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Muratori, Lodovico Antonio
Opere del proposto Lodovico Antonio Muratori già bibliotecario del Serenissimo Signore Duca di Modena (Band 9,1) — Arezzo, 1769 [Cicognara, 2497-9-1]

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https://doi.org/10.11588/diglit.30674#0117
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F 0 E ^ 7 ^ E 7 B. 7. pr-
ve non potevano i Greci ne veder luce, nè combatter co'Trojani,
ed erano a mai partito. In quedo pericoio fa Aiace ben conoscere
ii luo nobil codume, perchè rivolgendoli con quella Eroica elclama-
zione ai sommo Giove cos'i gli paria.
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Non chiede quedo Eroe la vita, nè ha timor delia morte; ma sbi
chiede ia luce per fare una morte degna dei suo gran coraggio. li
che è un Codume impareggiabile, e maravighoso, iodato altamente
prima di noi dail'acutidimo Longino. E quedo Codume o fu elet-
tivamente, e realmente vero in Aiace, o fu polhbile in eho, e per-
ciò è almen vero ne'Regni della Natura, cotiliderandolo in univerla-
le, e come poilibiie. Nella Commedia ben fatta per rappresentare i
codumi d'un Parahto, d'un Soldato vanagloriosb, d'un Avaro, d'
un'Amante accecato dalia pacione, considerà il Poeta ciò, che la
Natura o veramente fa, o verisìmiimente può fare di piò rilevante,
quando operano st fatte persone. Che le non è certo, nè realmente
vero, che una persona chiamata Euclione, o Pirgopolinice abbia in
quella maniera operato, balta, che ciò sia, come in fatti è, Verili-
ìe. Neli'Epopeja, e nella Tragedia al Vero poshbiie, e universale,
si congiunge bene spedb anche il Vero particolare, certo, ed avve-
nuto; cioè oltre all'eder Vero, che un prode Capitano polla avere
avuto i tali Codumi, o conquidata una forte Citta, egli è ancor
Vero di fatto, che quello Capitano li chiamava Goffredo, e che e-
gli la conquido.
Ora l'apprendere quegli avvenimenti, quelle persone, quegli af-
fetti, codumi, e {entimemi, che ne'Poemi li dipingono, benché so-
lamente poshbiie è un Bene deliderabile per suo valore, e cagionan-
te diletto nell'umano appetito. Nè l'Intelletto, come dicemmo, s'
inganna, o li diletta del Fallo; ma conosce ciò, eh'è Fallo, o per
meglio dir Finto, e li diletta di quel Vero podibile della Natura, il
quale in fatti saputo illumina ia nodra mente, e la rende piò dot-
ta. E in ciò il Poeta non vuole ingannarci, o far credere per vero
ciò, che da lui li è finto. Perchè diceva S. Agodino nel sopraccita-
To7?7. /X. F. 7. N to
 
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