656 Templi
pio era areostilo, e che perciò gli architravi erano di
legno. Circa l'anno 780 della era volgare fu questo tem-
pio ridotto da papa Adriano I. in chiesa, e dedicata
alla Vergine, e per i molti ornamenti soprannomata in
Cosmedin, denominazione che ancora conserva. Dagli
avanzi esistenti apparisce che il tempio era ottastilo-pe-
rittero-areostilo; imperciocché rimangono ancora visibi-
li, sebbene inserite ne'muri, sette colonne della fronte
rivolta verso ponente: due del lato settentrionale: e l'an-
golo meridionale del muro della cella, onde facile è ri-
costruirne la pianta. Le colonne sono di ordine compo-
sito, scanalate dal terzo in su e nel rimanente baccellate,
di marmo bianco, con capitelli dello stile del principio
della era volgare, quando appunto il tempio venne rie-
dificato. Gli avanzi della cella sono di grandi massi qua-
drilateri di travertino e di tufa, che mostrano essere
stati un tempo rivestiti di marmo. Una parte di que-
sta secondo Anastasio Bibliotecario nella vita di Adria-
no I. venne demolita da quel papa allorché diè alla chie-
sa la forma che conserva.
TEMPIO DI CLAUDIO. I regionarii nel catalogo
della seconda regione ο celimontana pongono concorde-
mente il tempio di Claudio, che su uno de'più magnifi-
ci di Roma per la vastità, ed uno de'più imponenti per
la situazione vantaggiosa in che fu posto. Esso fu co-
minciato da Agrippina sua moglie: fu poi quasi intiera-
mente distrutto da Nerone per le pazze sue costruzio-
ni della Casa Aurea protratta fino al Celio, e poscia
riedificato magnificamente da Vespasiano, che da Clau-
dio derivava la sua grandezza, e che siccome fu notato
a suo luogo restrinse il palazzo imperiale entro i limi-
ti del Palatino. Svetonio in Vespasiano c. X. al qua-
le dobbiamo i particolari testé indicati ricorda la rie-
dificazione di questo tempio fatta da Vespasiano come
pio era areostilo, e che perciò gli architravi erano di
legno. Circa l'anno 780 della era volgare fu questo tem-
pio ridotto da papa Adriano I. in chiesa, e dedicata
alla Vergine, e per i molti ornamenti soprannomata in
Cosmedin, denominazione che ancora conserva. Dagli
avanzi esistenti apparisce che il tempio era ottastilo-pe-
rittero-areostilo; imperciocché rimangono ancora visibi-
li, sebbene inserite ne'muri, sette colonne della fronte
rivolta verso ponente: due del lato settentrionale: e l'an-
golo meridionale del muro della cella, onde facile è ri-
costruirne la pianta. Le colonne sono di ordine compo-
sito, scanalate dal terzo in su e nel rimanente baccellate,
di marmo bianco, con capitelli dello stile del principio
della era volgare, quando appunto il tempio venne rie-
dificato. Gli avanzi della cella sono di grandi massi qua-
drilateri di travertino e di tufa, che mostrano essere
stati un tempo rivestiti di marmo. Una parte di que-
sta secondo Anastasio Bibliotecario nella vita di Adria-
no I. venne demolita da quel papa allorché diè alla chie-
sa la forma che conserva.
TEMPIO DI CLAUDIO. I regionarii nel catalogo
della seconda regione ο celimontana pongono concorde-
mente il tempio di Claudio, che su uno de'più magnifi-
ci di Roma per la vastità, ed uno de'più imponenti per
la situazione vantaggiosa in che fu posto. Esso fu co-
minciato da Agrippina sua moglie: fu poi quasi intiera-
mente distrutto da Nerone per le pazze sue costruzio-
ni della Casa Aurea protratta fino al Celio, e poscia
riedificato magnificamente da Vespasiano, che da Clau-
dio derivava la sua grandezza, e che siccome fu notato
a suo luogo restrinse il palazzo imperiale entro i limi-
ti del Palatino. Svetonio in Vespasiano c. X. al qua-
le dobbiamo i particolari testé indicati ricorda la rie-
dificazione di questo tempio fatta da Vespasiano come