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Du Pérac, Etienne; Lafréry, Antoine; Ehrle, Franz [Hrsg.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Band 2): Roma prima di Sisto V: la pianta di Roma du Pérac-Lafréry del 1577 riprod. dall'esemplare esistente nel Museo Britannico — Roma, 1908

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https://doi.org/10.11588/diglit.25721#0033
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III. - I particolari della nostra pianta.

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e gli sbagli sono molto meno numerosi, che in quella
del Cartaro; il quale manifestamente non mirava affatto
all’esattezza anche nel materiale secondario, e visibil-
mente si contentava di una riproduzione delle linee ge-
nerali e dei monumenti di prim’ ordine. Ciò però non
impedisce che, almeno per alcuni di questi monumenti,
1’ orientazione diversa permetta al Cartaro di porre in
miglior luce un lato di un monumento, che al Du Pérac
la sua orientazione non permise di presentare nella sua
più piena e felice esposizione.

Questa esattezza ed individuazione anche nel dettaglio,
che rende la nostra pianta si interessante ed istruttiva,
svilupparono poi nel seguito il Maggi, il Greuter, il
Tempesti ed il Falda nelle loro gigantesche piante del
secolo 170, con le quali la nostra sarà utilmente con-
frontata. È vero però che un tal confronto non si può
fare in misura più estesa, se non nel Cabinet des Estampes
di Parigi o al Museo Britannico, non trovandosi altrove
quelle grandi piante in numero sufficiente.

III. - I particolari della nostra pianta.

Non mi resta che esporre qui nella maniera più facile
e comoda agli studiosi tutto il dettaglio rappresentato
in ciascuna delle nove parti, delle quali la nostra ripro-
duzione si compone.

Vi sono due classi d’indicazioni, le une scritte per
disteso accanto ai soggetti disegnati; le altre accennate
con numeri aggiunti ai soggetti, numeri che trovano la
loro spiegazione nella tavola posta nell’ angolo inferiore
destro.

Le indicazioni sono molto numerose. Esse non mo-
strano alcuna parentela con quelle delle piante del Car-
taro (1576) 1 o del Beautrizet (1557). Al contrario 1’ in-
flusso del Bufalini sulle indicazioni del D11 Pérac mi sembra
manifesto. E pur vero che le leggende del Bufalini sono
ancora più abbondanti che quelle del Du Pérac, essendo
nella sua pianta, puramente icnogiafica, molto più spazio
disponibile.

La connessione delle due piante apparisce nel grande
numero delle chiese, che ambedue le piante ricordano
con gli stessi nomi, qualche volta abbastanza singolari.
Così indicano tanto il Bufalini quanto il Du Pérac presso

1 Gioverà registrare qui brevemente le indicazioni del Cartaro che non
furono ripetute dal Du Pérac :

67. Collegium Societatis Iesu.

70.

»

Nardinum


Platea

Madamae.

86.

»

Anserum.

87.

»

Padellae.

88.

»

Muratorum.

Carceres Burgi - [incontro alla Traspontina].
» Turris Nonae.

il Colosseo, verso i Monti, due chiese, 1’ una S. Mariae
Busti Gallici e 1’ altra S. Andrea, delle quali nel Cartaro
non si vede traccia.

Inoltre è manifesto, che il Du Pérac, come nel disegno
della sua pianta, cosi nelle sue indicazioni volle pre-
sentare agli studiosi e curiosi la Roma del suo tempo
e non, come gli autori di quasi tutte le altre piante del
secolo ió°, la Roma antica. In questo punto si scosta la
nostra pianta fin anche da quella del Boss (Pinardo, 1555),
benché nel disegno generale si avvicini ad essa. Mentre
il Boss registra nella maniera del Curiosum o dei Mira-
bilia : Portae, Montes, Pontes, Aquaeductus, Thermae,
Theatra, Circi, Obelisci, Arcus e lascia appena pochi nu-
meri alle chiese ed ai palazzi del suo tempo ; il Du Pérac
dedica a questi la parte di gran lunga maggiore delle
sue indicazioni. Singolarmente numerose e precise sono
le indicazioni delle chiese, di maniera che il sito di pa-
recchie di esse, che 1’ Armellini non seppe indicare, è al
presente ben fissato per la pianta nostra. E ben vero
che anche questo pregio essa ha comune con la pianta
del Bufalini, ma la vince di molto per la chiarezza del
disegno, rappresentando le chiese in alzato.

Per ciascuna delle nove parti dividerò, ove sarà op-
portuno, le indicazioni in tre gruppi: le strade, le porte,
le piazze, i fiumi; poi le chiese, i palazzi, le vigne; e final-
mente le ruine antiche. Cominciamo col numero I nel-
1’ angolo superiore sinistro.

I. - Da S. Paolo all’ Aventino.

Via Ostiensis.

Via S. Sebastiani.

Maranna.

Porta S. Pauli.

Templum S. Pauli.

Templum S. Savi [Sabaej.

Templum S. Balbinae.

Sepulchrum C. Cestii.

II. - Da S. Prisca a Porta Settimiana e Piazza Navotia.

Via Portuensis.

Porta Portuensis.

Ripa.

Insula.

Transtiberini.

Carceres Turris Sabellii [in via Monserrato].

» Arcus Galieni.

» Puteum Album [la Chiesa Nuova].

» Via clavariorum.

» Via in capite domcrum [Capo di Case].

» Burg. pediculorum [— il B or ghetto].

» Palatium Aug. Ghisii.

» Chiesa di S. Alberto [sotto S. Maria Maggiore].
v> Ecclesia S. Ioan. Bapt. Catechumenorum.

» Monasterium mulierum Catechumenorum.
 
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