330 Acquedotti
Dionisio lib. III. cap. LXVII. e Strabene lib. V,
c. III. §. 8. che non videro, se non sette de’quattordi-
ci acquedotti che fornivano fiumi di acqua a Roma, fra
le tre grandi opere di utilità pubblica , delle quali i
Greci andavano privi, pongono gli acquedotti, costrutti
senza risparmio, aggiungendo, che ogni casa ne veniva
fornita. Plinio Hist. Nat. lib. XXXVI. c. XV. §. XXIV
mostra quanta cura ponesse Agrippa in questa parte
dell’amministrazione, dicendo, che nella sua edilità l’an-
no 720 di Roma fece 700 fontane versanti ( lacus )
4 05 salienti, o a getto {salientia} 130 castelli di di-
visione ( castella ) e molti di questi magnifici: aggiun-
ge che adornò queste opere con 300 statue di bronzo
o di marmo , e con 400 colonne tutte di marmo , ed
aprì 170 bagni gratuiti ad uso del pubblico: e tutto ciò
fu eseguito dentro lo spazio di un’anno solo. Frontino,
che fu curatore delle acque sotto Nerva e Trajano, ed
ha lasciato un trattato aureo sopra questa materia chiu-
de la descrizione de’nove acquedotti, che allora esiste-
vano : tot aquarum tam multìs necessariis molibus
pyramides videlicet otiosas compares aut cetera iner-
tia, sed fama celebrata opera Graecorum. E Rutilio
Numaziano otto anni dopo la prima catastrofe di Roma,
cioè circa l’anno 41 7 della era volgare nel suo Itine-
rario lib. I. 97 e seg. così enfaticamente descrive la
grandezza e la solidità delle arcuazioni, e l’abbon dan-
za delle acque, che sopra quelle venivano :
Quid loquar aèrio pendentes fornice rivos
Qua vix imbrifera! tolleret Iris aquas ?
Hos potius dicas creoisse in sidera montes,
Tale giganteum Graccia laudat opus.
Intercepta tuis condunlur filmina muris
Consumunt totos celsa lavacra lacus.
Nè altrimenti Gassiodoro ne parla Nariar* lib. VII.
Dionisio lib. III. cap. LXVII. e Strabene lib. V,
c. III. §. 8. che non videro, se non sette de’quattordi-
ci acquedotti che fornivano fiumi di acqua a Roma, fra
le tre grandi opere di utilità pubblica , delle quali i
Greci andavano privi, pongono gli acquedotti, costrutti
senza risparmio, aggiungendo, che ogni casa ne veniva
fornita. Plinio Hist. Nat. lib. XXXVI. c. XV. §. XXIV
mostra quanta cura ponesse Agrippa in questa parte
dell’amministrazione, dicendo, che nella sua edilità l’an-
no 720 di Roma fece 700 fontane versanti ( lacus )
4 05 salienti, o a getto {salientia} 130 castelli di di-
visione ( castella ) e molti di questi magnifici: aggiun-
ge che adornò queste opere con 300 statue di bronzo
o di marmo , e con 400 colonne tutte di marmo , ed
aprì 170 bagni gratuiti ad uso del pubblico: e tutto ciò
fu eseguito dentro lo spazio di un’anno solo. Frontino,
che fu curatore delle acque sotto Nerva e Trajano, ed
ha lasciato un trattato aureo sopra questa materia chiu-
de la descrizione de’nove acquedotti, che allora esiste-
vano : tot aquarum tam multìs necessariis molibus
pyramides videlicet otiosas compares aut cetera iner-
tia, sed fama celebrata opera Graecorum. E Rutilio
Numaziano otto anni dopo la prima catastrofe di Roma,
cioè circa l’anno 41 7 della era volgare nel suo Itine-
rario lib. I. 97 e seg. così enfaticamente descrive la
grandezza e la solidità delle arcuazioni, e l’abbon dan-
za delle acque, che sopra quelle venivano :
Quid loquar aèrio pendentes fornice rivos
Qua vix imbrifera! tolleret Iris aquas ?
Hos potius dicas creoisse in sidera montes,
Tale giganteum Graccia laudat opus.
Intercepta tuis condunlur filmina muris
Consumunt totos celsa lavacra lacus.
Nè altrimenti Gassiodoro ne parla Nariar* lib. VII.