Materiali di Lusso, Colori 263
Tirio. Marmo, che traeva nome dalla vicinanza di
Tiro, dove cavavasi, e che Stazio mostra Sjlv. lib. I.
V. v. 39. essere stato di color candido :
Quasque Tyrus niveas secat et sidonia rupesz
ed essere stato usato negli edifìci! di Roma insieme co’
più ricercati. Ma con lumi così ristretti difficile è dire
quale de’diversi marmi bianchi che rinvengonsi nelle
rovine sia il marmo tirio. Havvi chi crede che le co-
lonne vitinee che si veggono nella basilica vaticana siano
di questo marmo; io però ignoro sopra quali fondamen-
ti, poiché Anastasio dice che Costantino le fece venire
dalla Grecia, quas de Graecia perduxit.
Ai materiali di decorazione spettano ancora i co-
lori, come quelli che servono non solo di materiale ai
quadri, ma ancora alla decorazione immediata delle pa-
reti e delle volte. Trattare de’colori, e de’metodi usati
dai moderni sarebbe materia vasta , involuta , e quasi
estranea allo scopo di questa opera, non così degli an-
tichi; imperciocché vedendo le pitture superstiti ne’sot-
terranei delle terme dette di Tito, nelle camere note col
nome di bagni di Livia, alle terme di Costantino , e
quelle che si conservano nel Vaticano, in Villa Albani
e nel palazzo Barberini, reca giustamente sorpresa, come
dopo tanti secoli, rimaste esposte a tutti i guasti degli
uomini, e del tempo, ed all’azione permanente della umi-
dità e de’sali delle terre, vicissitudini alle quali le mo-
derne non avrebbero certamente potuto resistere, con-
servino ancora più, o meno i colori; quindi procede na-
turalmente il desiderio di conoscere di qual natura fos-
sero que’colori per essersi serbati illesi. Ed a tal pro-
posito osserverò che gli antichi scrittori, come Teofra-
sto, Vitruvio, e Plinio ci hanno conservato notizie suf-
ficienti, onde conchiudere che i colori destinati alla de-
corazione degli edificii erano tutti minerali ad eccezione
Tirio. Marmo, che traeva nome dalla vicinanza di
Tiro, dove cavavasi, e che Stazio mostra Sjlv. lib. I.
V. v. 39. essere stato di color candido :
Quasque Tyrus niveas secat et sidonia rupesz
ed essere stato usato negli edifìci! di Roma insieme co’
più ricercati. Ma con lumi così ristretti difficile è dire
quale de’diversi marmi bianchi che rinvengonsi nelle
rovine sia il marmo tirio. Havvi chi crede che le co-
lonne vitinee che si veggono nella basilica vaticana siano
di questo marmo; io però ignoro sopra quali fondamen-
ti, poiché Anastasio dice che Costantino le fece venire
dalla Grecia, quas de Graecia perduxit.
Ai materiali di decorazione spettano ancora i co-
lori, come quelli che servono non solo di materiale ai
quadri, ma ancora alla decorazione immediata delle pa-
reti e delle volte. Trattare de’colori, e de’metodi usati
dai moderni sarebbe materia vasta , involuta , e quasi
estranea allo scopo di questa opera, non così degli an-
tichi; imperciocché vedendo le pitture superstiti ne’sot-
terranei delle terme dette di Tito, nelle camere note col
nome di bagni di Livia, alle terme di Costantino , e
quelle che si conservano nel Vaticano, in Villa Albani
e nel palazzo Barberini, reca giustamente sorpresa, come
dopo tanti secoli, rimaste esposte a tutti i guasti degli
uomini, e del tempo, ed all’azione permanente della umi-
dità e de’sali delle terre, vicissitudini alle quali le mo-
derne non avrebbero certamente potuto resistere, con-
servino ancora più, o meno i colori; quindi procede na-
turalmente il desiderio di conoscere di qual natura fos-
sero que’colori per essersi serbati illesi. Ed a tal pro-
posito osserverò che gli antichi scrittori, come Teofra-
sto, Vitruvio, e Plinio ci hanno conservato notizie suf-
ficienti, onde conchiudere che i colori destinati alla de-
corazione degli edificii erano tutti minerali ad eccezione