento alle co-

struire un tronco di pilastro appoggiato al muro Etrusco,
che conduceva uno stillicidio a scaturire nella cavità
di mezzo, d'onde poi l'acqua poteva sortirne da altre
rotture esistenti entro la cavità medesima, talmentechè
poca ne poteva restare per qualche uso speciale, come
diremo ».

Queste tre cavità, che ora sono interrate sotto l'at-
tuale piazzetta che si stende dinanzi alla Basilica di
S. Alessandro, riproducevano, per quello che racconta
il Del Rosso e per ciò che si può ricavare dal di-
segno da lui dato, la forma del modius, essendo a
cono tronco con il fondo notevolmente più largo della
bocca (poco meno del doppio). Per la loro ridotta ca-
pacità sarebbero stati invei'0 troppo angusti depositi
per gli utensili del culto fuori uso.

Esse quindi, più tosto che favissae della specie
di quelle che da Gellio e da Pesto son ricordate
come esistenti nel tempio antichissimo della triade
capitolina, possono considerarsi come veri e propri
 
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