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IL MONUMENTO SEPOLCRALE DEGLI AURELI

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di uguaglianza con Io figure del medesimo ciclo. Nè
vi è alcun personaggio determinato ripetuto due volte,
come Wilpert ritiene, ma vi ha soltanto la ripetizione
costante di un tipo che l'artista non ha saputo sufficien-
temente variare, volendo esprimere una serie di per-
sonaggi diversi.

Si è anche creduto di riconoscere nell'edificio di
fronte a ciascun personaggio seduto, non un tempio,
ma un portico, una stoà per filosofi peripatetici. A
torto, poiché l'edifìcio messo davanti alle dette figure,
è veramente e semplicemente un tempio : tempio di
proporzioni grandiose, con timpano e porta sulla faccia
principale e i na Imma serie di colonne sui lati lunghi.
L'edificio è collocato presso l'uomo seduto, quasi come
un attributo e un segno di riconoscimento, come l'ar-
gomento e la materia del suo dire, della sua dottrina
o della sua profezia : estrinsecazione materiale rap-
presentativa di un concetto simbolico. 11 tempio ripe-
tuto quattro volte, è effettivamente un tempio solo,
ed accentua, con la sua persistenza, l'identità, del ca-
rattere dei personaggi seduti. Che esso rappresenti il
tempio di Gerusalemme, la Casa del Signore, ola stessa
Chiesa cattolica, è cosa quasi di secondaria importanza,
poiché esso s'identifica in ogni modo col simbolo ter-
reno della nuova fede, proclamato dalla Sacra Scrittura.
Naturalmente nel tempio l'artista non ha fatto che
utilizzare lo schema architettonico dei templi classici
pagani, d'altro non preoccupandosi che di rendere
intelligibile e chiaro nel linguaggio artistico il suo con-
cetto profondo (1).

Non va infine dimenticato che sopra il piano in-
feriore, tuttora visibile, della camera correva sullo pa-
reti una serie di tre altri arcosolì, e che la decorazione
pittorica intorno a questi non poteva a meno di essere
intonata al resto della camera. È ragionevole quindi
supporre che anche ai lati degli arcosolì del piano su-

(x) Sombra effettivamente che tra la line del II secolo e
i primi del III i Cristiani iniziassero la costruzione di edifici
destinati al culto. E questa anche l'opinione di L. Bréhier
(op. cit., pag. 20). Comunque, l'opinione più verisimile è che
il tempio delle nostre.pitture non sia che un tempio ideale, con
riferimento generico alla Casa del Signore. Doveva essere viva
aspirazione di ogni buon credente quella di veder uscire dal
linguaggio mistico, per entrare nella realtà concreta, l'idea
della « Casa del Signore». Anzi è probabile che la stessa idea
astratta e mistica non l'osse ricevuta nelle menti dei Romani
convertiti al cristianesimo, se non con precisi riferimenti, pur
generici, alla lealtà conosciuta e alle esigenze degli altri culti.

periore, fossero disposti dei personaggi in atteggia-
menti e con attributi identici o simili a quelli del piano
inferiore. In tal maniera si ha qui pure una serie di
non meno di dodici personaggi, numero che trova ri-
spondenza in talune serie di personaggi delle camere
inferiori.

Cubicolo inferiore A.

Il Lettore eoi gregge.

Sin dai primi giorni della scoperta, il ch.mo prof.
Orazio Marucchi, constatata coi propri occhi l'origina-
lità dei soggetti pittorici dell'ipogeo, ci proponeva il
raffronto della nota ed insigne iscrizione di Abercio con
la lunetta dal Lettore seduto in mezzo a un gregge, rite-
nendo quello come il Pastore Maestro, dacché Abercio
si professa suo discepolo (1). Considerando col tempo
più attentamente la cosa, non ci parve che l'accennato
raffronto, già da altri accolto favorevolmente, avesse
evidenti e decisive ragioni di consistenza. Nell'iscri-
zione si parla infatti del Iloi^ijv àyvòg (Pastor bonus)
og póffxet etc. Or pur essendo bene accentuata nel me-
daglione la presenza del gregge, non si può per questo
parlare in senso assoluto di «pastore», e forse nemmeno
di « Pastore-Maestro », poiché manca un uditorio di
discenti, i quali non è facile di identificare nelle pecore.
Il tipo del pastore, inoltre, è assai bene individuato e
interpretato dal pittore per ben quattro volte sui me-
daglioni minori della volta, in modo che tanto meno
ammissibile si rende una equivocazione involontaria
del tipo da parte dell'artista. Parrebbe quindi più ve-
risimile che l'artista avessi1 inteso di riprodurre non
tanto il tipo di ('risto pastore, quanto il tipo di Cristo
giudice, (piale ricorre in mezzo a pitture cemeteriali
dei primi secoli (2). E ovvio che l'introduzione del

I1) Nbthie Scuci, 1!)20, p. 132.

(2) Cfr. la figura di Cristo giudice nel Cimitero della Nuii-
ziatella: Wilpert, tav. 75; inoltre Cristo seduto e la Samaritana,
Id., tav. 2!) (seconda metà secolo li). La prima pittura citala
è ascritta dal Wilpert alla seconda metà del III secolo. In detta
pittura il medaglione centrale con Cristo giudice è chiuso entro
un anello con figure di oranti, fra pecore. Ora è chiaro che poco
o nessun rapporto può sussistere tra gli oranti e le pecore, tanto
|ihi che gli uni e le altre non sono neanche situati sullo stesso
piano, mentre un rapporto più stretto si può supporre sussista
Ira il Cristo e le pecore : nel (piai caso, a prescindere dalla di-
versa distribuzione dei soggetti, si può rilevare una certa affinità
d'ispirazione tra il detto soffitto e la composizione del Viale
Manzoni. Anche nella detta pittura della Nunziatella(ved. par-
ticolare riprodotto da Wilpert a tav. 7(1. :!) il Cristo ha lunga
chioma e barba rossiccia.
 
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