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IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO IN AGRIGENTO

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del nostro tempio. Quanto alla collocazione dei Te-
lamoni, egli ondeggia fra l'opinione del Cockerell e
quella del Maggiore; trova troppo piccole le porte
ideate dal Cockerell e propone un grande nu-
mero di varianti intorno alle probabili aperture del

r : TE?

tempio. La parte veramente nuova della sua ricerca
consiste nella critica dell'opinione di coloro che attri-
buivano ai frontoni le rappresentazioni scultoree cui
accenna Diodoro, e ch'egli invece suppone abbiano
costituito un fregio interno (1).

Nuove constatazioni di saggi e misurazioni eseguite
espressamente, utilizza nella sua grande e ricca opera
il duca di Serradifalco (2) ; in essa senza mancare di

(') Canina. Architettura Greca 2° ed., 1830 ; III, p. 51 segg.
c tav. LXIII-LXyi.

(2) Domenico Lo Faso Duca ili Serradifalco, Le antichità
della Sicilia voi. Ili, l'alenilo, 1836, pp. 52-69, tavola XX.
XXVII (disegni del Cavallari).

far ricordo delle antiche testimonianze del tempio e
di esaminare talune congetture escogitate dagli eruditi
anteriori, sulla collocazione dei Giganti e la questione
delle scolture del portico, riproduce una veduta pitto-
rica da oriente ed una pianta degli avanzi, e presenta

una cauta integrazione dell'« alzato » del tempio, non-
ché alcuni particolari di elementi architettonici e
plastici.

Propone da ultimo una ricostruzione del lato occi-
dentale nel quale suppone una grande porta centrale,
mentre per quanto riguarda la collocazione dei Giganti
si limita ad esporre, anche graficamente, le opinioni
del Cockerell, del Lo Presti, e dell'ab. Maggiore, sulla
quale si ferma, dichiarando però insolubile la que-
stione.

Egli erede che le scolture di cui parla Diodoro sieno
rappresentazioni frontonali e, collocando l'ingresso,
come si è visto ad occidente, suppone che il piccolo vano
 
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