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DellaVolpaia, Eufrosino; Ashby, Thomas [Editor]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Appendice 2): La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1914

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https://doi.org/10.11588/diglit.25720#0051
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III. - Indice e illustrazione delle leggende della nostra carta

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s. * Osteria.

Occupa il sito della Villa Colonna alle Frattocchie, edi-
fizio del sec. xvii, che prese il posto di un'altra costru-
zione del tempo di Martino V (T. IX, 125).

Per l’antichità della strada di accesso a Castelgandolfo,
v. P. B. S. R. V, 277, 290.

s. * Castel Gandolfo.

Vedi T. IX, 178 sgg. Il nome gli viene dalla famiglia
Gandolfi, che vi aveva un Castello già nel secolo xn.
(ib. 186). Nel secolo seguente divenne proprietà dei Savelli,
dai quali fu comprato dalla Camera Apostolica nel 1596.

s. * Lago.

Vedi T. IX, 174.

s. * Palazola.

Santa Maria di Palazzolo è menzionata come un con-
fine del fondo Grottulae in un atto del 1050 di S. Maria
in Campo Marzio (T. IX, 163). La chiesa era stata soggetta
a S. Saba, e poi aggregata alla badia delle Tre Fontane:
ma nel 1244 fu innalzata al grado di abbadia (Casimiro,
Meni, dei frati minori, 230).

Nel 1391 fu dei frati di S. Croce in Gerusalemme, e
nel 1449 passò ai frati minori, espulsi ai giorni nostri dal
Governo di Portogallo.

La carta mostra ancora la forma medioevale degli edi-
tizi, ora modificati dalla costruzione della Villa Colonna
nel sec. xvn (ove il T. ivi, 167, nota l’esistenza di costru-
zioni del sec. xm, le quali fanno supporre che questo era
un luogo fortificato) e dalla ricostruzione della chiesa e
convento nel 1735-1739; la parte posteriore della chiesa
mostra anch’essa traccie dell'opera del sec. xm (ivi, 169).

d. Capo di Bove.

L’origine del nome è tratta dai bucrani sul fregio del
sepolcro di Cecilia Metella, il posto del quale è sbagliato,
trovandosi realmente, come tutti sanno, a s. della via.
I Caetani costruirono qui un fortilizio, servendosi però
di un castello già esistente, per impadronirsi della strada,
verso il 1300: ed allora fu già chiamato Caput bovis,
mentre nell’850 ebbe il nome tacanetricapita (sic). Passò
successivamente ai Savelli, ai Colonna, ed agli Orsini: ed
alla fine del sec. xvi fu diroccato per ordine di Sisto V
(T. IX, 60 sgg.).

La storia catastale del fondo è assai complicata (v. T.
IX, 69; D. C. 453).

Nei sec. xv e xvi vi erano i Leni; 1 mentre la parte
più verso Roma era dei Cenci; e Rocco Cenci, nel 1549
(26 Giugno), acquistò una quarta parte del Casale e tenuta
di Capo di Bove per 1000 scudi da Camilla Mattei, vedova
di Alimonie della Porta di Rieti, e Pantasilea Mattei, mo-
glie di Ilario Orsini (A. Cap. N. Straballati not. fase.
1545-1549 ap. N. C. 31). Un adeptio possessionis della me-
desima data è riferita da J. C. 1075 (A. Cap. Stefano Querri,
lib. in 4° f. 9): il D. C. 455 la riferisce erroneamente come

1 Ai documenti posso aggiungere:

1459 (28 Ott.). Pegno dotale di una terza parte di una metà di
tre (?) casali Capo di Bove e Cinque terre (sic) fatto per Evangelista
di Lorenzo Martini a favore di Simone Tebaldi, in nome della figlia di
lui Antonia (A. Cap. Lorenzo di Paolo not. f. 435 ap. J. T. 109).

