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i40 DELLA PEkFETTA

cutia delle quali fu composta dal Boccaccio più avanzato nell’eta, e
consumato nello studio della Lingua, egli appare taivolta un Maesìro
tanto infelice deil’Italico parlare, che gli siessi compilatori del Vo-
cabolario della Crusca si fanno scrupolo di citarne, e adoperarne l’aLi-
toritii, confelsando talmente difettosi que’Libri nelle voci, nella tela
deiie parole, e nei numero, che purgata oreccbia non li può fofferire.

Ciò posto, chi mai ragionevolmente si persuadera, che l’Italia-
no Idioma sosse pervenuto in que’ tempi ai più aito grado deìia sua
perfezione, quando fra coioro, che alior i’usarono, o niuno, o qua-
si niuno si moslra, che sia senza macchie, anzi ( per dir meglio )
che non abbia moitissime macchie ( che taii almen sarebbono chia-
mate ne’Libri de’moderni) potendosi contar fra quegii antichi Scrit-
tori aicuno si pieno di rancidume, e d’altri difetti, che nulia più?
Veggasi per lo contrario, se negii Scrittori del Secolo d’oro deìia Lin-
gua Latina appajano ie medesime imperfezioni; se truovinsi parole o
frasi da riprovarii e suggirsi, neile moite, e varie Opere di Cicero-
ne (a), d’ Orazio, Virgilio, Lucrezio, Catuiio, Tibulio, Properzio,
Cesare, Saliustio, Corneiio Nipote, Livio, e di tanti altri Autori,
che viisero in quel secoio fortunato. Certo che no. Segno è dunque,
che ne’ tempi del Boccaccio non potè ia Faveiia Italiana esisere an-
cor giunta al colmo deila sua perfezione, e beliezza. Perciò può giu-
stamente ancor dirsi, che nei medesimo slato fossie aiior ia nostra

Lingua, in cui fu ia Latina a’tempi di Piauto, Ennio, Pacuvio,

Terenzio (b), cioè non ancor pienamente purgata, non puiita abba-
slanza; e ch’efìsa dopo i’Anno 1500. solamente cominciasse a perfe-
zionarii, come parimente avvenne aiia Latina nei soio secolo di Ci-
cerone, Oltre a ciò niuno Scrittor prudente ci è oggidi, che stimi

cosa o lecita, o degna di iode i’adoperar tutte ie paroie, e maniere

di dire, che si usarono dagli Autori del secolo quattordicesimo ; co-

me

(a) Cicerone, Orazio, Properzio ec, ] Non son degnati da* Gramatici. Citano qnei
rancidi, quegli antichi, Luciiii, Ennii ec. e queiti itimano ottimi Autori di Lingua.
Vedansi Priiciano, Nonio ec.

(b) Fnnioy Pacuvio, Terenzio. ] Terenzio non va mescolato con quegli altri, nè
iiiesso in mazzo. Ennio, Pacuvio, Terenzio, non facevano Solecismi, nè Barbarilmi.
Dante, il Boccaccio, e tutti quei del 1300. fanno, secondo il suppolio, Solecismi, e
Barbarismi. Adunque Dante, il Boccaccio, e tutti gli aitri di quei Secoio non posfono
cssere paragonati con quelli, O se si paragonano, Ennio, Pacuvio, Terenzio, Piauto,
erano ottimi Autori di Latinità; e così i’ antichità gii stimò sempre: adunque Dante ,
ii Boccaccio, e gii aitri, sono ottimi Autori' di Toscanità; e così tutti gli lfimano; e
quei medesimi. che danno ioro addosso, si servono di ioro per regolare iaLingua, e pe?
comporre. Nci Secoio di Cicerone si perfezionò l’Eloquenza, ma non h Lingu?,,
 
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