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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 8.1899

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Bertaux, Émile: Un pittore napoletano in Toscana nel 1405: risposta ad una risposta
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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Vol. VIII.

Fasc. I.

UN PITTORE NAPOLETANO IN TOSCANA
NEL 1405
Risposta ad una risposta

INoi tutti che abbiamo stentato per ricostruire con
un po' di critica la storia delle arti nel mezzogiorno d'I¬
talia, non abbiamo potuto scrivere una riga senza, per
così dire, buttare un altro poco di terra sulla fossa comune
dove giacciono gli artefici napoletani creati dal De Domi-
nici. Dal canto mio, sono certo che l'arte in Napoli esi-
steva poco 0 punto nel tempo che era florida in Puglia,
sotto gli Svevi, e che da Carlo I d'Angiò ai tempi oscuri
di Giovanna I, vi prosperò, quasi unicamente, per opera
di artefici francesi e toscani. Ma i pittori e gli scultori
che vennero a lavorare nella capitale degli Angioini, vi for-
marono a poco a poco discepoli locali che non seppero
creare una scuola viva e libera, ma fra i quali s'incontrò
almeno qualche imitatore più o meno valente dei maestri
di Siena o di Firenze. Già conoscevamo il pittore Roberto
di Oderisio da Napoli, il quale fu famigliare di re Carlo
di Durazzo e dipinse la Crocefissione del Duomo d'Eboli;
già un valente ricercatore delle memorie antiche aveva
ritrovata la firma di Perrinetto da Benevento sotto una
striscia di rozze ed arcaiche pitture nella cappella funebre
di Ser Gianni Caracciolo. Ma chi avrebbe pensato di tro-
vare un pittore napoletano in Toscana nel principio del
quattrocento?
Eppure è così. Ho rinvenuto nel Museo Civico di Pisa
un grand' affresco, staccato dal refettorio di un monastero
di Clarisse soppresso in un sobborgo della città, una Cro-
cifissione con due ritratti di donatori, opera di stile giot-
tesco e di fattura accurata, sotto la quale si legge l'iscri-
zione seguente:
FACTUM FUIT TEMPORE SORORIS CLARE PRIORISSE ISTIUS
MONASTERI! ANNO DOMINI MCCCCV. FIERI FECIT STEFANUS LAPI
DOMINI LAPI.ROGHATE DEUM PRO EO. JOHANNES PETRI DE NEAPOLI PINSIT^).

(1) Quasi contemporaneamente all'articolo del Bertaux, ci è giunto i

Sono lieto di potere rendere alla città bella tra le belle
il nome dimenticato di questo suo oscuro figlio, il pittore
Giovanni di Pietro. Voglia gradire Napoli nobilissima que-
sto dono dello straniero, come la migliore risposta alle
accuse di cieco patriottismo mosse contro di lui, in questa
Rivista, dal signor canonico Nitto de Rossi.
Dovrebbe essere pure l'unica risposta, se nel poderoso
articolo dell'erudito sacerdote non ci fossero altro che
delle invettive. A chi può importare che la storiella della
barca — alla quale avrei avuto ricorso, si dice, per leggere
un'iscrizione lontana più di cento metri dal mare —, riposi
tutta sopra un malinteso, che già l'egregio ingegnere Sarlo,
autore responsabile dell'errore, avrebbe dovuto chiarire?
Chi crederà che io sia solito di parlare di cose non viste
coi proprii occhi, quando uomini di buona fede mi hanno
potuto incontrare in cerca dei monumenti dimenticati, per
le vie più disastrose di terra e di mare, dalla Magna Sila
I alle isole di Tremiti? E se uno avrà accettato questi as-
siomi: che non si vuole avere in me « nessuna fiducia »
(p. 131 in nota); che la mia « scienza » è « vana e ste-
rile » (p. 150); troppo facilmente lo potrei rimandare ai
resoconti accuratissimi che l'illustre Fabriczy ha consa-
crato nel Repertorium far Kunstwissenschaft alle mie pubbli-
cazioni più modeste. Se alcuno vorrà esaminare i miei
lavori stessi, sia passati che avvenire, non ricuserò certo
questo esame. Ma con fatti personali non farò mai oltrag-
gio alla dignità della storia.
Avrei dovuto pure smettere ogni discussione, se tutto
lo scritto del mio egregio contradittore consistesse nelle

il fasc. 21-2, del 30 novembre 1898, della rivista Arte e Storia di Fi-
renze, in cui si legge in una corrispondenza da Pisa: « Il nostro Mu-
seo ha fatto un importante acquisto colla concessione del Ministero
dell'Istruzione che vi ha collocato in deposito un raro dipinto di Gio-
vanni di Pietro da Napoli, esistente nel coro interno del monastero di
S. Domenico. È una tela nella quale sono dipinti a tempera Gesù
; Crocifisso tra la Vergine e S. Giovanni Evangelista: ai piedi della
Icroce è S. Francesco genuflesso ed ai lati sono pure inginocchiate e
preganti delle piccole figure di uomini e di donne ». Nella stessa cor-
rispondenza è anche trascritta l'iscrizione; ma, certo per errore di
stampa, con la data del MCCCV.
(Nota della Redazione).
 
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