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IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO IN AGRIGENTO

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delle arti nella sua Storia della Sicilia nell'antichità (*),
riferisce anch'egli le principali opinioni sul tempio e
di suo aggiunge, che l'entrata deve essere ad occidente
perchè i gradini sono più piccoli, osservazione che non
sembra esatta, mancando dal lato di occidente, pres-
soché ogni vestigio.

Nell'opera già ricordata sui templi dell'Italia meri-
dionale e della Sicilia, del Koldewey e del Puchstein,
la questione viene ripresa e risoluta, (p. 153 scgg.),
senza una critica dell'opinione del Maggioro, collo-
cando i Giganti all'esterno del tempio, tra una colonna
e l'altra, sopra una sporgenza del noto muro (fig. 6).
Soluzione largamente accolta nei manuali e nelle guide
come definitiva (2) per il prestigio di quell'opera gran-
diosa e dei suoi autori.

Le porte vengono lasciate dubbie ; nella cella viene
supposto soltanto una divisione in fondo la sola auto-
rizzata degli avanzi.

Si fa grande assegnamento per questa restituzione
dei Giganti, sul sito in cui sarebbero stati rinvenuti
taluni pezzi ; ma le rovine furono così profondamente
perturbate quando se ne cavò il materiale pel suolo
di Porto Empedocle, che non si vede il valore assoluto
che possa avere questo elemento.

Nell'interno della cella, in alto sui pilastri li colloca
invece lo Choisy (3), a sostegno del soffitto ; ma non
chiarisce in modo suffificiente questa ipotesi che in so-
stanza riproduce quella del Maggiore.

Fornendo sul celebrato tempio e sugli studi intorno
ad essi compiuti le solite notizie, il Durm, nel suo noto

(*) Voi. I, p. 548 dell'ed. Italiana, nota «... infine mi piace
espressamente di far osservare che ad occidente del tempio io ho
osservato traccie di gradini, fatti apposta per salire e perciò piò
bassi che i soliti gradini dei templi. Questo dimostra che l'entrata
era dal lato di occidete... Questa osservazione importante per la
ricostruzione del tempio fino ad ora non sembra essere stata fatta
da alcun altro. » E nel testo : « Dov'era l'entrata ?... un tem-
pio greco da tutte le parti chiuso da un muro, senza nemmeno una
grande porta principale, è cosa che ripugna troppo alle leggi del
bello, perchè possiamo contentarcene » toglie perciò la colonna
centrale del lato di occidente.

(2) Olivier, En Sitile, Parigi 1901, p. 632, fig. 123 (art. di
G. Yver) ; Michaelis-Della Seta; (Springer-Ricci), Manuale di
storia dell'Arte, voi. I Arte antica, 2* edizione italiana, Bergamo,
1010, pag. 208 seg. ; Agati, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo,
1910, p. 192 etc.

(3) Bistoire de VArchitecture, p. 435.

Manuale di architettura (x) ondeggia tra un adatta-
mento dell'ipotesi dello Choisy che consiste nel collo-
care sempre i Giganti nei pilastri interni della navata
centrale a sostegno di una copertura di tetto a lacu-
nari (fig. 7), ma alla medesima altezza di come il
Puchstein li pone, oziosamente, fra le colonne esterne.
Ma, pur non dissimulandosi alcune difficoltà che vi si
oppongono, finisce coll'accostarsi all'idea del Puchstein.

Restaura poi la pianta del tempio come avente
la navata centrale, divisa da bracci trasversali di muro
in pronao, cella e opistoclomo, comunicanti con porte
centrali, seguendo cioè il Serradifalco ed altri vecchi
(tav. II). Colloca l'ingresso al tempio dal lato occiden-
tale, supponendolo in forma di doppia porta, fra le co-
lonne d'angolo e le due viciniori. Mostra poi nella sua
ricostruzione grafica, di ritenere coperta anche tutta
la cella,

(!) Joseph Durm, Handhuch der Architektur; zweiter Tei],
1 Band : Die Baukunst der Griechen, 3* ediz. Lipsia. L910,
pp. 401-406, figg, 369-72 e 389 (ricostruzione).

Non si sa perchè il Durm creda dubbio il nome di t. di Zeus,
chiamandolo Der sog. (?) Zeus-Tempel in Akragas (p. 401).
 
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