ò42 Capitoli©
quale apparisce che la faccia di questo podio investita
di marmo era interrotta da risalti corrispondenti alle
colonne del portico. Rimane inoltre il piano della cel-
la che veniva fasciata da un muro di massi quadrilate-
ri di travertino a strati alternati , perfettamente squa-
drati e commessi, i quali rimangono in parte nel lato
occidentale. Questo muro era rivestito di lastre di mar-
mo lunense e di massi dello stesso masso era il zoccolo,
del quale rimangono avanzi sul luogo da ambo i lati,
e recano meraviglia per la grandezza e per la precisio-
ne con che sono commessi. Una parte del piano della
cella rimane, e mostra essere stato coperto di marmo:
come pure in fondo alla cella addossato alla sostruzione
del Tabulario è il masso, o piantato del tabernacolo che
conteneva la statua del nume. Lo stile delle colonne
presenta il lavoro de’tempi augustani, non così quello
del zoccolo e della cornice, che certamente apparten-
gono ad una epoca di ricercatezza e moltiplicità di or-
nati e di esecuzione stentata, che è quanto dire sono
lavori di un ristauro de’primi tempi della decadenza ,
onde fan riconoscere che questo edilizio eretto ne’pri-
mi tempi dell’impero fu ristaurato sotto Settimio Seve-
ro e Caracalla : e che andasse soggetto ad un ristauro
per parte di più imperadori insieme fa fede la paro-
la mutila . . . ESTITVER (cioè RESTITVER) che an-
cora si legge sulla fronte, dove per porre la memoria
di questo ristauro si scalpellarono insieme gli ornati
del fregio e dell’architrave. Fin qui descrissi lo stato
di questo monumento , il quale fu un tempio eretto
sotto di Augusto e ristaurato da Settimio Severo e Ca-
racalla, e posto sul clivo capitolino. Ora in Vittore Re-
gio Vili. leggesi: Aedis lovis Tonantis ab Augusto
dedicata in Clivo Capitolino, quindi i topografi di Ro-
ma con poche eccezioni riconobbero in questi avanzi
quale apparisce che la faccia di questo podio investita
di marmo era interrotta da risalti corrispondenti alle
colonne del portico. Rimane inoltre il piano della cel-
la che veniva fasciata da un muro di massi quadrilate-
ri di travertino a strati alternati , perfettamente squa-
drati e commessi, i quali rimangono in parte nel lato
occidentale. Questo muro era rivestito di lastre di mar-
mo lunense e di massi dello stesso masso era il zoccolo,
del quale rimangono avanzi sul luogo da ambo i lati,
e recano meraviglia per la grandezza e per la precisio-
ne con che sono commessi. Una parte del piano della
cella rimane, e mostra essere stato coperto di marmo:
come pure in fondo alla cella addossato alla sostruzione
del Tabulario è il masso, o piantato del tabernacolo che
conteneva la statua del nume. Lo stile delle colonne
presenta il lavoro de’tempi augustani, non così quello
del zoccolo e della cornice, che certamente apparten-
gono ad una epoca di ricercatezza e moltiplicità di or-
nati e di esecuzione stentata, che è quanto dire sono
lavori di un ristauro de’primi tempi della decadenza ,
onde fan riconoscere che questo edilizio eretto ne’pri-
mi tempi dell’impero fu ristaurato sotto Settimio Seve-
ro e Caracalla : e che andasse soggetto ad un ristauro
per parte di più imperadori insieme fa fede la paro-
la mutila . . . ESTITVER (cioè RESTITVER) che an-
cora si legge sulla fronte, dove per porre la memoria
di questo ristauro si scalpellarono insieme gli ornati
del fregio e dell’architrave. Fin qui descrissi lo stato
di questo monumento , il quale fu un tempio eretto
sotto di Augusto e ristaurato da Settimio Severo e Ca-
racalla, e posto sul clivo capitolino. Ora in Vittore Re-
gio Vili. leggesi: Aedis lovis Tonantis ab Augusto
dedicata in Clivo Capitolino, quindi i topografi di Ro-
ma con poche eccezioni riconobbero in questi avanzi