P O E S I A L 1 B. 111. 51
dore. Ma perchè il desìderarsi da me* che si conservi il Teatro, può
per avventura dispiacere ad alcuni saggi , sapendò esfl, che dal zelo
de’ sacri Canoni, e dagli scritti de’Pàdri più gravi sempre si sono ri-
provati, e condannati limiglianti spetfacoli, mi fia lecitò dire, che
troppo severa, ed aspra sarebbe questa sentenza, se non fosse tempe-
rata da una distinzion necessaria. Cade la mentovata cóndannagione
sopra queile Teatrali rappresentazioni, che son nocive' ai buoni* co*
stumi. Non può essa cader sopra l’altre, che gìovanòy e servono per
migliorar le genti. Ora quando ii riformiy e si risans la Poesia de’
Teatri, non può immaginarsi, quanta utilita possa ritràme ii popolo.
Io non son gia del parere del Sig. Hedelin d’ Àubignac, Autor Fran-
cese, che nel suo Libro intitolato la Prdnque du Tbeatre mostrò di
credere, eisere piu neceflarie, ed utili al rozzo popolò si fatte rap-
prefentazioni, che non sono le Cristiane Prediche; perciocchè, dice
egliy dalle anime volgari non si sanno coiilprendere i ragionamenti
del pergamo soflenuti dalle ragioni, e dalT autorita, ma bensi gli
esempj, e i consigli pratici, che si rappresentano dalla Scena. Può
desiderarsi maggior finezza di giudizio, e df pieta in chi parla cosi.
Tuttavia francamente oso affermare, che fra tutti i pubblici spetta-
coli, appróvati dalla Politica, e dalla Morale per ricreazione de’ po-
poli, il più profittevole, e quasi direi il più dilettevole, è quel del-
le Tragedie, e Commedie ; purchè quefie sieno compofle secondo le
Regole, che loro e dalla Filosofia Morale, e dalla Poetica sono- pre-
scritte, e purchè sieno recitate da valorosi Àttori. Nelle ben regola-
te Citta, non v’ha dubbio, debbonsi concedere al popolo alcuni one-
fli iritertenimenti, che servano di sollievo alie fatiche, e col diletto
restÌÈuiscano agli animi arinojati dalle faccende la vivacità primiera.
Ma qual ricreazione può mai compararsi a quella di una Commedia,-
e Tragedia ben fatta? Non il folo diletto, nla Tutile aricora da que-
fle si ricava, o mirando gli esempj altrui come uno' specchio delle
nostre azioni, e fortune, o imparando a correggere i proprj costumi
dal contemplar quei dellà Scena, o bevendo molti bei ricordi morà-
li, ónde vanno i migliori Poeti spruzzando i loro cornponimenti.
Può divenire, in una parola, il Teatro una dilettevole Scuola de’
buoni costumiy e una soave Cattedra di lezioni Morali. Sicchè nort
solamente non gitterebbe il tempo, ma farebbe un smgolar benefizio
alla Cristiana Repubblica, chi prendessre la cura di risormar' piena«
rsiente il Teatro, acciocchè in uri medesimo tempo recasse diletto,
* sariità agii animi degli ascoltanti. Fu conosciuta rimportanza di
G 2 questc?
dore. Ma perchè il desìderarsi da me* che si conservi il Teatro, può
per avventura dispiacere ad alcuni saggi , sapendò esfl, che dal zelo
de’ sacri Canoni, e dagli scritti de’Pàdri più gravi sempre si sono ri-
provati, e condannati limiglianti spetfacoli, mi fia lecitò dire, che
troppo severa, ed aspra sarebbe questa sentenza, se non fosse tempe-
rata da una distinzion necessaria. Cade la mentovata cóndannagione
sopra queile Teatrali rappresentazioni, che son nocive' ai buoni* co*
stumi. Non può essa cader sopra l’altre, che gìovanòy e servono per
migliorar le genti. Ora quando ii riformiy e si risans la Poesia de’
Teatri, non può immaginarsi, quanta utilita possa ritràme ii popolo.
Io non son gia del parere del Sig. Hedelin d’ Àubignac, Autor Fran-
cese, che nel suo Libro intitolato la Prdnque du Tbeatre mostrò di
credere, eisere piu neceflarie, ed utili al rozzo popolò si fatte rap-
prefentazioni, che non sono le Cristiane Prediche; perciocchè, dice
egliy dalle anime volgari non si sanno coiilprendere i ragionamenti
del pergamo soflenuti dalle ragioni, e dalT autorita, ma bensi gli
esempj, e i consigli pratici, che si rappresentano dalla Scena. Può
desiderarsi maggior finezza di giudizio, e df pieta in chi parla cosi.
Tuttavia francamente oso affermare, che fra tutti i pubblici spetta-
coli, appróvati dalla Politica, e dalla Morale per ricreazione de’ po-
poli, il più profittevole, e quasi direi il più dilettevole, è quel del-
le Tragedie, e Commedie ; purchè quefie sieno compofle secondo le
Regole, che loro e dalla Filosofia Morale, e dalla Poetica sono- pre-
scritte, e purchè sieno recitate da valorosi Àttori. Nelle ben regola-
te Citta, non v’ha dubbio, debbonsi concedere al popolo alcuni one-
fli iritertenimenti, che servano di sollievo alie fatiche, e col diletto
restÌÈuiscano agli animi arinojati dalle faccende la vivacità primiera.
Ma qual ricreazione può mai compararsi a quella di una Commedia,-
e Tragedia ben fatta? Non il folo diletto, nla Tutile aricora da que-
fle si ricava, o mirando gli esempj altrui come uno' specchio delle
nostre azioni, e fortune, o imparando a correggere i proprj costumi
dal contemplar quei dellà Scena, o bevendo molti bei ricordi morà-
li, ónde vanno i migliori Poeti spruzzando i loro cornponimenti.
Può divenire, in una parola, il Teatro una dilettevole Scuola de’
buoni costumiy e una soave Cattedra di lezioni Morali. Sicchè nort
solamente non gitterebbe il tempo, ma farebbe un smgolar benefizio
alla Cristiana Repubblica, chi prendessre la cura di risormar' piena«
rsiente il Teatro, acciocchè in uri medesimo tempo recasse diletto,
* sariità agii animi degli ascoltanti. Fu conosciuta rimportanza di
G 2 questc?