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ii, skpolcreto v1sentino delle « bucacce »

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La loro struttura risulta di due triangoli uniti per il
vertice, alla vita della figura: alle due estremità della
base del triangolo inferiore sono aggiunte due linee
verticali diritte per rappresentare gli arti inferiori;
a quello superiore sono aggiunte le braccia espresse
da altrettali linee, che si uniscono anch'esse ad angolo
nello spazio tra figura e figura. La testa inserita sulla
ipotenusa del triangolo superiore mediante il collo, non
mostra i particolari del viso, essendo espressa con una
semplice massa tondeggiante, ma una protuberanza
verso destra che si nota nella maggior parte di esse,
farebbe supporre che l'artista avesse avuto l'inten-
zione di presentare di profilo le teste e il corpo di
prospetto.

Il procedimento tecnico per ottenere siffatte figu-
rine, come si desume dai contorni di esse, fu il se-
guente : il figuro tracciò a mano libera una specie di
lungo X, chiuse le due aperture e ne risultarono due
triangoli acuti, il superiore per rappresentare il torace
e le spalle, l'inferiore 1' addome ; trascurando di ac-
cennare i glutei e i polpacci che si vedono invece
nelle originali figurine del Dipylon. Gli spazi interni
furono riempiti da una velatura più tenue di colore,
ocra rossa e nero opaco pastoso, forse a base di man-
ganese. Da ultimo il figlilo vi aggiunse la testa e gli
arti lineari.

I gruppi delle figure del choros sono in tutto 16,
8 rossi e 8 neri; 48 figurine complessivamente, alte
circa m. 0,04.

Segue sotto 1' equatore del vaso una zona di pic-
coli rettangoli neri, uniti per un angolo in serie
continua, e riempiti di reticolato alternativamente
rosso o nero. Poi, sull'emisfero superiore, segue una
larga zona rossa con doppi riquadri inclusi, contornati
da una cornice a fondo bianco interrotto da piccole
linee saettanti, e riempiti alternativamente dal solito
reticolato rosso o nero pure su fondo bianco. Fra un
riquadro e l'altro fu disegnato una specie di ramo-
scello a resta di pesce, chiuso fra linee nere. Da ul-

timo seguono due zone, una di piccoli rettangoli simili
a quelli della prima zona, ma con alternativa in-
versa nei reticolati rossi e neri, e l'altra di lunghi
denti di lupo neri con la punta in giù. Limita lo
spazio delle decorazioni pittoriche, superiormente, un
orlo rilevato da cui nascono il breve collo e la bocca
del vaso.

Date queste caratteristiche, e tenuto conto spe-
cialmente della bicromia su fondo bianco e dello schema
geometrico affatto elementare della figura umana, non
è sostenibile l'ipotesi che sia un cimelio fabbricato
fuori d'Italia. Esso quindi, nonostante la peculiarità
delle figurine del choros, deve rientrare nella classe
delle imitazioni fittili di stile geometrico eseguite in
Italia, e localizzate particolarmente nel territorio
falisco (').

Quanto al tempo, questo vaso, che non può scen-
dere oltre rultimo periodo del Dipylon, sec. Vili a Cr.,
conferma la cronologia generalmente ammessa per le
tombe paleoetrusche, in base ad altri elementi forniti
dai mobiliari funebri (2).

L'esame poi delle varie suppellettili e la distri-
buzione e stratificazione delle tombe in questo sepol-
creto delle « Bucacce », m'inducono a ritenere sincroni
i pozzetti ad incinerazione di tipo villanoviano e le
fosse ad inumazione : i primi con corredi funebri assai
umili, appartenenti ad individui poveri e rimasti come
appartati dalle correnti commerciali del tempo, no-
nostante i pochi fittili colorati raccolti nella tomba 2 ;
le seconde con copiosi prodotti delle fiorenti industrie
regionali e straniere.

Edoardo Galli.

Firenze, giugno 1912.

(') Cfr. specialmente quelle con figure zoomorfe di stile
geometrico, per lo più uccelli e anche quadrupedi, dati in
Moti. Ant., IV, tav. VII, 15 e 23; ed altri esemplari esistenti
nel Museo di Firenze della necropoli falisca della Penna e di
Pizzo Piede.

(a) Cfr. S. Miiller, L'Europe Préhistorique, p. 56 sg.
 
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