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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 11.1902

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Bernich, Ettore: Paesi dimenticati
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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

II

Secondo la tradizione, l'ingrandimento di Cusano Mutri
avvenne al tempo dei Normanni, quando gli abitanti dei
casali sparsi nella campagna si riunirono all'ombra protet-
trice del castello del feudatario. Di questo avanza ora ap-
pena il basamento della torre maggiore di cui do il dise-
gno: il resto fu distrutto nel 1780 in una sollevazione dei
contadini capitanata da un certo Onorio Perfetti.

nel secolo XVIII. Si elevava nel centro del paese « a
modo di forte castello atto a posservi habitar ogni pren-
cipe et a posservi difendere per il suo fortissimo sito da
qualsivoglia assalto di nemici ». Nel mezzo era « un gran
cortile mezzo scoverto e mezzo coverto », che aveva « a
mano manca tre comode stanze per creati in fronte quat-
tro camere in piano per alloggiare forestieri.e una ca-
mera mattonata per studio » e a dritta


una cantina, e in basso una stalla per
otto cavalli. « Per una scaliera di pie-
tra lavorata » si saliva « alla sala ve-
ramente degna di ogni signore per es-
sere di piedi 60 lunga e di 25 larga
tutta intempiata con caminiera per
creati con tre finestre verso tramon-
tana con bellissima vista di campagna,
l'altra verso levante che risponde den-
tro il cortile, et un finestrone con
palaustri che risponde nella chiesa di
S. Pietro ». Seguiva l'anticamera che
dava adito da un lato alla cucina, di-
spensa e granaio, e dall'altro a cinque
camere « con comode finestre nel cor-
tile e nella strada pubblica. « Di là si
andava alla torre ritirata da detto ca-
stello dove si ponno far forti quantità
di gente ». Era divisa in due piani ed

I primi feudatari di Cusano furono i Sanframondo, di
stirpe normanna, i quali possedevano molte altre città e
terre nella contrada e fra le altre Cerreto da cui prende-
vano il titolo di Conte. Questa famiglia, potente durante
il regno degli Svevi, fu tra le prime ad abbandonare Man-
fredi. Guglielmo III Sanframondo lasciando libero il passo
pei suoi feudi all'esercito di Carlo d'Angiò, permise che
questi si accampasse in luogo favorevole presso Bene-
vento (0. Ne fu rimeritato con onori e ricchezze che i
suoi discendenti perdettero nelle lotte tra Angioini e Du-
razzeschi, e solo in parte le riacquistarono all'avvento degli
Aragonesi sul trono di Napoli. Il feudo di Cusano fu ven-
duto e passò successivamente a vari padroni, ai De Vera,
ai De Clubellis, ai Colonna, ai Carafa, ai Del Tufo, agli
Orilia. Nel principio del secolo XVII si possedeva dal reg-
gente Barrionuevo che vi ottenne titolo di Marchese: dipoi,
e fino all'abolizione della feudalità, fu tenuta dalla famiglia
Di Lione (2).
Una descrizione, trovata tra le carte dell'archivio par-
rocchiale, ci mostra qual'era il palazzo baronale di Cusano

(1) Pandolfo Collenuccio, Storia del regno di Napoli, lib. IV.

(2) Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli,
Napoli, 1802 tomo IV, p. 193.

era provvista di una « comoda cisterna ». In quel tempo
era occupata non da armigeri ma « da una famosissima
colombaia di colombi selvaggi ».
Accanto al castello sorge la chiesa maggiore del paese,
dedicata agli apostoli Pietro e Paolo, alla quale la tradi-
zione assegna un'origine antichissima. Sarebbe nominata,
nientemeno, in una bolla di Papa Felice III del 490, con
cui fu eletto il primo parroco.
L'aspetto non giustifica veramente questa tradizione: la
chiesa deve esser stata rinnovata varie volte. La facciata
è del 1693, brutto lavoro di un maestro Domenico Gran-
dillo da Oratino (Campobasso) che segnò il suo nome
in uno stipite della porta maggiore. Questa ha un bel
battente in bronzo.
Nell'architrave dell'altra porta è incisa, con caratteri mo-
derni, la data del 1339, che conserva forse la notizia, tolta
da un'iscrizione più antica ora scomparsa, di un restauro
e di un'aggiunta fatta alla chiesa. Nell'interno è un'altra
epigrafe, anche moderna, che accenna, e non sappiamo su
quale fondamento, a lavori eseguiti nel 550.
 
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