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495

IL SEPOLCRETO V1SENTINO DELLE - BUCACCE»

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analoga ad altre pure risentine, di Tarquini e di altre
località ('), e ad impressione sul singolare vasetto con
tre piedi della flg. 51, sul quale si notano due lunule
sovrapposte invece di una, e sul grande vaso biansato
della tìg. 9, che ha il raamelon a rilievo e la se-
miluna impressa.

Parimenti d'uso sacrale dovevano essere i roc-
chetti di impasto nero lucido raccolti nella tomba L,
n. 4 e 3, n. 20, e rappresentati in uno o più esem-
plari in quasi tutte le tombe della prima età del
ferro, sia nelle fosse ad umazione che nei pozzetti di
tipo villanoviano. Tuttavia, non avendo dati sufficienti
per stabilire il loro preciso significato simbolico, non
credo opportuno di formulare alcuna ipotesi al riguardo.

Fittili d'importazione.

Dopo le ceramiche d'impronta locale, dobbiamo
esaminare quei vasi che per materia, forma, tecnica e
decorazione rivelano un' origine forestiera. La loro as-
sociazione con i prodotti fìttili del paese non è un
fenomeno particolare della necropoli visentina, dove fu
notato anche negli scavi precedenti (2), ma si estende
a varie necropoli affini dello stesso periodo (3). Nel
nostro sepolcreto delle « Bucacce » anzi codesti pro-
dotti estranei all'industria locale sono piuttosto scarsi,
non essendo rappresentati che da alcune tazzine con
decorazioni lineari rosse su fondo bianco (cfr. fig. 13),
dal vaso con piede, quattro anse abbinate e decorazione
geometrica pure rossa su fondo bianco della tomba 1,
n. 26 (fìg. 10), e dall'olla sferica rossigna senza ma-
nichi, simile ad altre visentine e tarquiniesi riscon-
trate specialmente nei pozzetti ad incinerazione (cfr.
fig. 12).

A parte il predetto vaso della tomba 1, anch'esso
del resto non molto grande, vi mancano le grandi
anfore funerarie di tipo arcaico, i vasi sferoidali con
supporto (specie di dinoi), e in genere tutti i grandi

(') Una di siffatte tazze, baccellata e con le anse a nastro,
assai grande e tipica fu rinvenuta in una tomba a circolo della
Marsiliana (Orbetello), negli scavi fatti nel 1910 dal principe
Corsini.

{*) Cfr. in Montelius, op. cit, B, 255,11: vaso simile al
nostro della tomba 1, n. 26; e 256,1.

(«) Ibid. 259,11, 12, 14-16, e 260,5: daVulci; 283,2, 5, e
quasi tutti quelli della tav. 290: da Tarquini; 206,6, e 207,8,
11 : da Pitigliano.

recipienti ricoperti da una ricca decorazione geometrica
rossa o scura su fondo bianco, che abbondano invece
— come è noto — nelle necropoli dall'agro falisco,
veientano e capenate, e che presentano indiscutibili
affinità di forma e di stile con le similari ceramiche
greche estese dalla Beozia a Cipro, e caratterizzate
dall'industria del Dipylon ('). Vi è però in compenso
un singolarissimo cimelio rinvenuto nella tomba 3,
vale a dire il vaso dipinto con una zona di figurine
dello stile del Dipylon (cfr. n. 38 della tomba 3, fig. 29).

Il pregio di tale vaso fu già apprezzato dagli stessi
costruttori della tomba, che gli prepararono in essa
un posto speciale ed eminente, come si potè constatare
durante lo scavo; e data la sua grande importanza
artistica e cronologica, non posso rinunziare a conside-
rarlo analiticamente (cfr. tavola a colori).

È di argilla depurata di color giallastro pallido,
a pareti robuste, formato col sussidio della ruota ed
indurito nel forno figulino con una cottura lenta ed
uniforme. Ma o per effetto della stessa cottura o per
la pressione naturale del terreno in tanti secoli, il
suo corpo quasi sferico fu lievemente deformato.

Forse avanti che fosse completamente indurito al
fuoco, la superficie esterna, già levigata, fu tutta ri-
coperta con una vernice a base di ocra bianca, che
serve di sfondo alla decorazione bicroma.

Lo schema decorativo a zone sovrapposte si svolge
tutto sul corpo del vaso. Il piede è adorno di soli tre
anelli ottenuti con l'ocra rossa; uno cinge l'orlo, il
secondo il cono e il terzo segna la linea d'inserzione
del piede sul ventre del vaso. Da quest'ultimo cerchio
si staccano verticalmente quattro raggi dello stesso
colore, che dividono la parte inferiore del ventre in
altrettanti spiccili. Tali raggi mettono capo ad altro
cerchio che segna il limite inferiore delle zone deco-
rative propriamente dette, le quali tutte sono divise
da altre simili fasce rosse.

La prima zona, incominciando dal basso, esibisce
un choros di figurine umane schematiche, a gruppi
alternati di tre rosse e tre nere, forse nell' intenzione
dell'artista femmine le prime e maschi le seconde,
espresse nell'atteggiamento di tenersi per mano (2).

(>) Perrot et Chipiez, Histoire de l'Art, VII, p. 154 sgg.
(2j Cfr. in Perrot et Chipiez, op. cit., VII, p. 175, flg. 59,
un choros analogo nell' interno di una tazza del Dipylon.
 
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