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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 15.1906

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Dall'Osso, Innocenzo: Napoli trogloditica e preelenica
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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Vol. XV.

Fasc. III-IV.

NAPOLI
TROGLODITICA E PREELLENICA

1 dotti odierni, che si sono occupati dell'Origine di
Napoli, prendono generalmente le mosse dalla fondazione di
Partenope per opera dei Cumani, scartando come frangie
inutili e relegando nel mondo delle favole tutto quanto
i patrii scrittori, attraverso ai ricordi classici, avevano la-
boriosamente ricostruito intorno ai suoi primordi. Tutt'al
più, sospinti dalla localizzazione di certi miti, si sono in-
dotti ad ammettere sul nostro lido qualche ancoraggio di
Egei-Teleboi pel commercio trasmarino; o, sedotti dal-
l'etimologia della voce Megaris, sono corsi all'idea dell'im-
pianto di una fattoria fenicia nell'isoletta di Castel del-
l'Ovo.
In verità, a prescindere dalle novissime scoperte, a me
è sempre parso strano come il tratto amenissimo del no-
stro lido, sorriso più d'ogni altro dagli incanti della na-
tura e del cielo, fosse rimasto una spiaggia deserta e brulla
sino al VI sec. a. C.; mentre in altri punti del nostro
golfo meno ospitale di questo, cioè a Cuma, a Sorrento
e nella vicina Capri, si erano riconosciute tracce di abi-
tanti fin dall'epoca della pietra (0. E di tale stranezza

(0 Voglio riferirmi alla grotta delle Felci a Capri, esplorata dal
dott. Cerio ed illustrata dal dott. Abele de Blasio, ed alla grotta Ni-
colucci di Sorrento, illustrata ed esplorata dal dott. Lorenzoni (cfr.
Bull, di Palet. it., vol. XIV, pagg. 58 e 116, XXI, pag. 65). Queste
grotte furono riconosciute di epoca neolitica, ma discendono fino alla
prima età del ferro, come dimostrano gli oggetti litici e il materiale
ceramico di epoca neolitica, a cui negli strati superiori era associata
una specie di fittili assai diversa per tecnica e decorazione, che ha ri-
scontro con quelli di tipo orientale rinvenuti a Taranto ed a Cuma
indigena. Una recente corrispondenza da Capri sul Giorno annunciava
una nuova scoperta avvenuta colà, sempre per opera del dott. Cerio,
di avanzi fossili animali con associazione di armi litiche del noto tipo
Chelleens. La grotta delle Felci, com'ebbe ad assicurarmi verbalmente
lo stesso dott. Cerio, non è stata completamente esplorata. Sarebbe
quindi desiderabile che la prosecuzione dell'indagine fosse assunta
dal Governo, anche coll'intendimento di formare dei gruppi etnici per
la storia primitiva di Napoli e della Campania, a fine di continuare
l'opera da me iniziata al Museo Nazionale di Napoli.

ero anche più colpito, in quanto non avevo mai dubitato
della regola messa innanzi dal Lenormant sull'esperienza
acquistata nelle sue peregrinazioni archeologiche attraverso
la Lucania e l'Apulia: cioè che dovunque si stabilirono
colonie elleniche, ivi preesistevano nuclei indigeni, come
dimostrano le ascie e le frecce di selce da lui raccolte
sul sito di Posidonia, l'antica Ptestum, di Taranto, di
Metaponto e d'Ipponium, la Vibo dei Romani. E tale in-
duzione aveva ottenuto valida conferma dagli scavi con-
dotti a Troia dallo Schliemann, il quale sotto il piano
della città di Priamo rinvenne altri due strati più profondi,
corrispondenti a due civiltà assai più antiche, a cominciare
dall'ultimo appartenente all'epoca litica U). Un'eccezione a
questa regola mi sembrava inammissibile per altre diverse
ragioni; sia perchè nessun'altra contrada di Europa, eccet-
tuata la Sicilia e la Grecia, è stata, al pari di questa, sede
di antichissimi miti e tradizioni; sia perchè questa spiag-
gia è ricca di comode insenature adatte agli approdi; sia,
infine, perchè questo suolo, tormentato, da miriadi di secoli,
da cataclismi ed esplosioni vulcaniche, offre meglio d'ogni
altro profonde cavità naturali, acconce alla dimora degli
uomini primitivi. Inoltre, la cerchia di colline che incoro-
nano il nostro golfo, traforate da molte interne sinuosità
prodotte dalle acque filtranti dall'alto attraverso i meati
del monte e, specialmente, la base di esse radente il mare
è frastagliata da scogli e da spelonche.
Come è noto, la moderna strada del Chiatamone, fino
a pochi decenni fa, era ancora la via littoranea; e al di
sotto di essa, nella sponda verso il mare, la scogliera tu-
facea era sforacchiata da cavernosità naturali più o meno
ampie e profonde, che ebbero fin da tempi remotissimi la
denominazione di grotte Platamonioe, dalle quali poi prese
nome la strada. Perocché IIÀaxapwv non significa, come

(1) Anche negli scavi testé intrapresi dalla Missione scientifica
americana capitanata dal dott. Hilprecht sul sito dell'antica Babilonia,
si è constatata la successione di tre strati, corrispondenti a tre civiltà
diverse, sempre con costruzioni in muratura, senza tuttavia arrivare
allo strato neolitico, probabilmente anche là rappresentato da un vil-
laggio capannicolo.
 
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