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GROMA

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pendere, reprehendere e simili (') - ma è il verbo emittore
(perpendiculum emissum, due volte; emittes perpendi-
culum) (*) il quale, se io non m'inganno, ritrae un'idea
affatto momentanea e iniziale (emitto proprie est extra
mitto, edo, foras mitto) (s), relativa alla iniziale fissazione
di qualche cosa che prima non c'era: nel caso in esame
si vanno a stabilire, e come base di ogni ulteriore
allestimento della machinula, due punti, a quo e ad quem
doìVumiilicHS soli proiettato in terra, costringendoli
nel medesimo asse perpendicolare all'orizzonte. Un per-
pendicolo centrale fisso, adunque, non c'era ; un per-
pendicolo mobile, di impiego affatto transitorio se pure
frequente, invece, non v'è dubbio che si adibiva in quel
punto ad ogni occorrenza, cioè tutte le volte che la
groma andava successivamente infiggendosi nel campo
da misurare, e allorquando la certezza o il solo dubbio
intervenisse di uno spostamento subito dalla machinula
per disaccortezza dell'operatore o dei suoi aiutanti, che
vi urtassero, per forte vento che spirasse, o per altra
causa perturbatrice esterna.

Stando cosi le cose, si lascia desiderare nel trova-
mento pompeiano questo perpendiculum, vero e pro-
prio piombino desinente in giù in punta conica (4)
quale qui si richiede ;e la sua dispersione potè avvenire
più probabilmente prima dell'eruzione Pliniana che non
al momento dello scavo : in quest'ultima ipotesi il piom-
bino può essere andato disperso soltanto se, di ferro e
di piccole dimensioni, sia stato contenuto in qualche
piccolo grumo di ossido di ferro, informe, opperò trascu-
rato. Circa, poi, la constatata assenza di un segno
qualsiasi, al centro del disco della lamina F (imprescin-
dibile per un comodo riferimento nell'atto che si sta-
biliva, mercè il piombino, la verticalità AcXYumbilicus
soli), è lecito pensare che quel centro si distinguesse,
ciò che oggi non è dato riscontrare e riconoscere, ad
esempio per un segno sovrapposto, croce o punto che
fosse, ovvero, escludendo qualsiasi sovrapposizione,
per una maggiore levigatura e lucentezza del centro
rispetto alla restante superficie, ciò che innegabilmente
pure bastava.

Ricostruzione della groma.

Ed ora, poiché ciascun pezzo dello strumento è stato
minutamente descritto, e considerato dal lato del suo
particolare funzionamento, nulla devo aggiungere per
presentare ricostruita la groma, o squadro agrimen-
sori© dei romani, accanto ad uno dei classici termini
triumvirales, col semplice supplemento del legno de-
composto (fig. 13) ('). Nella ricostruzione è lasciata
indeterminata l'altezza del legno, così nel bastone di
sostegno, come nella tavoletta del rostro sporgente ;
ma è intuitivo che per il rostro, dovendosi ad un'unica
condizione fare ossequio, quella cioè di una sufficiente
rigidità congiunta con la maggiore leggerezza, esso non
doveva di molto allontanarsi dalle proporzioni adottate
nella figura: doveva cioè essere alto circa m. 0,102 e
m. 0,083 rispettivamente al lato lungo e al lato corto :
misure che, riferite al piede romano, rappresentano di
questo, rispettivamente, digiti 5 y2 e 4 y2.

In quanto al bastone di sostegno, pure consentendo
che esso, col rostro e con la croce sovrapposti, potesse
farsi costruire di un'altezza tale da conformarsi alla
statura di quel mensor che doveva servirsene (e servir-
sene con la maggiore comodità), è presumibile che pure
una norma in genere si tenesse nella costruzione di una
groma—e questa, molto probabilmente, fu quella che ci
tramanda Vitruvio per la statura media del corpo
umano, cioè sei piedi (pes hominis altitudinis sextam
habet partem) (*) — nella sua parte emergente dal suolo ;
e, siccome la cuspide affondavasi nel suolo m. 0,260 (s), il
bastone di sostegno, in totale, doveva essere alto m.1,78
(= sei piedi romani) -4- m. 0,260, cioè m. 2,04. Questi,
poi, sono ben poco lontani dalla misura precisa di sette
piedi romani (m. 2,08), e la raggiungono di fatto quando
la groma, grossa m. 0,030 al suo centro (4), con qualche
millimetro d'interstizio, che pure è possibile restasse
fra l'uno e l'altro dei cilindri d'innesto, va ad inserirsi
sul rostro sporgente.

Gli altri quesiti, posti a pag. 12, già sono stati risolti
volta per volta con la descrizione dei singoli pezzi della

(*) Vedi i testi trascritti a p. Ili.

(2) Gr. vct., 32, 20 ; 33, 3 ; 34, 11 ; 283, 10, 1 li. 19 ; 286, 20 ;
287, 7 ; 288, 4 etc.

(3) Forcell., Lexicon, sub voce « emittere »: l.

(*) Cioè della forma di quei due a cono rovescio, adibiti quali,
pondera della groma.

(J) Devo questo eccellente disegno ricostruttivo, come le
ligure 14-17, alle sapienti cure dell'amico, ing. Luigi Iacono.

(2) Vite., De arch. (Rose), III, I, 7 ; cfr. Ili, I, 2.

(3) Vedi a pp. 28 e 2!) per i segmenti a e b della cuspide A.

(4) Vedi a p. 43, fig. 12, per le grossezze della groma G e del
cilindro d'innesto H.
 
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