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335

LA NECROPOLI S1CULA DI PANTALICA

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sute in forre selvaggie, dove abbondavano animali
anche pericolosi ; e dovettero essere armate non meno
bene di quelle costiere, le cui necropoli ci banno re-
stituito esemplari bellissimi di spade e di dagbe in
bronzo. A Pantalica, invece, non una sola spada; e
quelle lame che per la loro dimensione meritino il nomo
di daghe od anche di veri pugnali sono una eccezione.
Ciò non significa che i montanari di Pantalica non
possedessero siffatte armi ed altre ancora, come le
ascie, fabbricate anzi sul posto; si rammentino le forme
da fondere rinvenute nell'anactoron {Pantalica, co-
lonne 49-51). Ma per un lato la ritrosìa a privarsi
di armi lussuose e costose, sacrificandole pei- sempre
sotterra: dall'altro la metodica spogliazione dei bronzi
e, sopra tutto dei grandi bronzi, per opera delle po-
vere popolazioni, che nell'alto medioevo vissero nume-
rose su quei greppi, assai più verdi di selve e di
pascoli, che oggi non sieno, valgono a spiegare, al-
meno in parte, l'enigma. Che se i Siculi di Pantalica
non erano meno forniti d'armi di quelli costieri, erano
certo di essi incomparabilmente più poveri, il che si
desume dalla sobrietà dei bronzi, e persino delle cera-
miche anche nei sepolcri meglio e più sontuosamente
arredati ; infine, dall'assenza di qualsiasi suppellettile
così fittile come metallica in molti sepolcri assoluta-
mente incontaminati (nn. 134-146; 150-155). Ed a
proposito di armi, mi ripeto qui il quesito altra volta
postomi, se questa gente disponesse di quell'altro po-
tente mezzo di offesa che fu la lancia. Ed io credo
fermamente di sì; e sono di tale avviso, non ostante
che, sin qui, mai sia accaduto di rinvenirne anche un
solo esemplare dentro sepolcri. E nemmeno ascie ed
accette si ebbero dai sepolcri, pervenuteci, come le
lance, soltanto dai ripostigli; eppure la conoscenza
dell'ascia ad occhio è provata dagli esemplari sim-
bolici di Cassibile (Pantalica, tav. XIII, 12) e di
tante altre necropoli. Io ritengo che l'armamento della
seconda civiltà sicula sia dapprima consistito nel pu-
gnale, nella daga e nella spada; l'ascia di tipo piatto
fu rara ; in appresso apparve quella ad occhio e, con-
temporaneamente ad essa, la lancia, in esemplari dap-
prima corti e poscia grandiosi. Che anche la lancia
sia stata introdotta, assieme alla spada, dalla cor-
rente egea, non abbiamo ancora prove sufficienti che
lo dimostrino; ma la cosa non è improbabile. Certo
è che essa ci è nota solo dai ripostigli, mai dai se-

polcri. Altro era invece il costume dei Siculi del con-
tinente; quelli di Torre Mordillo, ed assai più i loro
confratelli del suburbio locrese, non esitarono a pri-
varsi di un grande numero di lancìe così in bronzo
come in feno, per rinchiuderle nei sepolcri. Ma co-
deste due necropoli corrispondono alle fase recenziore
di Pantalica (= 3° per. sic.) e contengono molti ele-
menti paleogreci, sicché è logico il sospetto che anche
le prime lancie sieno dovute al commercio transmarino.
Così il ripostiglio inedito di Adernò-Mendolito, a cui
dobbiamo il più grande complesso, che in Sicilia si
conosca, di lancie colossali, contiene elementi (sopra
tutto fibule) che cronologicamente lo fissano al-
l'VIII secolo, e che sono dovuti all' industria proto-
greca (M.

Quanto alle altre lame, poco ho da dire; appena
due di esse, attese le dimensioni, meritano il nome
di pugnali (sepp. 124 e 141); i coltellacci, sieno lan-
ceolati od a fiamma, confermano quanto già si sapeva
prima, e, in particolare che la forma curva o convesso-
concava viene un po' dopo di quella dritta (2), pure
essendo anch'essa di data antichissima nella civiltà
dell'Egeo ed un po' meno in quella sicula. Per ciò
che riguarda le lame bitaglienti, che si convenne di
chiamare rasoi, esse rimangono ancora una enigmatica
specialità della Sicilia, fuori della quale non mi consta
siensi trovati esemplari identici. Soltanto qualche sco-
perta avvenuta in Creta sembra vagamente indicare
quella regione come luogo di nascita delle strane
lame (3). Ecco intanto raccolte in un quadro sinottico,

(') In questi giorni (dicembre 1912) nel centro di Ortygia
ho rinvenuto una colossale lancia in bronzo, identica agli esem-
plari di Adernò, fra la stipe sacra arcaica del tempio di Athena;
a me non par dubbio che la si debba ritenere greca, ove non
la si voglia credere trofeo di guerra predato ai Siculi, ed of-
ferto alla divinità poliade.

(") Cfr. su di ciò Pantalica, coli. 66-71, e Bull. Paletti.
Ital. 1905, pp. 124 e segg., a proposito del ricco materiale
della necropoli di Molino di Badia. In Grecia la necropoli di
Siro, assai arcaica perchè derivante dalla civiltà insulare, ha
dato lame a fiamma ('Aqx- 'Ecptifiegis 1899, tav. X, 43); e cosi
gli strati II-V di Hissarlik (Dorpfeld, Troja-Ilion Amgrabungen
1870-94, p. 374). Il coltelluccio manicato del sep. 70, identico
ad uno di Molino Badia (Bull. Paletti. Rai, 1905, p. 126), è
quasi una replica dell'esemplare troiano op. cit., p. 347, giu-
dicato dagli editori come rasoio (?).

(3) Facevano parte di un tesoretto rinvenuto a Cavousi
(Creta), contenente piccoli ori, anche alcune lame in bronzo a
trapezio oblongo, che non è detto se fossero mono- o bitaglienti,
ma che in ogni caso mostrano affinità di forma colle nostre
 
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