1567 (3 Nov.). Enfiteusi di una parte di Capo di Bove concessa da

una vendita fatta dal Cenci alle sorelle Mattei; ma questo
è impossibile, perchè nel codicillo del testamento di Rocco
Cenci del 1555 citato dal T. IX, 70 è indicato il fondo di
Capo di Bove (AC. Mise. Stor. II, A. 30, 30); Capo di
Bove figura pure fra i beni di Cristoforo Cenci nel 1562
(ASS. II, iii, 57: D. C.), v. Cat. A. VII, 4.

s. Capo di Vacca.

Capo di Vacca fu una parte del Casale di Capo di Bove,
acquistato dai Caetani verso il 1300: il chirografo papale
di approvazione parla della torre detta Caputvacca, che fu
una delle cinque torri che diedero il nome ad una parte
del fondo. Cera pure la « zampa di bove » dalla parte della
Via Ardeatina (T. IX, 67, 74).

La torre slessa è indicata con finestre, ecc., e quindi
difficilmente si può crederla identica a quella mole sepol-
crale che ora porta il ricordo della misura trigonometrica
eseguita dal P. Secchi.

d. Sepolcri.

s. C (a sa le) di S. M(ari)a n(uov)a.

Villa di Scipione Asiatico.

Vedi T. IX, 95 sgg. La Villa dei Quintilìi fu compresa
nei fondi di Statuario e Sex (più tardi Tres) Columnae. 11
primo fu denominato quintus dalla distanza di Roma, e
fece parte del patrimonio di S. Erasmo fin dal 997 (R. Subì.
pag. 32): è menzionato anche sotto questo nome in una
rinunzia di Cencio e Leone Massimi, a favore del fratello
Guido, di un querquetum et querquitellum posti nello stesso
luogo, nel 1198 (9 Die.), se pur questo non si riferisca piut-
tosto alla tenuta di Cerqueto: v. sotto s. v. (AMN. 159).
Nella bolla d’Onorio IV (1282) per S. Paolo di Albano
(Ughelli It. Sac. I, p. 265) Statuario è nominato come
fondo di S. Maria Nuova di Roma.

Ma nel sec. xvi troviamo che lo Statuario fu suddiviso.
Nel 1510 (26 Nov.) una parte del Casale Statuario fu ven-
duta all’ospedale del Salvatore da Stefano, Giulio e Mario,
figli del fu Pietro Matteo Albertoni (ASS. A. Carusi 112
ap. ,T. A. 291). Nel ASS. vi è pure una ratifica fatta da
Giulio e Mario, in nome anche dei fratelli Stefano e Giam-
battista, il 26 Giugno dell’anno seguente: ma nel 1525,
dopo che vi erano sorte difficoltà cagionate dal rifiuto di
Giambattista nel consentire alla vendita della quarta parte
che gli spettava, Giulio e Mario proposero di ricomprare
la tenuta per il prezzo che era stata pagata, e la Compa-
gnia, sebbene fosse già spirato il termine di 12 anni, de-
cise di permettere questo passo qualora fossero regolati i
conti (ASS. II, iii, 40, 41).

Pare che questa ricompra realmente avesse avuto luogo :
ma non durò a lungo, poiché nel 1594 (24 Sett.) vi era
una ratifica fatta da Orazio Garroni come erede di Vir-
ginia della Porta, sua madre e prima moglie del padre
suo Gasparo (che fu figlio ed erede di Eleonora del fu
Onofrio Albertoni, madrigna ed erede di Giulio Albertoni)

Marco Leni ad uno scudo per pezzo (A. Cap. Giambattista Omodei, 363,
ap. J. L. 154).

1589. Giambattista e Lorenzo nipoti ed eredi di Ettore Mutini ven-
dettero Capo di Bove per 8785 scudi (Doc. S. Rotae coram Aldrovando,
27 Gennaio 1713 D. C.)\ esso passò in parte ai Leni, ed in parte all’ospe-
dale Lateranense (Cat. A. VII, 5).
 
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