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NAPOLI NOBILISSIMA
« compagni » avevano fornito i « piperni e pietre di Sor-
« rento » per duc. 387.0.3; altri due. 192.1.12 esitaronsi
« per pietre dolce e cavatura di monte », e duc. 550.1.10
per calce comprata da Giov. Ant. Potito (0.
Sia « per lavoratura » come « per lo prezzo de mat-
« toni », furono pagati a Frane. Pino e a Giacomo Penna
duc. 187.4 <21 e duc. 55.2.25, dal dicembre 1639 al 2o
aprile 1641 per acquisto di « pizzolana »(3). In quello stesso
periodo di tempo troviamo ancora spesi duc. 618.4.18P2
« per giornate dei mastri mannesi » (4); duc. 248.4.1^
« per diversi legnami che hanno servito in d.a fabrica » (5),
e date ancora varie somme, pel complessivo importo di
duc. 100, a mastro Giacomo Coronese, che aveva lavo-
rato « le gelosie fatte nel corritoro et choro delle mo-
« nache » (6).
Abbiamo poi notizia dello importo « delle vitriate »
fatte, per duc. 484.0.11, la Carlo Brundo e Giov. Batti-
sta de Sarlo, compresa in detta somma «il prezzo de
« cristalloni », acquistati da Marco Lucatelli (7); così pure
di pagamenti, in duc. 490.3.17, « per cancellate di ferro,
« catene, balconi et telara de vitriate » (8), e « per chiodi,
« ferri et serrature » importanti la non lieve somma di
duc. 308.1.13 (9).
Il documento, rettificando quanto erroneamente è stato
sinora ritenuto, attesta pure che Bellisario Corenzio ornò
di affreschi solamente la chiesa, e ne ebbe in compenso
duc. 2142; mentre Cesare Fracanzano, altro valoroso ar-
tista, dipingeva il coro delle monache, riscuotendo, come
prezzo dell'opera, duc. 525 (io). Domenico Gargiulo, detto
altrimenti Micco Spadaro, per la dipintura ad olio del qua-
dro della Cena del Signore era compensato con duc. 50, ed
opera di Giovanni Richa fu l'altra tela dinotante la Trasfi-
gurazione, per la quale gli furono dati in pagamento duc. 60.
Andrea Vaccaro dipinse pure, pel prezzo di duc. 50, un
altro quadro raffigurante Gesù che respinge Satana nel de-
serto, ed Enrico Semer quello del Battesimo, pagato simil-
mente duc. 50. Ed infine Carlo de Rosa per aver dipinto
una tela ad olio, della quale nel documento non s'indica
il soggetto, riceveva l'istessa mercede di duc. 50 (IT).
(0 Ivi, pag. 7-
(2) Ivi, pag. 8.
(3) Ivi, Pag. II.
(4) Ivi, pag. 7°
(5) Ivi, pag. II.
(6) Ivi, pag. 12.
(7) Ivi, pag. io.
(8) Ivi, pag. II.
(9) !vi, pag. io.
(io) Ivi, pag. 9. Gli affreschi del coro furono inesattamente attri-
buiti anche al Corenzio, mentre il Catalani (Le chiese di Napoli, voi. II,
pag. 4) asserì fossero opera del Marullo.
(11) Ivi, pag. 9-10. Furono pure creduti opera del Gargiulo i due
quadri della Trasfigurazione e del Battesimo, e dello Stanzioni l'altro
che dinota Gesù che respinge Satana nel deserto.
Segue l'interessante documento a ricordarci ancora co-
me Giov. Angelo Gatta e Giacinto de Paola ebbero du-
cati 177.3.10 « in conto del lavoro della custodia », per
la quale Simone Arcuccio aveva lavorate « due colonne
« scannellate di ottone », ricevendo un anticipo di du-
cati 18 (0. Ci rammenta del pari gli artisti Onofrio Buo-
nocore e Battista de Simone, che riscossero duc. 74 « per
« l'intagliature delle giarre, candellieri, cornicopi et al-
« tro » (2). Gli orefici Scipione Montorio e Giov. Leo-
nardo d'Urso ricevevano duc. 230 in conto « della ma-
« nifattura et argento per supplemento delli sei candellieri
« dell'altare maggiore », ed anche « in conto de mani-
« fattura delli altari fatti, delli paramenti della chiesa »
s'erano pagati a Giuseppe della Pucha « Banderaro » du-
cati 32 (3). E finalmente segnandosi « per diversi stigli di
« fabbrica » ducati 19.2.2 (4), e « per spese diverse »
ducati 471 (°), si notano del pari duc. 11,2,10, per salario
ad un Piero Castelli (6).
