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IX

A CHI VORRÀ LEGGERE »

v5^

sL cuor delPUomo, con cui Jì suol denotctre F u*

wana Vdonta, può ben chiamarfi un mantice indefef-

fo e perpetuo di Defderj « Formato che ne e appena

uno , ne succede nt? altro ; e pure iantì e sì diverf

Defderj noflri non fono per lo piìt, che un folo, nella ftef

fa guisa che tanti rami efcono da un tronco, e compongo-

no un' Albero folo . Anche in noi il Defderio maeftro , e

padre di tanti altri, e quello del nostro privato Bene ,

della nostra particolar Feiicità* Cioe il piu ordinarìo no^

stro Defderio ha per mira qualche oggetto o mezzo, che

pojfa o poco o molto ridondare in noftro Bene. Quefto e non

folamente un conftglio, ma anche un inceffante tmpulfo del-

la Natura noftra, che fi fa fentire tanto al Nobile che alP

Jgnobile, tanto agP Ignoranti che ai Dotti. Di ssera poi

piu sublime, e di origine pi'u nobile f e ut? altro Defde-

rio, cioe qitello del Bene della Società, del Ben Pubbii-

co , o fa della Pubblica Felicità * Nasce ìl primo dalla

Natura , queftP altro ha per maàre la Virtu . Ntun merito

ci e gìà in defiderare e procacciar del Bene a noi ftejjì

(pav/o dei Beni terreni ). Può anzi quefto movimento delf

Anima noftra divenir Vizio, e cagionar demerito, quando

fa fregolato in rtguardo a noi , o agli altri, o pur con-

trario al Bene della Repubb/ica. Di gran merito a/P incon~

tro prejfo Dio e prejfo gli Uomini fempre e il bramare e

procurare il pubbhco Bene, purche f efeguisca con oncfti
- r wzzì.
 
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