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DEL MUSEO CIVICO DI BOLOGNA

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sul luogo, ed una allusione certa e determinata al
grande Prassitele. E tale distanza di tempo egregia-
mente, io credo, conviene con ciò che si sa e si può
argomentare sul curriculum artistico e di Alcamene e
di Prassitele.

Accentua il Vollgraff il carattere eminentemente
asiatico, e però più cònsono nel periodo ellenistico, del
mito di Marsia, esibito nelle lastre di Mantinea. In
realtà il detto mito è uno dei prediletti dell'arte
attica, senza che esso possegga alcuna recondita e
particolare allusione. Lo scultore che scalpellò le
lastre suddette non aveva forse in mente se non la
glo.ificazione del dio maggiore nella triade, che ap-
punto da lui si chiama apollinea. Il medesimo ca-
rattere hanuo le varie rappresentazioni del mito di
Marsia e di Apollo sui vasi greci, sia del sec. V,
sia del successivo.

Non credo adunque che vi siano forti ragioni per
escludere l'attribuzione delle tre statue di Mantinea a
Prassitele il grande, e delle lastre alla base di queste
tre statue, l'assegnazione loro alla prima metà del
sec. IV.

Porse si è voluto dare una importanza un po'
soverchia a queste lastre, in cui si è anche ricono-
sciuto il soffio diretto della divina arte prassitelica. In
realtà noi dobbiamo considerare dette lastre nel loro
giusto valore: esse servivano come decorazione alla
base unica delle tre statue; avevano un carattere
essenzialmente decorativo e secondario.

Molto probabilmente, di prassitelico non v'è che
la composizione ed un certo influsso di stile che si
manifesta in ispecial modo nelle figure delle Muse,
le quali col loro panneggio, con le loro proporzioni e
col loro atteggiamento, sono una pretta manifestazione
artistica della prima metà del sec. IV (').

Alcuni biasimi sono stati diretti alla composi-
zione delle lastre. Il Vollgratf esprime buone osser-
vazioni per attenuarli, specialmente in riguardo alla
lastra coi contendenti e lo Scita ; ma, in realtà, dato
l'avvenimento rappresentato, possiamo noi accusare lo
scultore delle lastre con le Muse di freddezza e d'ina-
bilità compositiva?

(') Questo, come è noto, fu ampiamente dimostrato nello
scritto dell'Amcilung. Si veda anche il fine giudizio del Benn-
dorf in Jahre&hefte des ósterr. arch. Iustitutes, 1899, p. 260.

La calma serena e la soave compostezza, in cui
sono atteggiate le sei Muse, sono cònsone non solo al
momento raffigurato, ma anche allo spirito ed al ca-
rattere dell'arte attica della prima metà del sec. IV.
Spetta solo all'arte seriore il dare animazione più
grande, che trascende a vera teatralità anche nelle
scene improntate, non già da un'azione tumultuosa,
ma da un' azione di attesa, e di carattere, perciò,
psicologico. Richiamo a ciò che di analogo alle lastre
di Mantinea possiamo ammirare nel sarcofago delle
atrlitte.

Sì, veramente le sei Muse hanno l'aspetto di
statue isolate, ma di soavi statue in cui possiamo
cogliere la impronta della grazia prassitelica, che si
esplica negli atteggiamenti nobili ed eleganti, nel
giuoco del panneggio pieno di varietà e di vaghezza.
Certo è che, rispetto alla composizione del fregio del
Partenone (alludo alla mirabile raccolta degli dèi),
palesa la sua inferiorità compositiva l'accolta delle
Muse di Mantinea; ma in ciò sta la dilfereuza tra
Fidia e Prassitele. Prassitele infatti esplicò il suo
genio artistico, non in vaste e ponderate composizioni
come lo olimpico Fidia, ma in statue singole in cui
egli fu esclusivamente immortale creatore di forme
giovanili e graziose.

Se si prendono in considerazione le lastre di Man-
tinea e la base di tripode studiata dal Benndorf, si
deve riconoscere in questi due monumenti un reper-
torio di figure femminili, che in modo singolare hanno
il loro riscontro in ciò che fu espresso nella lamina di
argento bolognese. Ed i confronti si potrebbero esten-
dere vieppiù, poiché sarebbero da menzionare parec-
chie statue, originali (') e copie (*), che palesano di

(') 1). Frammento di statua in bronzo da Cizico, al Museo
di Berlino (testo alla tav. 558, p. 6, di Brunn-Bruckmann,
Denkmàler; Kekulc Die griech. Skalplur, p. 271). 2). Statua
acefala di Karystos (Arndt-Ainelnng, Eimdaufnahmen, n.716;
Ollignon, Les statues funéraires dans Vart grec, flg. 93).
3). Statua di Trejjtham Hall, del Museo Britannico {Journal oj
Hellenic Studies, 1908, tavv. XXVII-XXIX; Collignon, op cit.,
figg. 94 e 95 e frontespizio). 4). Statua di Taso al Museo di
Costantinopoli (Collignon, op. cit., fig. 97).

(") Tipo della grande ErC'danese di Dresda (Brunn-Bru-
ckmann, tav. 310) con la statua di Andros (Collignon, op. cit.,
fig. 99) ecc. Tipo della piccola Ercolanese di Dresda con la
statua di Aegion (Attienisene Mitteilungen, 1878, tavv. V-VI;
Collignon, op. cit., fig. 101). Alla bibliografia della piccola
Ercolanese (testo a Brunn-Bruckmann, tav. 558) si aggiunga:
 
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