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SUPPLEMENTO

ELENCO ILLUSTRATIVO DELLE TAVOLE

TAV. I.

PITTURA MURALE. —Tetide nella fucina di Vulcano.__A que-
sto episodio omerico si riferiscono sinora sei dipinti

pompeiani, dei (piali quello da noi pubblicalo deco-
rava r atrio della, bella casa detta di Meleagro ed
ora si conserva nel Museo Nazionale di Napoli. Più
di qualunque commento, vale ad illustrarlo la nar-
razione omerica, alla (piali1 rimandiamo il lettore.
Vulcano adunque, terminate le armi di Achille, le
mostra a Tetide. Il dio barbato, coverto il capo dal
pileo e i lombi da una rossa veste, tenendo il mal-
ico nella diritta abbassata, regge con la sinistra il
grande e solido scudo, che artificiosamente dipinto
poggia sopra un'incudine collocata alla sua volta su
di un ceppo. E da notare l'industria dell'artista nel
rappresentare il divin fabbro in una posa da laro
intendere a, colpo d'occhio che egli è zoppo, senza
deturparne la figura; poiché lo fa insistere intera-
mente sul piede destro, lasciando che l'altro poggi
leggermente sul suolo. Tetide avviluppata guarda
con stupore il meraviglioso scudo. Sparse per l'offi-
cina vedonsi le altre armi: a sinistra sopra un basso
poggiuolo stanno il parazonio e l'elmo, privo della
aurea cresta: presso l'incudine le cnemidi o gambali,
e addossata al sedile di Tetide la lorica più fulgente
dello splendor del fuoco. Alle spalle di Tetide sta
in piedi una giovine donna alata, che poggiando la
sinistra sulla spalla1 della dea, tiene nella dritta una
verga, con la quale le addita le meraviglie di quelle
armi, delle (piali più belle non furono mai portate
da omeri umani. Il Fiorelli riconosce in questa fi-
gura Caritè, la sposa di Vulcano, la quale ben trova
luogo in questa, scena simboleggiante V arte, che al
grandioso ed al sublime congiuntici- dovea la più
soave piacevolezza delle forme, onde "Piatone disse la
Grazia compagna di Vulcano, e Fidia la collocò in-
sieme a Giove..... sul carro del Sole (Giorn. degli

Scav. di Pomp, anno 1862 fase. 13 p. 14). Più ìriu-
sta, però a noi sembra la denominazione di Techne
(clic in greco vuol dire arte), che per tal figura il
Dilthey (Bull, dell' In.st. 1869 p. 156) propone. Co-
munque sia, essa rientra certamente nella cerchia di
quelle personificazioni, che sono un portato tutto
proprio dell'arte ellenistica.

TAV. II.

PITTURA MURALE.- Questa tavola contiene due di-
pinti, che insieme con altri decoravano la faccia in-
terna del muretto, che circonda il viridario della casa,
n. (!, Is. 5-6, Reg. Vili. Di questi i\\\c dipinti, che
ora si conservano nel Museo di Napoli, l'uno rappre-
senta il giudizio di Salomone, già da noi descritto
nell'Appendice p. li), alla, (piale rimandiamo il let-
tore: il secondo è un paesaggio con cornice, il cui
lato superiore è conformato a frontone (alt. ti,71,
lar*1'. 1,23). Rappresenta la valle del Nilo animata
da pigmei: nel mezzo, sulla sponda del fiume, sorge
sopra un largo basamento preceduto da gradinata
un sacello egizio. A sinistra sulla sponda medesima
un pigmeo, tenendo nella diritta una specie di ron-
ciglio in atto di vibrarlo, porge qualcosa ad un coc-
codrillo e tre altri si sforzano a tirare alcune funi.

di cui le altre estremità son tenute dal pio-meo ca-
valiere. Anche a dritta, ma, nel fiume, un ippopotamo
è per ingojare un pigmeo stante in una barca, sula
(piale ve n'è pure un secondo, che spaventato eleva
ambe le braccia: un terzo pigmeo sta in piedi sul
dorso dell'ippopotamo, e lo ferisce col tridente, men-
tre un quarto pigmeo ucciso è caduto nell'acqua, e
un «plinto fugge nuotando. Più verso destra, ma nello
sfondo, vedesi un'altra barca dalle vele gonfie, piena
di pigmei. Compiono il paesaggio ediflzj ed alberi.

TAV. III.

MARMI—Sono due bassorilievi marmorei pompeiani,
che si conservano nel Museo di Napoli. Nel primo'
vedesi mollemente assisa su di un ornalo sedile una
vaga donzella, che avendo nuda la metà superiore
del corpo e le gambe incrociate, porge alimento ad
un pappagallo, che tien poggiato sulla palma della
mano. Sorge alle sue spalle il simulacro di Venere
sopra piedistallo circolare adorno di un festone di
rose, e di rincontro sta, una donna di maggiore età,
che avvolta nelle vesti puntella la persona ad un
erma di Priapo, ed è in atto di riposo.

Il secondo bassorilievo esibisce una biga a dritta,
guidata da un Etiope e condotta innanzi da una, li-
gura maschile galcata, che cinta solo nei fianchi (hi
breve panno, armata di gladio e con verga o fla-
gello nella, sinistra, sembra un auriga, del circo, in
atto di condurre innanzi il suo carro per prepararlo
alla corsa: i cavalli hanno le criniere mozze, e sul
petto i telamonj adorni del gorgonio o testa di
Medusa.

In ambo questi bassorilievi adunque sono rappre-
sentate scene della vita reale.

TAV. IV.

BRONZI —In questa tavola sono riunite alcune mi-
sure di bronzo provenienti da Pompei, vale a, dire
piombi (perpendicula), compassi (circini), un piede
romano (pes), e alcune bilancio [staicrac e bUances),
Nel grosso dell'asta [scapus o jugum) della, prima.
stadera, che si presenta, in quella parte cioè ove si
attaccano gli anelli, che reggono le catenuzze, si

legge in lettere punteggiate la seguente epigrafe:

IMI'- VESP- AVG- iTx-

T- IMP- AVG- F- Vi- COS

EXACTA- IN- CAPITO

Da questa iscrizione si rileva adunque chela stadera
fu fata e saggiata nel Campidoglio [crucia in Ga-
llilo [Ho]) sotto il consolato ottavo di Vespasiano, e
sesto di Tito, vale a dire nell'anno 77 dell'era voi
gare, due anni prima, della catastrofe.

TAV. V.

LARARIO. Vedesi rappresentato in questa tavola, il
larario in forma di edicola, che trovasi nell'atrio della
casa con l'ingresso dal 3° vano sul lato meridionale
dell'Isola 5.0—6., Reg. Vili, a contare dall'angolo
sud-ovest. Rimandiamo il lettore alla p. 20 àéìVAp-
 
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