Le spese occorse per gli accennati lavori ascesero alla
cospicua somma di duc. 19,090.4.3 (7); alla quale le suore
avevano provveduto sia con debiti all'uopo contratti per
duc. 14,166.2.17, importanti l'annuo interesse di ducati
905.44; sia con somme pervenute al monastero per le
doti delle claustrali in duc. 4197.4.8; con entrate straor-
dinarie in duc. 232.3.6, ed ancora con altri duc. 1170.1.11
ricevuti per « diverse cause », e che complessivamente,
le indicate quattro partite, raggiunsero la somma di du-
cati 19,767.2.2 (8).
Il 25 maggio del 1641 « sabato delle quattro tempora
« della Pentecoste », la chiesa « con molta solennità »,
venne « aperta e benedetta , cantandovi anco la messa
« solenne M.r D. Simone Carafa Arcivescovo di Matera,
« con grandissimo concorso e devotione ». E le feste
durarono ancora « per tre giorni continui, cioè la dome-
« nica della SS. Trinità et lunedì seguente... con alle-
« grezza universale » (9).
(1) (2) Ivi, pag. 12.
(3) Ivi, pag. 13.
(4) Ivi, pag. io.
(5) (9 Ivi, pag. II.
(7) Ivi, pag. 13.
(8) Ivi, pag. 3, n. 2. Confr. cit. vol. 3190, fol. 93 a 97. Qui noto
che costruita la nuova chiesa avanzarono alcune fabbriche « et pro-
prie parte delle sud. (case) comprate dal Monastero della SS. Tri-
« nità », delle quali dalle monache della Sapienza fu venduto a Mar-
cantonio Liguori, per duc. 800, quel lato che era presso ad un fabbri-
cato di sua proprietà. Un'altra parte delle anzidette case prossima ad
un edificio della ven. clausura di S. Andrea delle Dame rimase « in
« piede in forma di casa palatiata incontro la portaria del Monastero »
della Sapienza; essendosi poi edificate « attorno le mura della d.a nova
« chiesa.... diverse stanze per habitazione de' secolari con le loro
« porte nelle strade accosto detta chiesa ». Cit. vol. 3170, pag. 123.
(9) Catalogo di tutti gli edifici sacri della città di Napoli, in Arch.
Stor. Nap., VIII, p. 527. La chiesa, però, nell'anno 1649 ' u consacrata
dal Cardinale Filomarino, Vescovo Calvense, come attesta una lapide
NAPOLI NOBILISSIMA
« compagni » avevano fornito i « piperni e pietre di Sor-
« rento » per duc. 387.0.3; altri due. 192.1.12 esitaronsi
« per pietre dolce e cavatura di monte », e duc. 550.1.10
per calce comprata da Giov. Ant. Potito (0.
Sia « per lavoratura » come « per lo prezzo de mat-
« toni », furono pagati a Frane. Pino e a Giacomo Penna
duc. 187.4 <21 e duc. 55.2.25, dal dicembre 1639 al 2o
aprile 1641 per acquisto di « pizzolana »(3). In quello stesso
periodo di tempo troviamo ancora spesi duc. 618.4.18P2
« per giornate dei mastri mannesi » (4); duc. 248.4.1^
« per diversi legnami che hanno servito in d.a fabrica » (5),
e date ancora varie somme, pel complessivo importo di
duc. 100, a mastro Giacomo Coronese, che aveva lavo-
rato « le gelosie fatte nel corritoro et choro delle mo-
« nache » (6).
Abbiamo poi notizia dello importo « delle vitriate »
fatte, per duc. 484.0.11, la Carlo Brundo e Giov. Batti-
sta de Sarlo, compresa in detta somma «il prezzo de
« cristalloni », acquistati da Marco Lucatelli (7); così pure
di pagamenti, in duc. 490.3.17, « per cancellate di ferro,
« catene, balconi et telara de vitriate » (8), e « per chiodi,
« ferri et serrature » importanti la non lieve somma di
duc. 308.1.13 (9).
Il documento, rettificando quanto erroneamente è stato
sinora ritenuto, attesta pure che Bellisario Corenzio ornò
di affreschi solamente la chiesa, e ne ebbe in compenso
duc. 2142; mentre Cesare Fracanzano, altro valoroso ar-
tista, dipingeva il coro delle monache, riscuotendo, come
prezzo dell'opera, duc. 525 (io). Domenico Gargiulo, detto
altrimenti Micco Spadaro, per la dipintura ad olio del qua-
dro della Cena del Signore era compensato con duc. 50, ed
opera di Giovanni Richa fu l'altra tela dinotante la Trasfi-
gurazione, per la quale gli furono dati in pagamento duc. 60.
