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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 8.1899

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Nr. 10
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Salazar, Lorenzo: I marmi di S. Lorenzo Maggiore nel Museo Nazionale di S. Martino, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.71023#0175

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

59

Il Filangieri C1) invece scrive così: « .Nulla di più
« capriccioso e di più artistico nel concetto e nella forma
« di questa aurea memoria sepolcrale del monumento del
« Poderico, ora trasportato nel Chiostro del Museo di
« S. Martino. Il pensiero dei due piccioli genii ivi effi-
« giati, che facendo da sostegni alle armi del defunto,
« stanchi del pianto sono presi dal sonno, non può es-
« sere più nuovo nè più gentile. E così pure è della epi-
« grafe mortuaria, nella quale è come una nota gaia e
« spiritosissima inverso l'erede, unitamente ad un alto
« sentimento religioso, perchè credendosi indegno l'ancor
« vivo Poderigo (sic) d'essere tumulato in Chiesa, avea
« divisato di porre la sua tomba al di fuori della stessa.
« In quanto all'autore di tal monumento non dividiamo
« l'opinione nè del Catalani, che crede essere stato mae-
« stro Giovanni Marigliano da Nola, nè del Sigismondi,
« che opina pel Santacroce. E per vero noi in forza di
« documenti, e dei loro dati cronologici, lo crediamo in-
« vece opera di qualcuno de' finora sconosciuti scultori
« lombardi, toscani o napolitani, i cui nomi avremo oc-
« casione d'incontrare tra breve nel seguito di questi no-
« stri studi ».
Dopo di ciò l'A. non porta verun documento in appog-
gio a questa sua affermazione, nè ci apprende per quale
ragione egli non condivide il parere di quanti, sia per
forza di tradizione, sia in seguito ad esame stilistico, eb-
bero ragione di attribuire questo monumento allo scalpello
di Giovanni Meriliano da Nola. Io, dall'accurato studio e
confronto che per l'occasione ho fatto sulle opere di que-
sto scultore, paragonandole alla tomba in discorso, in virtù
dell'assioma di matematica che: due cose uguali ad una
terza sono uguali tra di loro, fino a documento in contrario
crederò che il tumulo di Errico Poderico sia stato ese-
guito da Giovanni da Nola o da qualche abilissimo disce-
polo suo, forse il d'Auria, che in questa occasione non si
dipartì d'una liena dallo stile del maestro, il quale, notisi,
per la medesima famiglia Poderico e per altri, avea ese-
guito altri lavori anche in S. Lorenzo Maggiore (2).
Reputo inoltre che l'esame del monumento, da parte di
chi scrisse quanto ho riportato più su, non fu molto ac-
curato.
I « due piccioli genii », a malgrado dei secoli trascorsi,
non si son lasciati prendere dal sonno, ma piangono an-
cora, sarei per dire a calde lagrime. Tale è l'espressione
degli occhi (aperti) e la contrazione dolorosa del volto (3).

(i) O. c., pag. 189-190.
(2) Oltre gli antichi scrittori, vedasi l'erudita opera del conte An-
tonio Filangieri di Candida, Diario di Annibale Caccavella, Napoli,
Pierro, 1896, pag. XXV-XXX.
(3) Questa trovata dei « due piccioli genii » che piangono, è una
gonfiatura secentistica riportata dal Chiarini, da cui la trasse di peso

Il pianto loro è giustificato oltre che dal dolore per la
morte dell'ottimo Poderico, ch'è di antica data, dall'oltrag-
gio fatto subire al bel monumento su cui con pensiero
« nuovo » se non « gentile » è stata sovrapposta una base
di marmo bardiglio e bianco, nuovo anch'esso, che sostiene
una rozza madonnina di fattura più antica di circa un se-
colo del tumulo di Poderico, e che nulla ha da fare con esso.
Questa madonnina, tenente tra le braccia Gesù Bam-
bino, porta il numero d'Inventario 2305.
Le iscrizioni sulla tomba sono le seguenti:
HOSPES QUID SIM VIDES.
QUID FUERIM NOSTI.
FUTURUS IPSE QUID SIS
COGITA.
Questa sta sopra; in un medaglione più sotto si legge:
ERRICO
PUDERICO
FRANCISCUS
FILIUS.
I due stemmi rappresentano l'arma di casa Poderico
ch'è: fasciato d'oro e di rosso col capo di azzurro caricato
di un crescente d'oro.
I Poderico erano ascritti al sedile di Montagna. Tal fa-
miglia è, per conseguenza, ricordata in tutti i nobiliarii, nelle
storie ed in molti documenti del nostro Archivio di Stato.
Il Mazzella (0 ne riporta l'arma, ch'è quale più sopra
l'ho descritta, insieme con un breve sunto storico.
In quanto all'iscrizione principale « posta », come scrive
il Chiarini (2) « in gran parte sotto del monumento » essa
non è venuta in S. Martino (3).

A destra ed a sinistra, sugli angoli del Palazzo che ve-
desi alla sinistra della porta grande di S. Lorenzo Mag-
giore, eranvi due iscrizioni ed uno stemma.
La iscrizione ch'era sull'angolo destro è ora in S. Mar-
tino sotto il numero d'Inv. 2552. Misura m. 0,54 X 0,36
ed è del tenore seguente:
AEDICULA NOBILISSIMAE GENTIS MINUTULAE
ANTE ANOS CCCC. EXTRUCTA DOTATA. DIVISQ.
SIMEONI ET DEMETRIO DICATA DEMU CU IN A. M. D.
AD SUCCESS. SCIPIONIS ANDREAE FILII P. VENISSET
AD PROLATADUM (sic) TEPLU HOC AREAQ. DIRUTA (sic)
PP. COGREGATIONIS. ORATORI! GRATI ANIMI ERGO
SACELLU INTRA TEMPLU (sic) EIDE FAMILIAE COCESSERUNT
HORATIUS MINUTULUS MILES HIEROSOL. ORDINIS
IUS VETUSTATE EXOLETU AC FERE AMISSU
RESTITUIT ET MONUMENTU HOC GENTILITIE (sic) PIA(s/c)TATI P. C.

l'A. dell'opera Documenti, ecc. Come si vede, l'osservazione del mo-
numento fu fatta sui libri, e la trovata dei « due piccioli genii » è
tutt'altro che nuova.

(1) Descrizione del Regno di Napoli, pag. 667.

(2) Aloe (Stanislao d'), Tesoro lapidario, ed il Chiarini riportano
questa iscrizione.

(3) La riportano il De Stefano, il d'Aloè, il Chiarini suddetto
ed altri.
 
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