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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

I3I

melli; ma nella Platea citata è notato che fu architetto il
Cavalir Cosimo Fanzaga. La chiesa, cominciata nel 2
aprile 1651 e consacrata nel 1717, forma un ottagono sor-
montato da una cupola. Sull’altare maggiore era una S. Ma-
ria Egiziaca, che è stata poi relegata nella Sagrestia, dove
per la poca luce non ne appariscono le nudità, dipinte da
Andrea Vaccaro. Il quadro, che le fu sostituito, e quelli dei
due cappelloni laterali sono attribuiti a Paolo de Matteis;
e le quattro statue delle piccole cappelle sono opera di
Nicola Fumo (A.
Ma per la topografia di Pizzofalcone i tumulti di Masa-
niello ebbero un effetto ben più importante che non fosse
l’ampliamento dell’Egiziaca. Avevano mostrato quanto fosse
imprudente lasciare indifesa una posizione che dominava
da un lato Castel dell’Ovo e dall’altro la Reggia e fu su-
bito pensato a ripararvi. Nel 1651, espropriato al Marchese
di Trevico il suo palazzo, il Viceré Conte di Ognatte vi
pose il presidio della soldatesca spagnuola, che fino allora
era stata acquartierata nei vichi sopra Toledo. Col quale
provvedimento — osserva un contemporaneo — il Viceré
rimediò a più cose : diede al soldato un alloggiamento re-
gio; munì questo luogo; tolse le risse che avvenivano tra
soldati e cittadini « per le quali succedevano molti omi-
« cidii; e infine la soldatesca viveva più riguardata e più
« modesta, tolta da un quartiere pieno di donne lascive,
« che alloggiavano i soldati (1 2 3 4) ».
Un nuovo ampliamento ebbe quell’edifizio dal Viceré
Don Pietro di Aragona, il quale costruì (1668-1670) nei
famosi giardini il quartiere ora occupato dai Bersaglieri.
L’iscrizione che si leggeva sulla porta a settentrione can-
tava le lodi di Don Pietro, il grande, il pio, l’inclito Viceré,
per questa sua opera amplissimum servando militi ac discipli-
nae munimen. Ed anche più sonoramente laudativa è quest’al-
tra incastrata nell’alto del muro esteriore a mezzogiorno :
CAROLO II HISPANIARUM REGE REGNANTE
D. PETRUS ANTONIUS DE ARAGONA
IN OMNIBUS PERFECTUS AD URBIS SECURITATEM
FELICITER PERFECIT
PROVIDA MENTIS VASTITATE
LOCUPLETEM IN EA EXCITAVIT PRAESIDIUM
ET IURE
DUM HISPANIS MILITIBUS
NON ANGUSTAE SED AUGUSTAE DEBEBANTUR SEDES
IN HOC EMINENTI LOCO
AD REGIS UTILITATEM ET AD HOSTIS TERROREM
AD PACIS MUNIMEN.
Ma anche per la costruzione del presidio toccarono a
Don Pietro le aspre censure del malevolo Isolani, che lo
(1) Sigismondo, op. cit., II, 308; Chiarini nelle note al Celano,
IV, 586.
(2) Celano, ediz. Chiarini, IV, 544.

accusò di aver spesi più di quarantatremila ducati senza
necessità, mentre alla soldatesca bastava l’antico palazzo
dei Loffredo. E avendo un panegirista affermato che nella
nuova sede i soldati si vedevano stare come tanti romiti
religiosi, l’Isolani ribattè che potevano anzi dirsi mendicanti
« poiché con gli abiti tutti laceri e mezzo ignudi, chiedon
« supplicando l’elemosina a chiunque per di là si incontra
« a passare, giacché l’estrema fierezza del signor Don Pìe-
« tro con toglier loro quei soldi che con nome di gratis
« lor si pagavano gli ha ridotti a tal miseria che non pos-
ti sono più vivere » (*).
Varie squadre avevano disertato, e tutte le altre fecero
al Viceré una curiosa accoglienza un giorno che insieme
colla Viceregina era andato a visitare il presidio. I soldati,
« coverta colle schiavine la loro nudità, in grosso numero
« gli corsero avanti, gridando sdegnosamente che pagasse
« loro quello che lor dovea per li gratis e lasciando poi
« andar giù le coverte, con le quali ammantavansi, profa-
« narono gli occhi di quelle Eccellenze con lo spettacolo
« della loro miseria e delle loro vergogne. Per lo che
« nauseati quei signori hebbero caro di partirsene più che
« di passo inseguiti 'però dalle strida e dalle bestemmie
« di quei poveracci, che gli uffiziali furono astretti a raf-
« frenarli con le armi alla mano» (2).
Altre restaurazioni ebbe il presidio ai tempi di Carlo III
e Ferdinando IV Borboni, e nel 1808 la parte più antica
— il palazzo cioè dei Loffredo — fu destinata alla Biblio-
teca Militare e all’Ufficio Topografico. E vi sono rimasti
fino al 1861, quando questo celebre istituto, al quale sono
legati i nomi del Rizzi Zannoni, che lo fondò nel 1780,
e di Francesco Macdonald e Ferdinando Visconti, che gli
diedero nel nostro secolo un nuovo incremento, fu incor-
porato all’ufficio di Torino (3).
Al suo luogo fu messo allora l’Archivio Militare.
Annessa al presidio era la piccola chiesa del SS. Rosa-
rio, al cui rettore era affidata la cura parrocchiale sui sol-
dati. Nel 1859 questa chiesa fu riedificata dalle fondamenta
su più larghe dimensioni e dedicata all’immacolata. Il di-
segno, a croce greca con cinque altari, è dell’architetto
Francesco laoul e le mediocri tele sono dei pittori Gio-
vanni Girosi, Raffaele Spanò e Luigi Rizzo (4).
Colla trasformazione del palazzo e dei giardini dei Lof-
fredo Pizzofalcone finì di perdere il gaio aspetto, che aveva
avuto durante il secolo XVI; e il forestiere che sul cadere

(1) Isolani, Apologia alla lettera stampata sotto il nome di F. Evan-
gelista de Benedetto. Bologna, 1672, p. 17.
(2) Ivi.
(3) Firrao,Sull’ufficio topografico di Napoli, origine e ricerche; Fer-
rarelli, Il Collegio Militare di Napoli, in Rivista Militare Italiana, anno
1887.
(4) Galante, Guida Sacra, p. 379.
 
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