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IL SEPOLCRETO VICENTINO DELLE «BUCACCE»

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intorno all' incavo posteriore. La loro forma era già
ben nota per le frequenti scoperte fatte in ogni luogo
dell' Etruria e nei territori affini, da Novilara ('), a
Vetulouia (2), a Tarquini (3), al territorio falisco (4) ;
ma lo schema decorativo graffito sulla lama differisce
dagli altri, ornati per lo più di cerchietti concentrici, o
di una sola zona di linee graffite disposte a denti di lupo.

Gli altri materiali di bronzo fuso raccolti in questo
sepolcreto, tutti allo stato di frammenti, come gli
spiedi quadrangolari, le anse di alcuni recipienti di
lamina, alcuni chiodi conici, ecc.. non possono essere
presi in ispeciale considerazione. Qui basta avvertire,
prima di passare agli oggetti di lamina enea, che non
presentano notevoli particolarità e che ripetono tipi
notissimi delle più celebri necropoli paleoetrusche
meridionali.

Bronzi laminati.

Come si è desunto dal catalogo delle suppellettili
di queste tombe, ben pochi oggetti di lamina bronzea
furono raccolti interi o in coudizioni da poterli almeno
identificare; i più furono trovati disfatti in minutis-
simi pezzi, e senza l'alacre e paziente opera di un
abile restauratore essi non potranno venir mai studiati
compiutamente.

Fra gli oggetti in buono stato di conservazione
primeggia 1' elmo con calotta pileata e crestata della
tomba 1, n. 5 (tìg. 4), il quale ripete nel complesso
un tipo localizzato specialmente a Tarquini (5), dove fu
riscontrato anche in imitazioni fìttili per coperchi di
cinerari, ma noto anche in altre parti dell'Etruria (,;)
e d'Italia (7).

(') Cfr. Montelius, op. cit, B, 147/1 : è un esemplare col
manichette, appiattito e schematicamente e doppiamente lunato.

(2) Cfr. Idem., tav. 190.15: è un esemplare molto affine
ai nostri.

(3) Ved. rei. Pemier in Not. Scavi, 1907, pp. 68, 233-4,
261, flg. 55, e p. 325.

(4) In Mori. Aut., IV. tav. XII, 5 (da Narce).

(5) Ghirardini, Not. Scavi, 1882, p. 162, tav. XIII, 8; p. 180.
Pemier, Not. Scavi, 1907, p. 61, fig. 16 a ; p. 62, fig. 16 b;
p. 63; cfr. Montelius, op. cit.. B, 276,11; 277,6.

(8) Ann. Inst., 1883, tav. d'agg. Bri: esemplare già della
Coli. Campana, di provenienza ignota, ma credesi dell'Italia
centrale (cfr. Montelius, op. cit., B, 376, 3). Cfr. inoltre un esem-
plare fittile del territorio falisco in Montelius, op. cit., 210,2 a-b.

(') Montelius, op. cit., B, 146,2, 4: elmi enei crestati di
l'orma approssimativa alla nostra, provenienti da Novilara.

Per l'esemplare trovato nel Tanaro ed ora nel Civico

Consta di due lamine sbalzate sovrapposte, inchio-
date e ribadite, ed esibisce uno schema decorativo
sulle due facce sostanzialmente simile agli altri elmi
finora conosciuti: tre zone di bottoncini racchiuse tra
linee punteggiate intorno alla cresta, e tre filari di
bottoncini più grossi racchiusi in altrettanti rettangoli
di doppie linee punteggiate sulla calotta. Su di questa
inoltre furono espressi sommariamente, sempre con
doppia linea punteggiata e bottone nel mezzo, tre
piccoli elmi per ogni faccia, dello stesso tipo con
cresta, alternati con rosette a due cerchi concentrici
intorno a un bottoncino. Rosette simili adornano la
cresta dell'elmo ai lati della calotta e deìYapex, ed
altre più grandi furono impresse sulle due targhette
che sostengono ciascuna tre bastoncelli pieni, lisci
(rostri), per dissimulare le ribaditure dei chiodi con
cui le targhette stesse sono fermate sulla calotta.

11 particolare dei sei piccoli elmi schematici de-
corativi, in luogo delle teste di cigno che si vedono
su qualcuno degli esemplari tarquiniesi, è affatto nuovo
e di notevole importanza non solo artistica, ma forse
anche religiosa.

In quanto alla tecnica, è chiaro che la curvatura
della calotta e della cresta si otteneva comprimendo
col martello il foglio eneo laminato intorno a una
forma forse di duro legno. I bottoncini e le linee
punteggiate della decorazione invece dovevano essere
fatti dopo la curvatura della lamina, con speciali pun-
zoni adoperati abilmente a mano libera, come dimo-
strano le scarse incertezze ed irregolarità che vi si
riscontrano.

Museo di Torino, ved. De Mortillet, Musée Préhistorique, tav.
LXXXIX, 1109; cfr. Ghirardini, op. cit., p. 165.11 Ghirardini
altresì in questa sua magistrale relazione intorno agli scavi
cornetani istituisce opportunamente dei confronti con gli elmi
analoghi ai nostri, scoperti in Francia, in Germania e in Un-
gheria.

Altri esemplari italiani simili al tipo crestato di Tarquini
e a questo nostro visentino, furono scoperli nelle vicinanze di
Napoli, cioè a Salerno e a Santa Maria C. V. : cfr. von Duhn in
Ann. Inst., 1883, p. 188, tav. d'agg. n. 2, e catalogo di ven-
dita di una Collection d'Antiquités provenant de Naples,
avvenuta a Parigi nel 1901 a 1'Hotel Drouot, tav. IX-293,
e p. 64.

Nel riminese: esemplare fittile frammentario pubblicato dal
Pigorini nel Bull, di Paletti., 1894, p. 169, fig. 2.

Nel Piceno: esemplare eneo crestato e rostrato scoperto
a Fermo negli scavi 1911 (Tomba 8), ed ora esposto nel R.
Museo di Ancona.
 
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