338 Acquedotti
maniglia i regolatori aveano un quadrante onde non po-
tesse girarsi, se non da chi avea la contro chiave.
La distribuzione delle acque non era sempre pe-
renne, o della medesima acqua, come avviene oggidì im-
perciocché il Fabretti de Ac/uis, et dquaediict, p. 144.
riporta un brano di lapide esistente allora nell’orto del
Priorato sull’A ventino, che sembra essere stato una spe-
cie di registro de’ nomi degli utenti, e delle acque e
delle ore in che le riceveano. Tale intermissione e di-
versità di acque spiega la moltiplicità de’ serbatoi, ed
alle volte la divisione di questi in varie aule affatto se-
parate fra loro; imperciocché non ricevendo l'acqua a
tutte le ore, e non essendo sempre la medesima, se nel
momento che essa fluiva, non serviva agli usi della ca-
sa, o della villa, non si lasciava andar via, ma conser-
vavasi per la occasione opportuna.
Frontino §.VIL e Plinio lib. XXXVI. c. XV§. XXIV.
n. 10. ci forniscono una idea delle spese che costavano
queste opere portentose in una epoca in che la mano
di opera a cagione degli schiavi era tanto meno dispen-
diosa de’ tempi nostri. Imperciocché pei' quello della
Marcia furono assegnati 8,400,000 sesterzi!, pari a 210,000
scudi odierai: e quello di Claudio costò 55,500,000 se-
sterzi!, cioè un millione 387,500 scudi.
Da tali osservazioni generali passando ora a descri-
vere gli avanzi superstiti degli acquedotti antichi, e di
altre fabbriche che ne dipendevano, sia in Roma, sia
nel circondario di due miglia intorno, premetto che non
si conoscono entro questi limiti avanzi affatto degli ac-
quedotti delle acque Algenziana, Alsietina, Aniene Vec-
chia, Appia, e Settimiana; fino però all’anno 1834 si
vide lo speco troncato dell’Aniene Vecchia rasente il
suolo, a sinistra uscendo dalla porta Maggiore, dove le
mura della città hanno una torre angolare ; ma in quel-
maniglia i regolatori aveano un quadrante onde non po-
tesse girarsi, se non da chi avea la contro chiave.
La distribuzione delle acque non era sempre pe-
renne, o della medesima acqua, come avviene oggidì im-
perciocché il Fabretti de Ac/uis, et dquaediict, p. 144.
riporta un brano di lapide esistente allora nell’orto del
Priorato sull’A ventino, che sembra essere stato una spe-
cie di registro de’ nomi degli utenti, e delle acque e
delle ore in che le riceveano. Tale intermissione e di-
versità di acque spiega la moltiplicità de’ serbatoi, ed
alle volte la divisione di questi in varie aule affatto se-
parate fra loro; imperciocché non ricevendo l'acqua a
tutte le ore, e non essendo sempre la medesima, se nel
momento che essa fluiva, non serviva agli usi della ca-
sa, o della villa, non si lasciava andar via, ma conser-
vavasi per la occasione opportuna.
Frontino §.VIL e Plinio lib. XXXVI. c. XV§. XXIV.
n. 10. ci forniscono una idea delle spese che costavano
queste opere portentose in una epoca in che la mano
di opera a cagione degli schiavi era tanto meno dispen-
diosa de’ tempi nostri. Imperciocché pei' quello della
Marcia furono assegnati 8,400,000 sesterzi!, pari a 210,000
scudi odierai: e quello di Claudio costò 55,500,000 se-
sterzi!, cioè un millione 387,500 scudi.
Da tali osservazioni generali passando ora a descri-
vere gli avanzi superstiti degli acquedotti antichi, e di
altre fabbriche che ne dipendevano, sia in Roma, sia
nel circondario di due miglia intorno, premetto che non
si conoscono entro questi limiti avanzi affatto degli ac-
quedotti delle acque Algenziana, Alsietina, Aniene Vec-
chia, Appia, e Settimiana; fino però all’anno 1834 si
vide lo speco troncato dell’Aniene Vecchia rasente il
suolo, a sinistra uscendo dalla porta Maggiore, dove le
mura della città hanno una torre angolare ; ma in quel-