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483

IL MONUMENTO SEPOLCRALE DEGLI AURELI

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conio, perdili i di vista i punti di riferimento capi-
tali, la più grande incertezza di criteri regni gene-
ralmente in questo campo. Rappresenta la pittura
cemeteriale romana l'ultimo capitolo dell'arte clas-
sica o non piuttosto il primo capitolo dell'arte mo-
. dermi italiana, come si ritiene da alcuni storici del-
l'arte (2) ? È la pittura cemetriale una ramificazione
dell'arte classica, pagana e romana, o all'opposto una
manifestazione all'atto nuova, un portato originale
e spontaneo dei nuovi tempi? È troppo naturale che
cultori esclusivi dell'archeologia cristiana, adottata
l'espressione di arte cristiana in opposizione all'arte
classica, impegnino tutti i loro sforzi per la seconda
soluzione del problema, e in ogni caso ne accettino
implicitamente le più lontane conseguenze (3). Ciò
si nota in modo particolarmente notevole nella grande
opera sulle pitture delle Catacombe di Roma, di mon-
signor G. Wilpeft; dove, nonostante certe premesse le
quali tenderebbero a dimostrare come l'arte classica

Andini decorative tvall-paiìiting, in Journal of ìipìlenic Studief,
voi. XXXIX (1919), p. 144-168. < But no one... studied the bis-
tory of decorative painting after Pompeii » (ivi, pag. 146). Men-
ziono a titolo di rara tcstinWniànzà di nn nuovo indirizzo di studi
l'articolo di H. Krieger, Decorative Wandgemal.de aus dem II
Jahrhunderl d. Chr., in Bomische Mitteilungen, XXXIV (1919),
p. 24-52. L'A. non manca di prendere in considerazione le
pitture cemeteriali cristiane e conclude per il HconoscimSnto
di un V e VI stile nella pittura romana.

(') P. Ducati, Ij Mi Stessfet-, p. 747 segg. (« I dipinti [delle
Catacombe] si ricollegano sia per gli schemi di composizione
che pei singoli motivi ornamentali e figurati, alla pittura pa-
rietaria pagana», e «sono da considerarsi, nello sviluppo del-
l'arte classica del disegno, come una continuazione pura e
semplice della pittura decorativa pagana >•, ivi, p.748) e 820 seg.

(2) A. Venturi, Storia dell'Arte, italiani, I (Milano, 1901),
p. 2 segg., pone senza esitazioni a punto di partenza della sua
opera l'arte cemeteriale romana come una necessità convenuta,
ii11n senza rivendicare, qua e là, i diritti dell'arte classica, pagana.
Lo stesso punto di partenza del Venturi è scelto da A. Perai é,
Les càmmenceme*ì&s de l'Art chrétien enOccident, voi. I, AelVHist.
fft> l'Art di Ai Michel. E chiari) che facendo iniziare lo svi-
luppo dell'arte moderna dai modesti incunaboli artistici delle
prime comunità cristiane, si riconosca implicitamente al
cristianesimo una capacità formativa in materia d'arte,
quale veramente non ebbe; ciò a detrimento della effettiva
importanza storica dell'arte romana, pagana.

(3) Vedi tra gli esempi del genere più notevoli, K. M. Kraus,
Gèsehiehte d. chtistl. /woisf, 18%; K. M. Kaiifmann, Mannaie di
archeologia criH. (traduzione italiana, Roma, 1908), L. lirélner,
LArt chrétien (Parigi, 1918). Altri autori recenti sono citati nello
si udio di (i. Wilpert, ricordato a col. 48li. nota 4. Un posto a parte
sembra meritare l'opera di M. Laurens, VArt chrétien primitif
(Parigi, l'ili, voli. 2), poiché quivi si riconosce senza riserve
l'importanza dell'arte classica in genere sulla produzione ceme-
teriale secondaria.

abbia avuto nella formazione della pittura cemeteriale
una parte non indifferente, si riduce poi in pratica
codesta parte entro limiti così angusti, che l'obbiettivo
riconoscimento preliminare perde sostanzialmente di
tutta la sua efficacia (1). Arte classica e arte cristiana
sarebbero, quindi, non già due aspetti affini di una me-
desima arte e di una medesima civiltà, ma le manife-
stazioni peculiari di due civiltà, separate e distinte.
Sembra che ai cultori di archeologia cristiana, troppo
impegnati nella parte esegetica per occuparsi della
parte artistica (2), non interessi troppo di risalire alle
fonti. Per conseguenza, nei trattati di archeologia cri-
stiana l'arte detta « cristiana », isolata da tutto il resto
del mondo, nasce e si manifesta improvvisa, in istato
di completa maturità, per effetto poco meno che di
taumaturgia, piuttosto che per un fenomeno naturale
di evoluzione artistica.

E un curioso giudizio emesso da G. Wilpert al
riguardo è rimasto finora, a quanto ci risulta, non
contraddetto : il giudizio che « l'antica arte cristiana,
ebbe, insieme all'arte pagana contemporanea, la sorte
di essere un'arte di decadenza ». Sappiamo che ogni arte
si presenta con una flsonomia propria, ed ogni arte,
ubbidendo alle leggi naturali dell'evoluzione, che do-
mina anche i prodotti dell'intelligenza, descrive la sua
parabola, con la sua progressiva ascensione, il suo
apogeo e l'inevitabile decadimento, più o meno rapido.
Non è, appunto perciò, ammissibile che un'arte quale
si voglia si presenti ex abnipto allo stato di decadenza,
fin dal suo nascere. Meno che mai, poi, sarà lecito par-
lare di una decadenza, di « un tramonto », attraverso
il quale la primitiva arte cristiana sarebbe passata
insieme all'arte pagana per la bellezza di quattro
secoli ! Un periodo di decadenza così lungo non si è
mai verificato per nessuna delle arti del mondo clas-
sico occidentale. E affermare, o lasciar intendere, che
l'arte romana abbia avuto un periodo di ('('cadenza di
quattro secoli, cioè poco meno che la durata dell'im-

t1) Sull'opera di (ì. Wilpert mosse già taluni giustificati
appunti L. von Sybel, in Christliche Antike, I, p. 146 seg., pur
senza fare alcun cenno della parte storico-artistica e dei rapporti
fra arte classica e pittura cemeteriale, argomenti questi appena
sfiorati dal Wilpert.

(2) Wickhoff, op. cit., 1. cit.« .... the scholars occupied with
earlv Christian art had concernei! themselves solelv with the
cvplanation of the subjects represented, without reference to
the artistic questions involved ».
 
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