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MONUMENTA LANUVINA

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notizie archeologiche sulla località, non tutte esatte
e sicure a dir vero, si debbono al padre gesuita G. R.
Volpi, il quale scriveva la sua illustrazione del Vetus
LaiiumProfanum sui primi del Settecento (1). Ma esplo-
razioni e saggi di scavo furono ivi iniziati soltanto circa
un secolo e mezzo dopo dall'antiquario inglese R. P.
Pullan e da Lord G. Savile Lumlay, ambasciatore
d'Inghilterra presso il Quirinale e dotto amatore di
antichità. Nella campagna di scavo che i due inglesi
condussero in parziale collaborazione dal 1884 al 1892,
il desiderio vivo e la ragione essenziale che li anima-
vano nell'impresa, furono sempre di rinvenire i ruderi
del tempio famosissimo di Giunone Sospita, che il Volpi,
seguito fedelmente dal Nibby e da altri topografi e
storici, aveva collocato appunto sul colle di San Lo-
renzo. I risultati di quegli scavi,notevoli, come vedremo,
per l'importanza degli oggetti e dei ruderi che si rin-
vennero, furono molto sommariamente e sporadicamente
resi noti in riviste inglesi del tempo ed altrove (2). La
zona sulla quale principalmente conversero le ricerche,
senza che però alcuna traccia sì trovasse di costruzioni
riferibili ad un tempio, si svolge particolarmente sul

(x) Vctus Latium Profaniti», Alidore Josepho Rocco Vttlpio,
Soc. Jesu Sacerdote (Patavii) CI0I3CCXXII). Toinus quintus,
in quo agitur de Lanuvinis et Ardeatibus, p. XXV. « Templum
Junonis Sospit;ie... rudera in excelso colle iuxta oppidum Civita
Lavinia tandem aliquando deteximus, in praedio Caroli Bonelli.
Loco nunc nomen Contrada S. Lorenzo ». Da questa indicazione,
nonché da una tavola incisa del volume, la III, colla dicitura
Ruderum celeberrimi Junonis Sospiiae templi apud Lanuvium,
in fundo Caroli Bonelli, prospectus, si rileva chiaramente come
il Volpi pretendesse di identificare i resti del tempio di Giunone
in una monumentale opera di sostruziono, a nicehioni, sul lato
orientale del colle S. Lorenzo, da me descritta a pag. 363 del pre-
sente lavoro. Il Volpi è seguito da .1. IL Westphal, Die rbmische
Kampaqne (Berlin, 1829), p. 35 seg., e sembra, anche da Geli, The
topography of Rome and its vicinity (London, MDCCCXLVI),
p. 287. Se ne distacca alquanto W. Abeken, in Mittelitalien(Stutt-
gart, 1843) p. 215, accennando per il primo alle terrazze artificiali
del colle e indicando l'opera in muratura segnalata dal Volpi,
semplicemente come la probabile sostruzione del tempio. Ma è
concorde la tendenza degli archeologi di collocare il tempio di
Giunone sull'Acròpoli. Sulle antichità di Lanuvio in generale, ved.
A. Nibby, Analisi della carta de' dintorni di Roma, II, p. 166 segg..
e G. Tomassetti, La campagna romana, voi. II, p. 277 segg.

(2) R. P. Pullan, The discoveries at Lanuvium, in Arch. Jour-
nal, XLI (1884), p.327 segg.; J. S. Lumley, Antiquarian rescar-
ches at Civita Lavinia, in Archaeologia, XLIX, 1886, p. 367 segg.,
tavv. XXIV-XXVII ; Lord Savile, Furiher exvcavations at La-
nuvium, in Archaeologia, LUI, 1, 1892. Ved. inoltre Journal of
Brit. and American Society, Sess. 1884-85, p. 15 segg. Id., Sess,
1889-90, p. 213 segg. ; W. Helbig, e T. Crudeli, Scavi di Civita
Lavinia, in Bull. delVIst., 1885, p. 145 segg.

versante occidentale del colle, nell'attuale proprietà
Sforza, a sinistra della ripida strada mulattiera,-che
incassata fra muri di cinta e siepi, ne raggiunge in
breve la sommità.

Inesplorata, sebbene archeologicamente non meno
importante, restava la zona di terreno a dritta della
strada, nell'attuale proprietà dei Fratelli sigg. Baccarini,
soprastante alle proprietà Consolo e Frediani. Da que-
sta parte si appuntarono le ricerche dell'Ufficio Scavi
della provincia di Roma, retto dal compianto prof. An-
gelo Pasqui. Ai primi di maggio 1914 il Pasqui iniziava
in quella zona dei lavori sistematici di scavo, riuscendo
in breve a mettere allo scoperto i resti di un tempio.

I ruderi del iempio. — La immatura fine del valo-
roso scopritore non permise che si procedesse all'illu-
strazione c pubblicazione della scoperta con quella
sollecitudine che la sua importanza richiedeva (1),
ed oggi soltanto è dato a me di offrire agli studiosi la
storia e i risultati di quello scavo, con tutto il mate-
riale grafico relativo (2). Dal giornale di scavo ri-ulta
come i lavori furono iniziati il 4 maggio 1914 e prose-
guiti con qualche interruzione fino al 6 ottobre dello
stesso anno. Durante questa prima campagna furono
messi in breve allo scoperto i muri perimetrali, conser-
vati soltanto in parte e nelle file inferiori (fig. 1) di un
tempio originariamente a tre celle (tav. I, A), costruito
in blocchi parallelepipedi di peperino locale, con la
fronte rivolta ad occidente ; e inoltre un muro retico-
lato di recinzione (tav. I, B), sviluppato quasi paral-
lelamente ai lati settentrionale e orientale del tempio,
a breve distanza da questo. Esplorandosi l'area esterna
immediatamente prossima al tempio, si rinvenne parte
di un lastricato a poligoni parte di basalto, parte di
peperino (tav. I, C, e fig. 2).

Ripresa la campagna di scavo il 15 febbraio dell'anno
successivo, questa fu protratta soltanto fino al 6 marzo.

(!) Dei risultati degli scavi eseguiti dal Pasqui non si
aveva finora che un breve riassunto di A. Galieti: Rinvenimenti
fatti nell'area del tempio di Juno Sispita Maier Regina, in Bollet-
tino dell'Associazione Archeologica Romana, VI-VII (1916-17),
pp. 28-35), oltre a quanto è contenuto nalla preced. Memoria
citata, dello stesso A.

(2) Le fotografie che accompagnano questo studio furono
quasi tutte eseguite a cura della Soprintendenza agli Scavi.
Le piante e parte dei disegni sono opera del sig. Italo Gismondi,
architetto della Soprintendenza e mio ottimo collaboratore
nella lunga e non facile bisogna. Di altri disegni sono autori
il prof. 0. Ferretti e il sig. A. Paradisi, del Museo di Villa Giulia.
 
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