Andrea Vaccaro dipinse pure, pel prezzo di duc. 50, un
altro quadro raffigurante Gesù che respinge Satana nel de-
serto, ed Enrico Semer quello del Battesimo, pagato simil-
mente duc. 50. Ed infine Carlo de Rosa per aver dipinto
una tela ad olio, della quale nel documento non s'indica
il soggetto, riceveva l'istessa mercede di duc. 50 (IT).
(0 Ivi, pag. 7-
(2) Ivi, pag. 8.
(3) Ivi, Pag. II.
(4) Ivi, pag. 7°
(5) Ivi, pag. II.
(6) Ivi, pag. 12.
(7) Ivi, pag. io.
(8) Ivi, pag. II.
(9) !vi, pag. io.
(io) Ivi, pag. 9. Gli affreschi del coro furono inesattamente attri-
buiti anche al Corenzio, mentre il Catalani (Le chiese di Napoli, voi. II,
pag. 4) asserì fossero opera del Marullo.
(11) Ivi, pag. 9-10. Furono pure creduti opera del Gargiulo i due
quadri della Trasfigurazione e del Battesimo, e dello Stanzioni l'altro
che dinota Gesù che respinge Satana nel deserto.
Segue l'interessante documento a ricordarci ancora co-
me Giov. Angelo Gatta e Giacinto de Paola ebbero du-
cati 177.3.10 « in conto del lavoro della custodia », per
la quale Simone Arcuccio aveva lavorate « due colonne
« scannellate di ottone », ricevendo un anticipo di du-
cati 18 (0. Ci rammenta del pari gli artisti Onofrio Buo-
nocore e Battista de Simone, che riscossero duc. 74 « per
« l'intagliature delle giarre, candellieri, cornicopi et al-
« tro » (2). Gli orefici Scipione Montorio e Giov. Leo-
nardo d'Urso ricevevano duc. 230 in conto « della ma-
« nifattura et argento per supplemento delli sei candellieri
« dell'altare maggiore », ed anche « in conto de mani-
« fattura delli altari fatti, delli paramenti della chiesa »
s'erano pagati a Giuseppe della Pucha « Banderaro » du-
cati 32 (3). E finalmente segnandosi « per diversi stigli di
« fabbrica » ducati 19.2.2 (4), e « per spese diverse »
ducati 471 (°), si notano del pari duc. 11,2,10, per salario
ad un Piero Castelli (6).
Le spese occorse per gli accennati lavori ascesero alla
cospicua somma di duc. 19,090.4.3 (7); alla quale le suore
avevano provveduto sia con debiti all'uopo contratti per
duc. 14,166.2.17, importanti l'annuo interesse di ducati
905.44; sia con somme pervenute al monastero per le
doti delle claustrali in duc. 4197.4.8; con entrate straor-
dinarie in duc. 232.3.6, ed ancora con altri duc. 1170.1.11
ricevuti per « diverse cause », e che complessivamente,
le indicate quattro partite, raggiunsero la somma di du-
cati 19,767.2.2 (8).
Il 25 maggio del 1641 « sabato delle quattro tempora
« della Pentecoste », la chiesa « con molta solennità »,
venne « aperta e benedetta , cantandovi anco la messa
« solenne M.r D. Simone Carafa Arcivescovo di Matera,
« con grandissimo concorso e devotione ». E le feste
durarono ancora « per tre giorni continui, cioè la dome-
« nica della SS. Trinità et lunedì seguente... con alle-
« grezza universale » (9).
(1) (2) Ivi, pag. 12.
(3) Ivi, pag. 13.
(4) Ivi, pag. io.
(5) (9 Ivi, pag. II.
(7) Ivi, pag. 13.
(8) Ivi, pag. 3, n. 2. Confr. cit. vol. 3190, fol. 93 a 97. Qui noto
che costruita la nuova chiesa avanzarono alcune fabbriche « et pro-
prie parte delle sud. (case) comprate dal Monastero della SS. Tri-
« nità », delle quali dalle monache della Sapienza fu venduto a Mar-
cantonio Liguori, per duc. 800, quel lato che era presso ad un fabbri-
cato di sua proprietà. Un'altra parte delle anzidette case prossima ad
un edificio della ven. clausura di S. Andrea delle Dame rimase « in
« piede in forma di casa palatiata incontro la portaria del Monastero »
della Sapienza; essendosi poi edificate « attorno le mura della d.a nova
« chiesa.... diverse stanze per habitazione de' secolari con le loro
« porte nelle strade accosto detta chiesa ». Cit. vol. 3170, pag. 123.
(9) Catalogo di tutti gli edifici sacri della città di Napoli, in Arch.
Stor. Nap., VIII, p. 527. La chiesa, però, nell'anno 1649 ' u consacrata
dal Cardinale Filomarino, Vescovo Calvense, come attesta una lapide